Come si diventa angel investor
I consigli pratici degli esperti per muovere i primi passi da angel investor
11min
I consigli pratici degli esperti per muovere i primi passi da angel investor
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Episodi di Exit: toolbox per startup
Partiamo da questo presupposto: se decidi di diventare un angel investor dovresti essere pronto a perdere tutti i tuoi soldi. Questo paradosso deriva dal fatto che guadagnare facendo angel investing è – per usare le parole di chi lo fa da anni – “un po’ come vincere alla lotteria: piuttosto difficile”. A fronte di qualche investitore che ce la fa, la maggior parte degli angel investor non guadagna soldi con questa attività, per il semplice fatto che la maggior parte delle aziende su cui si investe non è la nuova Google. Entrare in questo settore con l'aspettativa di fare soldi, quindi, è un errore. E anche se riuscirai a puntare sull’azienda giusta e a guadagnare, probabilmente non vedrai quei soldi prima di dieci anni. Ma allora perché diventare angel investor, al di là del fatto che possa essere una definizione accattivante da scrivere nella propria biografia di LinkedIn?
Molti angel investor iniziano per curiosità e divertimento, per supportare amici startupper e per imparare cose nuove in un nuovo settore. La vera forza dell’angel investing, infatti, è l’ecosistema: la possibilità di aiutare i fondatori di nuove aziende dà modo di mettere un piede in settori all’avanguardia ed entrare in nuovi network di persone.
Nella fase iniziale di qualsiasi attività di angel investing un investitore deve apprezzare l’ecosistema: imparare nuove cose sul mondo delle startup, su come falliscono e come funzionano, e conoscere tante persone diverse con grandi competenze nei rispettivi settori. Si tratta di benefici non monetari: il guadagno è solo un sottoprodotto di tutto questo, e non è una certezza, perché non puoi avere la sicurezza di puntare sui vincitori. L’unica cosa certa è che se ti connetti a persone in gamba e talentuose che fanno cose di valore entrerai in un circolo virtuoso dove dovrai fare la tua parte, non solo in termini di soldi ma di “capitale sociale”: se sei circondato da persone di alta qualità e di grande talento, sarà importante restituire loro qualcosa, aiutarli in qualche modo accelerando lo sviluppo del loro prodotto, e contribuire alla loro causa in base alle tue possibilità e competenze.
All’inizio, quindi, dovrai aspettarti di apprendere, divertirti e contribuire, poi nel tempo tutto questo ti porterà – se non a guadagni diretti – sicuramente a migliori affari grazie alle competenze e al network che avrai acquisito.
Se vivi in uno dei poli tecnologici al mondo – oltre alla Silicon Valley, possiamo pensare a New York, Miami, Berlino, Stoccolma o Singapore – verosimilmente tutto partirà dalla tua rete di contatti.
Le persone con cui hai lavorato – dal tuo ex capo al tuo ex stagista – potrebbero essere in procinto di lanciare la propria startup. È quindi fondamentale rimanere aggiornati rispetto alla propria rete, cercando di capire chi sta facendo cosa per trovare potenziali situazioni interessanti su cui investire. Dovrai anche ampliare costantemente questa rete, e sentirti libero di contattare “a freddo” persone potenzialmente interessanti o amici di amici.
Se scopri un progetto su cui ti piacerebbe investire, potresti semplicemente mandare un messaggio al founder dicendo: "Ehi, sono un angel investor, mi piacerebbe investire sul tuo progetto", e da lì aprire un dialogo. Se non hai abbastanza informazioni su quel mercato, chiedi aiuto a chi ne sa più di te per riuscire a capire meglio. Secondo Avichal Garg, essere riconosciuto come eccellente in qualcosa è un ottimo punto di partenza per diventare un angel investor, perché se sei tra i pochi esperti di una qualche materia, quando contatti un founder di un’azienda su cui vorresti investire sarà molto chiaro per lui su cosa puoi essere utile e come potrai creare valore per quella startup, al di là del contributo monetario.
Sta a te capire di cosa hanno bisogno i fondatori di startup nella loro fase di sviluppo e qual è il contributo specifico che tu puoi dare. Se invece sei completamente nuovo al mondo dell’angel investing e non vivi in uno dei poli tecnologici mondiali potresti iniziare da un sito come Angel List, piattaforma che mette in connessione startupper con investitori e che ti permette di iniziare a investire piccole quantità di capitale sui progetti in cui credi. Investendo piccole somme in più società, nell’arco di qualche anno ti costruirai un bagaglio di conoscenza dei modelli aziendali e dei diversi mercati.
Hai trovato una buona azienda su cui potenzialmente investire, hai contattato il founder e stai per incontrarlo. La domanda a questo punto è: cosa fare in questo incontro? Che cosa è fondamentale sapere? Prima ancora dell’incontro è essenziale fare una ricerca sul background del fondatore e del suo team, per avere un’idea delle loro competenze e della dimensione dell’azienda.
Durante l'incontro, oltre ad approfondire la conoscenza del founder, bisognerà scoprire a che stadio è la progettazione del prodotto, se ci sono dei partner, se il prodotto ha trazione. Poi è importante capire quale sia il mercato di riferimento e la sua struttura, cosa quella startup sta effettivamente cercando di realizzare, per chi, e se c'è qualche cambiamento in corso nel mercato che effettivamente possa consentire a un nuovo prodotto di emergere. Se guardiamo ad esempio il settore degli NFT, è evidente l’energia che c’è attorno: una startup ha bisogno di quell’energia nel settore in cui opera.
