NFT, artisti e creator: un mondo di possibilità
Logan Paul sui vantaggi degli NFT per piccoli e grandi creator
14min
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NFT è l’acronimo di “non fungible token”. Il termine “token” letteralmente fa riferimento a un simbolo o a un gettone, più in generale una risorsa. “Non fungible”, ovvero non fungibile, vuol dire che questa risorsa è unica, non sostituibile con altro. In pratica, un NFT è una sorta di certificato “di proprietà” su un bene digitale unico. Facciamo un esempio: un bitcoin è fungibile perché se lo scambi con un altro bitcoin avrai esattamente lo stesso valore.
Una figurina collezionabile invece è unica nel suo genere, dunque non è fungibile. Pensa alle carte dei Pokémon: se scambiassi la tua preferita con un’altra, avresti qualcosa di completamente diverso. Inizialmente un mazzo di carte Pokémon non era particolarmente costoso, ma le carte rare hanno fatto aumentare i prezzi: più è rara la carta, più soldi è disposto a pagare un collezionista.
Ed è ciò che avviene anche con gli NFT. Logan Paul - YouTuber, podcaster e pugile statunitense - definisce un NFT “un oggetto da collezione digitale” e prevede che questo settore avrà un aumento vertiginoso nell’arco di cinque anni, e l’adrenalina da collezionismo degli NFT moltiplica a livelli esponenziali quella tipica del collezionismo fisico perché è tutto molto più rapido.
La prima naturale collocazione degli NFT è stata nel settore dell’arte digitale. Chi acquista un’opera legata a un non-fungible token non compra l’opera in sé, bensì la possibilità di dimostrare un diritto di proprietà sull’opera.
Possedere l’NFT di un oggetto digitale è come avere la figurina di uno sportivo da lui stesso autografata, una caratteristica che la distingue da tutte le altre figurine e le garantisce un valore enormemente più alto. È la differenza che intercorre tra possedere una stampa di Picasso oppure l'originale.
Basti pensare che a marzo 2021 l’artista digitale Beeple ha visto una sua opera digitale (“The First 5,000 days”) venduta all’asta da Christie’s per 69 milioni di dollari! Ma non è finita qui: la clip di una schiacciata di LeBron James è stata venduta a 250mila dollari e il primo tweet di Jack Dorsey a 2,9 milioni.
Grazie a una certificazione basata su blockchain - una sorta di registro indelebile delle transazioni digitali -, gli NFT sembrano risolvere un problema tipico dell’arte digitale: quello di essere replicabile all’infinito in copie identiche all’originale, senza possibilità di controllo reale sulla sua provenienza, sul possesso e sulla distribuzione.
Alla base degli NFT c’è una versione digitale di un’opera d’arte, una foto digitale o una documentazione filmata salvata in formato digitale, che consiste in una lunga sequenza di numeri. Questa sequenza viene compressa in una sequenza più breve detta “hash”, attraverso un processo chiamato hashing. L’hash viene quindi memorizzato su una blockchain e associato a una marca temporale che fornisce prova dell’autenticità e della proprietà dell’opera.
Poiché sono costruiti su blockchain gli NFT possono essere chiamati anche token crittografici. In particolare operano sulla blockchain di Ethereum con uno standard di criptovaluta e il loro prezzo è presentato in Ethereum (ETH), affiancato a un valore in dollari.
Il programmatore Anil Dash è uno dei due creatori dell’applicazione per blockchain oggi nota come NFT ma che inizialmente era chiamata “monetized graphics”. La creazione avvenne nel maggio 2014 nel corso di un hackaton a cui Dash partecipò con l’artista Kevin McCoy. L’idea fu quella di offrire agli artisti supporto e protezione per le loro creazioni tramite la blockchain.
