
Come raggiungere gli obiettivi a breve e lungo termine
Strategie utili a non mollare la presa quando il lavoro si fa duro
10min

Strategie utili a non mollare la presa quando il lavoro si fa duro
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Episodi di Psicolibrarsi
Iniziamo con gli obiettivi a breve termine: arrivare alla fine di una giornata di lavoro oppure consegnare un progetto alla sua scadenza naturale non sono questioni più semplici di altre, ma ci riguardano tutti in maniera indistinta e – soprattutto – accadono ogni giorno e ogni volta che iniziamo un nuovo progetto.
Detto così risveglia un po’ quell’ansia che vi accompagna alle 4 del pomeriggio quando sbirciate l’orologio, vero? Perfetto, abbiamo riprodotto la condizione di stress che tocca tutti noi: provate a mettere in pratica i consigli che elenchiamo qui sotto, magari un metodo per volta per individuare ciò che più si adatta al vostro modo di procedere e alle incombenze che dovete sbrigare.
1. Applica la tecnica del pomodoro
Questa tecnica è perfetta per chi ha difficoltà a rimanere concentrato e si ritrova più spesso di quanto dovrebbe a fissare il muro dietro il pc o a leggere articoli improbabili su qualche blog: usare «il pomodoro» vi aiuterà a concentrarvi solo per un breve periodo per volta, in modo da dirigere le energie in piccoli momenti ben definiti, senza pensare alla giornata intera come flusso continuo.
Prendete il timer della tua cucina – essì, proprio da questo deriva il nome «tecnica del pomodoro» - e impostatelo su 25 minuti, sarà il tempo in cui dovete portare a termine l’attività che state svolgendo. Dopodiché prendetevi cinque minuti di pausa, anche se stavate per terminare quel compito o eravate super concentrati: il punto di questa tecnica è creare momenti di alta concentrazione alternati a momenti di relax. Dopo quattro «pomodori» fate una pausa più lunga, anche 20 minuti.
2. Comincia dalle attività più difficili
Se vi sembra un consiglio banale, pensate a quante volte avete mai cominciato la giornata con le attività più complesse, dispendiose di energia mentale e fisica e, probabilmente sgradite. Mai, eh? Ecco invece dovete fare proprio il contrario.
Iniziate dalle attività che sono difficili ma più significative per voi: intendo le attività su cui si fonda il vostro lavoro, non quelle urgenti, perché sono quelle che poi, se restano inevase, mandano tutto a catafascio. Quindi basta iniziare la giornata con mail, social network o lettura dei giornali: iniziate sempre con quanto più di impegnativo si presenta e otterrete due ottimi vantaggi:
3. Vai con la to-do list
Ormai il mito dell’essere multitasking non convince più nessuno: per essere produttivi bisogna fare una cosa per volta e farla bene. Il diavolo sta nei dettagli, si dice: come organizziamo le cose da fare? Come stabiliamo priorità reciproche e tempistiche? Ecco, a tutte queste domande può rispondere una to-do list.
Si tratta semplicemente di mettere nero su bianco tutte le attività che dobbiamo svolgere; in questo modo
Ed eccoci al vero scoglio, i progetti a lungo termine, i goals che determinano la nostra carriera e ciò che definiamo successo - poca carne al fuoco, insomma.
Prima cosa da sapere, quando si iniziano a definire gli step di un progetto se non proprio il risultato finale da ottenere, è che stabilire gli obiettivi non è così semplice come sembra: un buon obiettivo è specifico, misurabile, realistico e distribuibile nel tempo. Ma che significa?
Raggiungere un obiettivo a lungo termine è come correre una maratona, non puoi saltare certi tratti del percorso, ma devi procedere passo passo.
Una volta stabilito il nostro obiettivo con le caratteristiche che abbiamo detto, sembrerebbe che la nostra strada sia in discesa: che ci sia sole o tempesta, seguendo la scaletta che ci siamo dati riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo a lungo termine.
Purtroppo, proprio dopo un inizio che spesso si dimostra fruttuoso e pieno di eventi accattivanti, arriva il momento di stallo: su questo primo scoglio importante si sono inabissate tantissime idee imprenditoriali.
Secondo Jon Acuff, come ci racconta magistralmente in «Finish», il problema alla base di tanti insuccessi è il perfezionismo: proprio la voglia di raggiungere un obiettivo che si presenta come ideale ci porta ad abbandonare la nave non appena incontriamo una significativa deviazione dal percorso che ci siamo dati. Ma approfondiamo meglio.
Fattore E come entusiasmo: non fermarti al primo ostacolo
Per tantissimi di noi, la prima fase di un nuovo progetto, nonostante il grosso impegno che richiede, è quella che si affronta più volentieri e con migliori risultati. Quando si presenta lo scoglio di cui parlavamo, invece, la propria attitudine mentale fa una grande differenza.
Jon Acuff vede proprio nella mentalità uno dei fattori principali del successo di ognuno di noi: se siete perfezionisti non significa che automaticamente eccellerete in un campo, ma che anzi probabilmente fallirete perché non siete pronti ad accettare gli errori, a tollerare le imperfezioni.
Considerare gli errori come dei fallimenti non solo è dannoso, ma è controproducente perché questi ci permettono di imparare e migliorare, ridefinendo o aggiornando anche i nostri obiettivi finali, se necessario: chi l’ha detto che ciò che consideriamo successo sia un’idea immutabile?
“Il perfezionismo è subdolo: ci convince che più qualcosa è difficile, più ci rende miserabili, meglio è.”
In più, se non raggiungeremo mai l’obiettivo ultimo ma avremo trovato un nuovo obiettivo lungo il cammino, per un perfezionista questo rimarrà sempre un fallimento, di cui sarà comunque scontento.
Non facciamoci lo sgambetto da soli: i perfezionisti non finiscono mai la maratona
Un altro concetto molto interessante illustrato da Acuff è quello che vede il primo giorno di imperfezione come il giro di boa decisivo per comprendere quali progetti avranno successo o meno.
“Il giorno dopo la perfezione è ciò che separa chi inizia un progetto da chi lo finisce.”
Chi è capace di imparare dai propri errori senza venirne travolto è chi riesce a resistere meglio all’impulso perfezionista. Ci sono comunque due modi, secondo Acuff, con cui possiamo aiutarci ad essere meno perfezionisti:
Ridimensionare ciò che vogliamo ottenere, magari dopo aver analizzato i progressi compiuti o meno, potrebbe essere la via di salvezza per non abbandonare il progetto.
Ancora, comunque, dobbiamo stare attenti agli ostacoli che ci creiamo da soli, delle scuse socialmente accettabili per rinunciare a un progetto che ci sembra insormontabile. Saper riconoscere gli ostacoli che l’essere perfezionisti ci pone potrebbe essere un importante contributo al raggiungere gli obiettivi finali che ci siamo posti, scalando gradino per gradino il percorso che abbiamo scelto.
Un ultimo consiglio: concentratevi sui gradini che volta per volta dovete calcare, anziché fissare per tutto il tempo la cima della montagna. Raggiungere piccoli obiettivi che costellano un percorso lungo è più facile e avviene più spesso nel tempo: questo vi aiuterà a mantenere l’entusiasmo per tutto il tempo necessario e ad assorbire con maggior grazia gli eventuali ostacoli che si dovessero presentare.
Finish La guida per portare a termine i propri obiettivi 14 minFinish
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