Posso dare una spintarella alla fortuna?
Scopri come potenziare la tua fortuna e trasforma il caso in un alleato
12min
Scopri come potenziare la tua fortuna e trasforma il caso in un alleato
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Episodi di Domande per Crescere
Non è la prima volta che in questo podcast parliamo di fortuna, ricordi? Nel primo episodio della prima stagione ci siamo chiesti se la fortuna esiste e abbiamo scoperto che ci sono 4 tipi diversi di fortuna.
Non voglio affrontare di nuovo l’argomento da zero perché lo trovi in dettaglio in quell’episodio, ma mi ci collego per una domanda secondo me altrettanto importante: ma possiamo dare una spintarella alla fortuna?
O, se volessimo usare parole diverse, c’è un modo per far si che la fortuna giri più spesso dalla nostra parte? La si può in qualche modo alimentare oppure siamo completamente in balia del caso?
Quando ci capita qualcosa che definiamo fortunato è solo una incredibile coincidenza o c’è effettivamente un nostro contributo, anche piccolo, a quell’avvenimento?
Faccio la solita premessa e il solito disclaimer, io sono una persona estremamente pragmatica. Il mio lavoro e il mio percorso di studi mi hanno portato ad essere molto concreto sulle domande che mi faccio.
Quindi non aspettarti soluzioni fantascientifiche o magiche, ma proviamo a ragionare insieme su questo quesito per vedere se, ancora una volta, ci portiamo a casa qualche insegnamento utile e qualche riflessione interessante.
Faccio un lavoro di quelli dove c’è bisogno di metterci la faccia. Tra i miei vari libri, i contenuti su YouTube, le conferenze e tanto altro posso dire di ricevere quotidianamente decine, se non centinaia di feedback dalle persone: commenti, messaggi, email e così via.
E devo ammettere che puntuale come sempre, quando condivido una storia di successo (mia o di gente molto più famosa di me), a un certo punto arriva sempre l’obiezione. Quella classica obiezione che tutti almeno una volta nella vita hanno fatto.
“Ah vabbè, ma lui è stato fortunato”
Sta frase ha mille varianti, che però significano più o meno sempre la stessa cosa. C’è chi rimane sul generico e dà il merito alla fortuna o chi va un po’ più nello specifico e se la gioca con “ma quello è il figlio di tizio, così è facile, ce la farei pure io” o ancora “eh ma loro vivono in silicon valley, lì è tutto più semplice, mica coma da noi in Italia” o ancora “ma quello aveva già i soldi quando ha cominciato, non è veramente partito da zero”.
Ti confesso una cosa, in totale onestà, come sempre su questo podcast: a me ste scuse stanno profondamente sul cazzo. Ecco, l’ho detto. Non le sopporto.
Mi sembra il classico pretesto per giustificare il fatto che qualcuno abbia avuto successo e noi no. Che poi, come sempre, successo può significare mille cose diverse in base al contesto e alle persone. Quindi diciamo che spesso sono scuse per giustificare il fatto che altri hanno raggiunto obiettivi nei quali noi abbiamo fallito.
O a volte non ci abbiamo manco provato, c’è da dire pure questo.
E quindi mettici un po’ di invidia, mettici un po’ di pigrizia, mettici un po’ di paura, ho sempre snobbato questi commenti nel 99% dei casi.
Ma se hai ascoltato altri episodi di questo podcast ormai avrai capito che sono uno che si fa un botto di pippe mentali. Altrimenti non avrei mai registrato un podcast tutto basato sulle domande!
E quindi proprio in questa mia ossessione per le domande, per mettere sempre tutto in discussione e per tornare con più attenzione sulle cose che ho snobbato, a un certo punto mi sono chiesto: aspetta n’attimo, ma vuoi vedere che sta cosa la sto sottovalutando?
Ci sono alcune persone più fortunate di altre? Ci sono alcune persone che in qualche modo la fortuna la aiutano o la spingono un po’ più delle altre?
Anche perché se così fosse, allora la domanda successiva è automaticamente: e io come posso fare? Qual è questa spintarella che in teoria posso dare anche io alla fortuna?
E come sempre succede, da qualche parte nel mondo, qualcuno ha già affrontato in un qualche libro questo argomento.
Di chi si tratta a sto giro? Di Nassim Nicholas Taleb!
Lui è un autore bestseller, un filosofo e uno statistico che si occupa principalmente del ruolo del caso nella nostra vita quotidiana.
Taleb ha scritto una valanga di libri interessanti, te li consiglio un po’ tutti, ma in particolar modo qui mi vorrei soffermare su quello che io considero il suo più grande capolavoro: Antifragile, che trovi anche qui su 4books.
Il sottotitolo in Italiano del libro è “prosperare nel disordine” che non rende molto l’idea. Mentre la sua versione originale è Things That Gain from Disorder, che potremmo tradurre più o meno in “le cose che traggono vantaggio dal disordine”.
Che cos’è questa antifragilità e, soprattutto, come è collegata alla fortuna e alla domanda che ci stiamo ponendo.
Dammi un secondo che ci arriviamo.
La cosa più importante da capire è la differenza tra antifragilità e robustezza. Taleb nel suo libro spiega che la robustezza è la capaità di un sistema o di un oggetto di resistere allo shock o allo stress senza subire danni. Quindi significa che è robusto ciò che può sopportare senza rompersi o cedere.