Quindi chiediti: quale tendenza è attualmente in corso? La persona seduta di fronte a te ne sta approfittando? Come ha detto Andy Rachleff, cofondatore e presidente esecutivo di Wealthfront: “Quando un grande team incontra un grande mercato, succede qualcosa di speciale”.
Avichal però invita ad andare oltre le considerazioni sul background dei founder, sul prodotto e sul mercato, puntando a capire la motivazione essenziale che spinge quel founder a dedicare anni della propria vita a un determinato progetto.
Per Avichal è un buon segno quando la persona che incontra gli insegna qualcosa di controintuitivo: “Se sono sempre stato convinto di una cosa e alla fine della conversazione il mio interlocutore mi ha convinto del contrario, in genere è un buon segno e sono motivato a investire su quella persona e sul suo progetto”. Indipendentemente da ciò su cui sta lavorando e perché, il fatto che quella persona l’abbia convinto di solito vuol dire che sarà capace di convincere tante altre persone, e questo è importante quando si decide di investire su un’azienda.
Un errore da non fare è proiettare le proprie idee, aspirazioni e competenze sul fondatore dell'azienda. Spesso gli angel investor arrivano da anni di lavoro in grandi aziende tecnologiche, con processi e codici strutturati, e idee precise su cosa si potrebbe fare, mentre le startup sono nuove, destrutturate e con una visione completamente diversa.
Sarebbe un errore approcciarsi all’investimento su un progetto di questo tipo con la mentalità da grande azienda.
Quello che puoi fare, inizialmente, è guardare l’interesse dei primi clienti: sono clienti paganti? Sono fan appassionati? Si fanno portavoce del prodotto? Inoltre, tieni sempre conto del fatto che quella persona, che da anni sta lavorando a un determinato progetto in un determinato settore di riferimento, con buona probabilità sa di quel settore molto più di te. Una volta deciso su quale azienda investire, come si determina la giusta cifra da mettere in quel progetto?
Secondo Sriram Krishnan se vuoi iniziare puoi semplicemente farlo con l’importo che ritieni opportuno, ad esempio 5.000 $. L’importante è che sia una cifra che puoi permetterti di perdere. Pensa all’angel investing come a un hobby costoso: se non avrai indietro i soldi avrai comunque imparato, creato contatti e ti sarai divertito. Le persone che non partono con questo presupposto finiscono per scottarsi.
Molte persone pensano che una volta versato il proprio denaro, l’angel investor abbia esaurito la sua funzione e possa sedersi ad aspettare. In fondo, quando si acquistano in borsa delle azioni di Apple o Tesla non andiamo da Tim Cook o da Elon Musk a dire: "Ehi, Tim, ehi, Elon, cosa avete bisogno che faccia per voi oggi?" Ma nell’angel investing le cose vanno molto diversamente e il ruolo dell’investitore non si esaurisce nel versamento di denaro.
Molto si basa sulle aspettative che si definiscono inizialmente con il founder. Alcuni non avranno bisogno del tuo aiuto o del tuo contributo, preferiranno che tu non prenda attivamente iniziative e si faranno sentire se avranno bisogno. Alcuni founder invece avranno bisogno di una guida o di molto aiuto.
È fondamentale quindi utilizzare il proprio giudizio per capire ciò che il founder vuole senza rischiare di risultare invadente, anche chiedendo esplicitamente quali sono le aspettative che ha verso l’angel investor.
Una buona idea è crearsi dei promemoria per contattare il founder una volta ogni due o tre mesi con una semplice e-mail. Basterà scrivere qualcosa come: "Ehi, ho appena pensato a te, fammi sapere quali sono le tue priorità in questo momento e come posso esserti d'aiuto".
Quasi sempre riceveremo risposta con una richiesta di collaborazione su qualcosa. In questo modo non saremo invadenti, ma daremo la possibilità all’altro di chiedere aiuto se ne ha bisogno. In altri casi, invece, fin da subito un founder si aspetterà che l’investitore faccia concretamente una parte del lavoro, che si tratti di fornire referenze, pubblicizzare l'azienda sui social media, presentarla a potenziali clienti o altri investitori, o aiutare nell’ambito specifico di competenza. In questo caso, sta a te fornire aiuto nel modo più coerente possibile. L’importante è dare il proprio contributo senza prevaricare e non disturbare inutilmente il founder.
Anche perché, come accennato prima, spesso l’investitore saprà molto meno del founder sul settore di riferimento: sarà quindi il caso di evitare di dare consigli non richiesti in un ambito che non conosciamo a fondo. L’ideale, insomma, è sondare il terreno all’inizio, capire se il founder si aspetta un contributo proattivo o meno, capire su cosa si può essere davvero d'aiuto e mantenere chiara la propria disponibilità, senza risultare pressanti. Si tratta di creare una sorta di “contratto sociale” con il fondatore dell’azienda e poi onorarlo nel corso del tempo.
È fondamentale che l’azienda veda l’investitore come un importante valore aggiunto, o quantomeno come un alleato in grado di fornire supporto e collaborazione in caso di necessità: non c’è niente di peggio per un angel investor che essere percepito come negativo o piantagrane. Anche perché le voci circolano in fretta e per quanto ricevere fondi sia importante, nessuna startup vedrà di buon occhio un investitore che ha fama di rendere le cose più complicate, anziché più semplici.
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