Quando mollare?
Mollare può essere una strategia vincente: scopri perché
10min
Mollare può essere una strategia vincente: scopri perché
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Episodi di Domande per Crescere
Questo podcast si chiama “domande per crescere” perché sono profondamente convinto che le domande siano un elemento fondamentale della nostra crescita, sia personale che professionale.
Porsi le giuste domande attiva un percorso di introspezione interiore che spesso ci porta a vedere aspetti di noi che non osserviamo mai, e a mettere in dubbio concetti che ci sembrano scolpiti nella pietra.
Ogni domanda che ti propongo ha sempre questo obiettivo: sollevare un dubbio, accendere una lampadina e, perché no, provocarti.
E quella di oggi non fa differenza.
Quando si parla di mollare, di tirare i remi in barca c’è una narrazione mainstream basata su un’idea molto ricorrente: che non bisogna mollare mai.
Hai presente no? Tutti quei contenuti motivazionali che ti spingono a non mollare mai. Video su YouTube, post su Instagram, libri, conferenze… se ne parla in tutte le salse. Una valanga di guru e pseudo esperti vogliono convincerti a non mollare mai.
Anzi, spesso l’idea del mollare viene collegata all’idea di arrendersi.
Passa quel messaggio, a volte subdolo e altre volte esplicito, che se molli ti stai arrendendo. Non ce l’hai fatta.
E visto che siamo qua per porci domande e mettere in dubbio concetti a volte dati per scontati, facciamolo anche a ‘sto giro.
Ma chi ha detto che non bisogna mollare mai? E siamo proprio sicuri che sia un buon consiglio?
Abbiamo già visto in altri episodi che spesso ripetiamo delle frasi fatte solo perché fanno parte della nostra quotidianità, qualcuno le ha ripetute a noi mentre crescevamo, le abbiamo date per buone e abbiamo iniziato a usarle pure noi.
Penso che anche questo sia lo stesso caso.
Ma proviamo ad andare un pelino più in profondità per vedere se questo consiglio ha senso e soprattutto se si adatta al nostro caso.
Perché poi la questione importante, che non dobbiamo dimenticare mai, è che ogni storia è diversa. Ogni situazione, persona, progetto, azienda, è diversa.
Non mollare mai potrebbe avere senso per qualcuno ed essere un pessimo consiglio per qualcun altro.
La questione fondamentale diventa quindi capire quando mollare. In che momento è giusto tirare i famosi remi in barca? Come facciamo a capirlo?
Non smetterò mai di ringraziare Seth Godin per aver scritto un libricino incredibile dal titolo “Il vicolo cieco”, che come sempre trovi qui su 4books.
Probabilmente conosci Seth Godin per i suoi lavori su marketing e comunicazione. Lui è probabilmente uno dei massimi esperti al mondo su questi temi. Uno che da decenni parla di clienti, di pubblicità, di messaggi, di contenuti e argomenti simili.
E poi un giorno tira fuori un libricino che sembra scollegato con tutto il resto, ma che a mio avviso rimane uno dei suoi testi migliori.
Un libro che parla proprio di questo. Il cui sottotitolo recita “il libricino che ti insegna quando smettere e quando continuare”.
Innanzitutto l’autore spiega che abbiamo una quantità limitata di risorse: il nostro tempo, le nostre energie, il nostro focus, i nostri soldi, ecc.
Non ne abbiamo in quantità infinita. Ogni volta che facciamo una scelta stiamo prendendo queste risorse (tutte o in parte) e le stiamo allocando su un nuovo progetto, un nuovo lavoro, una nuova attività.
Mollare quindi non significa altro che decidere di prendere queste risorse e allocarle su qualcos’altro. Se capisco che quella strada non è più la mia, significa che dedicherò il mio poco tempo ad altro. Se vedo che quell’idea proprio non funziona, allora prenderò i miei pochi soldi e li investirò in altro. E così via.
Con questo primo concetto Godin cerca di rendere meno pesante questa scelta, di normalizzarla, mostrando che in realtà tutte le grandi persone della storia erano brave proprio in questo: nel capire quando mollare.
Se ci pensi anche questo è un concetto abbastanza in contrasto con la narrativa mainstream a cui siamo abituati. Se pensiamo a grandi pensatori e grandi leader nella nostra testa sono sempre persone sicure di sé, che hanno creduto nei loro progetti, che non si sono mai arresi, che hanno portato avanti le loro idee fino alla vittoria o al successo. Qualsiasi cosa significhi questa parola per te.
Ma è la nostra mente che ci frega.
