Come metto da parte il mio ego?
Affronta l'ego, inizia la tua vera crescita e scopri il tuo potenziale nascosto
10min
Affronta l'ego, inizia la tua vera crescita e scopri il tuo potenziale nascosto
10min
Episodi di Domande per Crescere
Ha distrutto le carriere di giovani promettenti.
Ha fatto dilapidare enormi fortune.
Ha portato al fallimento grandi aziende.
Ha reso le avversità insopportabili.
Ha trasformato le sfide in vergogna.
Di cosa sto parlando? Dell’ego, ovviamente!
E tu mi potresti dire: ma in un podcast dedicato alla crescita che ci fa una puntata sull’ego?
In realtà, se ci pensi, dalla notte dei tempi, in ogni epoca e in ogni cultura, i più grandi pensatori, filosofi ed esperti ci hanno messo in guardia dall’ego.
Proviamo a capire perché.
Faccio un passo indietro per raccontarti il mio rapporto col concetto di crescita. Può sembrare qualcosa apparentemente slegato dall’ego, ma ti prometto che il legame c’è ed è anche notevole.
Da tantissimi anni ormai faccio formazione ad aziende di ogni tipo: dalla piccola startup nata l’altro ieri, fino alle grandi multinazionali con migliaia di dipendenti in tutto il mondo. Dalle realtà super innovative, fino ai business per così dire più “tradizionali”.
I miei seminari, i miei workshop e il mio coaching si è sempre basato molto sul concetto di crescita. Le aziende mi hanno sempre chiamato per farsi dare una mano nel loro percorso di crescita.
E ti confesso che per una vita il mio approccio è sempre stato lo stesso, un approccio estremamente tecnico alla questione. Per me crescita significava crescita aziendale, crescita professionale.
Di conseguenza il focus di ogni attività fatta in azienda è sempre stata basata sul lavorare sulla strategia, implementare le giuste tattiche, adottare nuovi strumenti, perché no… condividere qualche trucchetto o tecnica acquisita lungo la strada, e così via.
Sia chiaro, non c’è niente di male in tutto questo. Anzi, è sacrosanto che se un’azienda mi chiama per farsi aiutare nella crescita io gli dia un supporto di questo tipo.
Allora il problema dov’era?
Il problema è che vedevo solo una parte della questione. Il mio trascorso, la mia esperienza, i miei studi e le mie competenze mi portavano a indossare dei paraocchi. In inglese la chiamano la “tunnel vision”: ossia vedi solo quello di fronte a te, perdendoti tutti i dettagli e le sfumature che ci sono di lato.
Nel mio caso mi perdevo un aspetto importante: la crescita è un qualcosa che va affrontato nella sua totalità, a 360 gradi.
Un po’ alla volta, sulla mia pelle, ho capito che la crescita personale e la crescita professionale vanno di pari passo. Sono due lati della stessa medaglia.
La mia grande epifania è stata capire che le aziende crescono solo se crescono le persone al suo interno. Le aziende possono cambiare solo se cambia la mentalità di chi ci lavora.
Oggi mi sembra quasi un’ovvietà, ma ti dico in totale trasparenza che per anni non è stato così. Semplicemente non ci avevo mai pensato.
Per me era solo questione di numeri, di fare una certa strategia, di aumentare gli automatismi, e cose del genere.
Cosa mi stavo perdendo? Cosa non riuscivo a vedere per colpa dei miei paraocchi?
Che lavorare sulla crescita di un team significa anche aiutarli a espandere la loro visione, a modificare il loro approccio, a far crescere il loro mindset, a implementare un nuovo tipo di cultura aziendale e tante altre cose che di tecnico non hanno proprio nulla.
E se ci pensi, tutta questa parte qui riguarda la sfera della crescita personale.
Ecco perché sono due lati di una stessa medaglia. Ci può essere l’una solo se c’è l’altra.
E ora veniamo all’ego. Non me ne sono dimenticato!
Nell’esatto momento in cui ho iniziato a portare nelle aziende una visione molto più olistica e trasversale della crescita mi sono scontrato con un nuovo ostacolo.
L’ego delle persone.
Qui potrei anche dire l’ego dei manager o degli imprenditori, ma non vorrei far incazzare nessuno, quindi rimaniamo generici che è meglio.
Sai, finché lavoravo di strategia, di strumenti e di tecniche gli interlocutori erano sempre molto aperti, disponibili ad ascoltare e anche pronti a sperimentare delle alternative rispetto a ciò che stavano facendo e che magari non funzionava proprio granché.
È stato un altro paio di maniche quando nei workshop, nei seminari e nelle attività di coaching si iniziava a parlare di cultura aziendale, di visione per il futuro e tutte le belle paroline di cui abbiamo parlato poco fa.
Lì ho scoperto che l’ego è il nemico. Di cosa? Il nemico della crescita.
Questa frase non è mia, l’ho rubata a uno dei miei autori preferiti in assoluto, Ryan Holiday, che qualche anno fa scrisse un bellissimo libro sul tema, intitolato appunto Ego è il nemico, che come sempre trovi qui su 4books.