Gli NFT sono poi diventati concretamente possibili grazie al supporto di Ethereum, tuttavia l’idea non venne brevettata e non attecchì nemmeno nei settori più di nicchia, ad eccezione della meteora dei Cryptokitties nel 2017, che consentiva di scambiare e vendere (a prezzi esorbitanti) gattini virtuali. I gattini mostrano un’altra applicazione interessante degli NFT: il loro utilizzo nel mondo del gaming. Esistono infatti già giochi che consentono di avere NFT come elementi: da appezzamenti di terreno virtuali a strumenti o addirittura vestiti per i personaggi dei videogame.
Infine, il mondo dell’arte sembra essersi improvvisamente accorto degli NFT tra il 2020 e il 2021 e nel frattempo il mercato si sta affollando di concorrenti per Ethereum.
Gli NFT hanno diversi vantaggi per artisti e creator, a partire dal fatto di permettere di commercializzare opere che altrimenti difficilmente avrebbero un mercato: pensa ad esempio a un adesivo digitale. Gli NFT danno la possibilità di abilitare una funzione che pagherà una percentuale al creator ogni volta che l'adesivo viene venduto.
Uno dei primi ad aver intuito il potenziale degli NFT è stato Logan Paul, che ha creato un proprio NFT con 3000 copie. Le ha commercializzate sui social media e in 30 minuti i suoi NFT sono stati venduti tutti, facendogli guadagnare 1 milione di dollari. E questo è stato solo l’inizio.
Non c’è bisogno di avere decine di milioni di follower come Logan Paul per trarre valore dalla creazione degli NFT: se sei un creator, un artista, un pittore, un designer, un musicista, un gamer o semplicemente uno sperimentatore curioso il mondo degli NFT fa per te.
Un NFT può essere un qualsiasi tipo di bene digitale: un'immagine, un dipinto digitale, adesivi, animazioni, video o frame di video, risorse di gioco nei videogame. L'NBA, early adopter nel settore, ha creato i propri NFT “NBA Top Shot” sotto forma di clip dei più grandi momenti di gioco della storia del basket, ottenendo un enorme successo che ha portato addirittura alla nascita di un mercato di NFT di “seconda mano”. Ciò significa che per ogni creator ci sono infinite possibilità di creare NFT, di estendere l’espressione del proprio marchio attraverso un nuovo mezzo creativo.
Come acquirente di NFT hai diversi vantaggi. Innazitutto puoi usufruire di alcuni diritti di utilizzo di base, come la possibilità di pubblicare l'immagine online o usarla come immagine profilo. Poi puoi supportare finanziariamente i tuoi artisti e creator preferiti. Inoltre, ovviamente, ti puoi vantare di possedere un’opera d’arte!
I libri sugli investimenti forse ancora non ne parlano, ma per un vero e proprio collezionista gli NFT funzionano come qualsiasi altro asset speculativo: acquisti un’opera e speri che il suo valore aumenti, per poi rivenderla e trarne un profitto. È evidente quindi che chi è appassionato di investimenti ha molte buone ragioni per dare una chance agli NFT. C’è chi parla di una bolla, ma anche se la bolla dovesse scoppiare e l’entusiasmo per questo nuovo settore si ridimensionasse, gli NFT sono qui per restare.
La piattaforma più accessibile per acquistare NFT è Open Sea, ma per utilizzarla è necessario avere un portafogli Ethereum. Se vuoi creare un NFT puoi farlo sia da Open Sea che da altri siti come rarible. Un’alternativa che addirittura seleziona gli artisti da esporre è invece Nifty Gateway.
Il mercato degli NFT non è però esente da criticità. Innanzitutto, se andiamo ad analizzare approfonditamente come funziona il “contratto” di acquisto degli NFT – il cosiddetto “smart contract” - emerge come molti dei dati fondamentali siano situati fuori dal registro della blockchain, e questo causa problemi di conservazione e di accessibilità dei dati nel tempo.