Fin qui sembra tutto sensato e tutto bello. Però Taleb ci fa notare che il fatto di sopportare non significa per forza che stia migliorando o crescendo.
E qui ci introduce il concetto di Antifragilità.
Per il filosofo Libanese, un sistema o un oggetto antifragile è qualcosa che da quel disordine trae un vantaggio. Che ogni volta che c’è uno stress o uno shock migliora e cresce. Quindi il caos e la perturbazione diventano uno strumento di miglioramento. Un sistema antifragile più subisce incertezza e stress e più diventa efficiente.
E qui qualcuno tira fuori un’altra parolina molto di moda negli ultimi anni: la famosa resilienza.
C’è sempre la domanda di qualcuno che mi fa: ma scusa Raf, questa che hai appena descritto è la resilienza?!
No, sembrano la stessa cosa ma non lo sono.
La resilienza è la capacità di un sistema o un oggetto di tornare alla normalità dopo un evento stressante. Quindi arriva la perturbazione o lo shock, il sistema si adatta e poi recupera la sua funzionalità precedente.
Noti la differenza? Non c’è nessun riferimento alla crescita e al miglioramento. Ecco la differenza abissale tra essere semplicemente resilienti ed essere antifragili.
Mentre la robustezza e la resilienza si concentrano sulla sopravvivenza e sul ripristino, l’antifragilità mette il focus sul miglioramento e la crescita. Possiamo dire che più il sistema si trova in situazioni incerte e turbolente e meglio è.
Questo implica la capacità di apprendere, adattarsi e crescere.
E questo ci collega al punto centrale di questo episodio: la fortuna e la famosa spintarella.
Infatti uno degli aspetti più interessanti del libro, e di tutte le riflessioni che l’autore ci costruisce intorno, è che avere un approccio antifragile ci permette di dare quella spintarella alla fortuna di cui parlo nel titolo di questo episodio.
In che modo? Beh il libro Antifragile elenca una valanga di esempi, di situazioni e di casi pratici. Si parla di gestione del rischio, di barriera alla perdita, di successo a lungo termine e tanti altri argomenti super interessanti, ma che rischiano di essere molto tecnici.
Ma c’è un punto che, devo ammettere, è il mio preferito ed è: l’esposizione alle opportunità. Da quando l’ho letto la prima volta ho deciso di farlo mio in pieno. Cosa significa? Significa che se ti esponi a più opportunità hai più probabilità che ci siano situazioni positive e favorevoli per te. Viaggiare in tanti posti, conoscere tante persone, frequentare tanti ambienti diversi e così via sono tutte attività che impattano su quello che ti capita durante la giornata e durante la vita.
Se una persona si espone a 2 situazioni e l’altra si espone a 200, la seconda sta, molto banalmente, avendo più opportunità di conoscere gente in gamba, finire in contesti stimolanti, trovarsi coinvolta in progetti interessanti e così via.
Questa cosa l’ho vissuta sulla mia pelle tantissime volte. Ho sempre visto una differenza abissale tra i periodi in cui non mi muovevo da casa e facevo sempre le stesse cose rispetto a quelli dove ero molto più attivo e propositivo e frequentavo eventi, conferenze e situazioni interessanti.
Poi questa cosa si è moltiplicata per mille quando mi son spostato a vivere a Londra. Ovviamente non sto dicendo che tutti devono vivere in una metropoli, fortunatamente viviamo in un’epoca dove si viaggia molto facilmente (e in maniera economica), dove è possibile frequentare tantissimi eventi da remoto, dove grazie ai social media possiamo raggiungere praticamente chiunque e così via.
Insomma, qua il succo del discorso è che se è vero che a volte ci sono dei treni che passano con delle grandi occasioni, è vero anche che ci dobbiamo far trovare pronti in stazione per poterci salire sopra.
Taleb spiega questa cosa alla perfezione nel suo testo sull’antifragilità. Evidenzia che ci sono delle situazioni in cui le perdite sono limitate e i benefici sono enormi (il fenomeno che lui chiama asimmetria dei benefici) e quindi, di nuovo, se ci esponiamo a molte di queste situazioni abbiamo molte più possibilità e occasioni.
Questo significa essere aperti a nuove idee, nuove opportunità e nuovi modi di fare le cose, anche se possono sembrare rischiosi o sconosciuti. La chiave è cogliere queste opportunità, avere un approccio, un mindset predisposto a esplorare nuovi territori e adottare nuove strategie.
È questa flessibilità e adattabilità la chiave per dare una spintarella alla dea bendata.
In fondo, citando proprio le parole dell’autore: Antifragile è un modo di pensare e vivere, un coraggio nell’assumere rischi e un’arte nell’affrontare la complessità.
Hai ascoltato un episodio di Domande per crescere. Io sono Raffaele Gaito, fondatore del Growth Program, l'academy che ti aiuta a far crescere il tuo business e il tuo mindset. Ti do appuntamento nel prossimo episodio nel quale parleremo di grandi cambiamenti. Secondo te si può veramente cambiare la propria vita o è solo un modo di dire tipico dei film americani? Nel parleremo nell’episodio 2.