Ryan è un autore abbastanza atipico, perciò mi piace. Lui è un esperto di marketing e un appassionato di filosofia stoica e nei suoi libri riesce a fare emergere entrambi gli aspetti della sua personalità, con estrema naturalezza e disinvoltura.
Di Holiday ho letto tutto, e in particolar modo adorai Ego è il nemico proprio per il modo in cui trattava l’argomento.
Se ci pensi è un argomento delicatissimo. In un sacco di situazioni in azienda ho pensato “se solo Tizio si facesse da parte potremmo lavorare molto meglio” oppure “l’intero team sta facendo scena muta perché hanno il terrore di cosa potrebbe pensare Caio”, ma non è che puoi dirlo proprio ad alta voce in questo modo.
Il libro riesce nel suo intento portando una valanga di esempi storici di grandi persone e anche grandi realtà che sono crollate sotto il peso dell’ego di qualcuno, mostrando quindi il ruolo distruttivo che l’ego può avere in alcuni contesti.
Diciamo senza troppi giri di parole: è uno dei più grandi ostacoli alla crescita personale e alla realizzazione dei propri obiettivi.
Periodicamente ritiro fuori dalla libreria quel testo e me lo rileggo per ricordarmi di non cadere in alcuni tranelli, di non mettere sempre me al centro di tutto. Perché un ego gonfiato può portare all’arroganza, all’irresponsabilità e alla cecità verso i propri difetti.
Che è proprio quello che vedo ancora oggi in molti team e molte aziende.
Questo fenomeno Holiday lo chiama Illusione dell’arrivo. Diciamo che è abbastanza autoesplicativo già dal nome. L’ego può far credere alle persone di aver già raggiunto il successo, quando in realtà c’è ancora molto da fare. Questa illusione ha come conseguenza la stagnazione e la mancanza di progresso, di crescita.
Secondo me la cosa più difficile in assoluto è accorgersene su se stessi. E lo dico per me in primis, sia chiaro.
Siamo bravissimi a puntare il dito verso qualcuno che ha un ego gonfio come una casa, ma difficilmente ci accorgiamo quando siamo noi a voler fare le “star”.
Il libro ovviamente non si ferma solo a narrare le grandi storie di fallimenti dovuti all’ego o a elencarci le mille ragioni per cui dobbiamo tenerlo a bada. L’autore ci da anche una serie di consigli pratici per poter lavorare su noi stessi e il nostro ego.
E come sempre, questa è secondo me la parte più interessante che voglio condividere con te. In particolar modo ci sono tre concetti importantissimi da portarci a casa.
Il primo è l’importanza di avere uno scopo.
Molte persone vivono e lavorano senza uno scopo. La vita gli capita mentre sono distratti e alla ricerca della prossima gratificazione istantanea. Si chiedono perché non sono felici o perché non hanno ciò che desiderano.
Avere uno scopo invece cambia tutto. Significa aver trovato la risposta a domande come: chi sono? Perché faccio quello che faccio? Qual è lo scopo che sto servendo?
Solo così riusciamo a tenere a bada il nostro ego, perché lo scopo è molto più grande di esso.
Il secondo aspetto del libro che ho adorato è quello di essere perennemente studente.
Essere uno studente significa farsi guidare dalla curiosità, avere la voglia di esplorare e imparare di continuo. Senza mai sentirsi arrivati. Senza mai salire in cattedra come esperto. Senza mai avere pretese da star.
L’apprendimento continuo tiene a bada l’ego per un semplice motivo: più impari e più sai di sapere veramente poco.
E poi c’è il terzo, bellissimo aspetto, che è quello di parlare di meno e fare di più.
Secondo l’autore il lavoro duro e l’umiltà sono la chiave per la crescita continua. Chi si fa guidare dall’ego cerca continuamente scorciatoie. Chi invece affronta le sfide con modestia sa che deve essere costante e paziente per ottenere i risultati desiderati.
Questo ci aiuta anche a evitare la ricerca continua di riconoscimento, e ci ricolleghiamo col primo punto. Con la necessità di continua approvazione esterna stiamo solleticando il nostro ego, se invece lavoriamo con uno scopo, per il bene comune, non ci facciamo distrarre dalle gratificazioni momentanee.
Questi tre punti si potrebbero riassumere con una bellissima espressione che Ryan Holiday usa in Ego è il nemico quando dice “sei la persona meno importante nella stanza, fino a che non sei in grado di dimostrare il contrario con dei risultati”.
Forse questo libro dovrebbero leggerlo molti manager che ho incontrato lungo la strada.
Hai ascoltato un episodio di Domande per crescere. Io sono Raffaele Gaito, fondatore del Growth Program, l'academy che ti aiuta a far crescere il tuo business e il tuo mindset. Ti do appuntamento nel prossimo episodio nel quale parleremo di persone in gamba. Secondo te uno ci nasce in gamba oppure lo può diventare in qualche modo lungo la strada. Lo scoprirai nell’episodio 4.