Qui entra in gioco il bias del sopravvissuto. Significa che noi ci concentriamo su quell’unica cosa che ha funzionato ignorando completamente tutte le altre, perché non le conosciamo, perché non ci sono state raccontate, perché non sono visibili senza un approfondimento.
E infatti Seth Godin ci ricorda proprio questo. Che se vediamo quella persona avere successo nel progetto X è proprio perché è stata brava lungo la strada a scartare e abbandonare i progetti Y e Z, di cui noi però forse non sappiamo nulla.
È così che funziona la nostra mente, lo facciamo inconsciamente, senza cattiveria.
Solo che questo bias ci porta a crearci un’idea falsata di come le persone arrivino al successo e al raggiungimento dei propri obiettivi.
E quindi qua nasce un nuovo quesito: ok, ho capito che non c’è niente di male nel mollare e che è parte naturale della vita e del lavoro, ma come decido quando farlo?
Godin ci presenta quindi il concetto di fossato.
Usa questa metafora per mostrarci quali sono le tipiche fasi che si affrontano in un nuovo progetto o lavoro o attività.
Si parte sempre con un grande entusiasmo e con una crescita iniziale notevole, veloce e anche molto entusiasmante.
Però man mano che si va avanti si trovano le prime difficoltà, si comprende che non è tutto rose e fiori, che ci sono aspetti meno “wow” di quel lavoro o di quel progetto. E qui le cose iniziano a farsi difficili e si fa vivo un pelino di pessimismo.
Dopo questa fase arriva il fossato.
Dopo il boom iniziale, se continuiamo finiamo in questa che Seth Godin chiama la valle della disperazione. È il punto più basso di ogni carriera, di ogni azienda, di ogni nuovo percorso che decidiamo di iniziare.
E qui c’è il cuore della questione.
Quando si finisce nel fosso ci sono due possibilità di fronte a noi. Fare un passo indietro o andare avanti.
Che poi, se ci pensi, è quello che separa i professionisti dagli amatori.
Chi ha passato anni e anni in un progetto o lavoro fino ad acquisire competenze e abilità che lo rendono incredibilmente in gamba. E chi invece, dall’altro lato, dopo un momento di entusiasmo iniziale ha fatto un passo indietro, non ha mai approfondito particolarmente quel mondo.
Secondo Godin quello è il punto in cui dobbiamo decidere.
In che modo?
Innanzitutto facendo una valutazione sulle risorse a nostra disposizione. Capire la portata del fossato è fondamentale per fare una scelta ponderata. Ti dovresti chiedere: ho tutto questo tempo? Ho i soldi necessari? Ho le risorse per attraversare il fossato? Già da queste domande potresti avere la tua risposta.
E poi un altro consiglio fondamentale è quello di capire quali sono i fossati per noi importanti.
Eh sì, nella vita non ne troveremo uno solo. È estremamente probabile che finiremo in tanti fossati e dovremo essere bravi nel dare delle priorità. Capire quali fossati vogliamo attraversare e quelli per cui invece non vale la pena farlo.
E infine c’è quello che secondo me è il consiglio più importante di tutti: molla oppure diventa eccezionale.
Ovviamente messo giù così è volutamente provocatorio, ma approfondendo bene la questione si capisce il senso di questo consiglio.
L’autore ci dice che se decidiamo di attraversare il fossato perché abbiamo risposto in modo affermativo alle prime domande (quindi abbiamo le risorse e abbiamo capito che ne vale la pena) allora dobbiamo dare tutto noi stessi.
E questo si collega benissimo con l’episodio precedente dove abbiamo parlato di quanto concentrarsi sul percorso sia più importante della passione.
Godin ci spinge all’eccellenza. Se ormai hai deciso di affrontare il fossato e di superarlo, tanto vale dare il 100% e diventare veramente in gamba in quella cosa.
Risalire dall’altro lato del fossato come una persona diversa. Avendo fatto quella trasformazione da amatore a professionista.
Ed è proprio lì, sull’altra sponda del fossato, che infatti si trova l’ottimismo, il successo e la realizzazione personale.
Come direbbe Godin: i vincenti mollano presto, mollano spesso e soprattutto mollano senza senso di colpa.
Hai ascoltato un episodio di Domande per crescere. Io sono Raffaele Gaito, fondatore del Growth Program, l'academy che ti aiuta a far crescere il tuo business e il tuo mindset. Ti do appuntamento nel prossimo episodio nel quale parleremo di obiettivi e risultati. Queste parole sono tornate spesso nei nostri discorsi. Nella prossima puntata ne parleremo in dettaglio.