La blockchain non può infatti contenere file di grandi dimensioni, ma solo pochi elementi dell’NFT, in particolare l’hash del file. In pratica, gli NFT non contengono la vera e propria opera d’arte, ma soltanto un link certificato che rimanda a essa. E se un giorno quel link si rompesse? C’è il problema del deterioramento. La qualità dell'immagine si deteriora, i formati dei file non possono più essere aperti, i siti web smettono di funzionare, le persone dimenticano le password: come potremo assicurarci che l’opera sopravviva al passare del tempo? Inoltre gli NFT non dipendono solo dalla blockchain, ma anche da altri processi come appunto l’hashing, che potrebbero diventare obsoleti e non più ben ottimizzati nel tempo. Si sta già lavorando alle prime soluzioni, ma c’è da dire che anche l'arte fisica nei musei è incredibilmente fragile.
Così come un Monet appeso in un museo, non si può nemmeno essere sicuri che un NFT non venga rubato. Certo, la blockchain memorizza una traccia ogni volta che si verifica una transazione, rendendo più difficile rubare un NFT rispetto a un dipinto, ma è capitato che le criptovalute siano state rubate, di conseguenza la sicurezza dell’NFT dipenderà in larga parte dalla qualità della sua archiviazione.
C’è un altro problema: la blockchain garantisce che i dati immessi non possano essere contraffatti e che tutte le transazioni siano registrate, ma non dà garanzia sull’originalità dei dati inseriti. In pratica, tutela il processo ma non la genuinità del contenuto. Non a caso ci sono stati casi di artisti che hanno visto le loro opera diventare NFT a loro insaputa, così come approfittatori che hanno sfruttato piattaforme meno sicure per fingersi artisti noti e guadagnare dai loro NFT. Insomma, man mano che questo mercato diventerà più ampio, gli investitori dovranno fare massima attenzione alla validità della blockchain per evitare di fare acquisti inaffidabili.
Infine, un grande problema è quello legato al consumo energetico e quindi ai danni ambientali degli NFT. Poiché utilizzano la stessa tecnologia blockchain di alcune criptovalute, gli NFT consumano moltissima elettricità: pensa che il processo di creazione di un solo NFT consuma l’energia che serve ad alimentare una casa per un mese e mezzo!
Considerando che l’impatto ambientale della blockchain e dei bitcoin è già oggi molto forte, è fondamentale evitare che la situazione peggiori drasticamente a causa degli NFT.
Con buona probabilità il settore degli NFT si strutturerà come quello delle carte collezionabili. Quindi, se vuoi creare i tuoi NFT, ha senso pensare di creare un sistema organizzato che le persone possano comprendere agevolmente. Nel caso di carte e figurine, ad esempio, ne troviamo di dedicate a specifici sport, stagioni o anni. Pensiamo ai Pokémon, che quando sono stati lanciati avevano tre pilastri: i videogiochi, le carte e la TV. Anche gli NFT dovrebbero essere compartimentati in modo che le persone sappiano cosa aspettarsi e cosa cercare. Cosa collezionare. Ogni volta che c’è una nuova opportunità per creare contenuti ci sarà qualcuno che lo farà in un modo innovativo e molto allettante: per gli NFT ci vorrà qualcosa di estremamente ben congegnato, ben strutturato e molto avvincente. Vinceranno i più creativi e dirompenti.
Secondo Logan Paul, inoltre, ha senso creare NFT legati a specifici eventi o momenti, quasi come se una funzione di memoria e di narrazione li rendesse più efficaci. Anche perché il sistema probabilmente si saturerà in modo molto rapido, come prevede lui stesso. Di conseguenza chi lo presidierà per primo in modo creativo e innovativo potrà trarne i maggiori vantaggi.
Infine sarà fondamentale non rompere mai il patto di fiducia con il consumatore: dal punto di vista giuridico infatti il valore unico dell’NFT non si basa tanto sulla tecnologia blockchain, quanto sulla fiducia fra venditore e acquirente. Chi compra un NFT si fida del fatto che il venditore non abbia già venduto o non venderà più volte la stessa opera, riducendo così un NFT pagato anche milioni di dollari a un certificato di valore irrisorio.
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