
Motivazione, ecco come funziona e come tenerla alta
Conoscere le teorie sulla motivazione per capire come coltivarla
12min

Conoscere le teorie sulla motivazione per capire come coltivarla
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Episodi di Psicolibrarsi
La parola “motivare” deriva dal latino movere, che significa “muovere”, “dare avvio”. La motivazione quindi è ciò che guida e orienta il comportamento in una direzione. Studiare la motivazione significa indagare fattori e processi all’origine delle scelte di una persona e comprendere cosa garantisce il mantenimento di un comportamento nel corso del tempo.
Le motivazioni non influenzano solo il comportamento ma anche i pensieri e le emozioni.
Un aspetto interessante riguarda il fatto che le spinte motivazionali possono agire in direzioni diverse o anche opposte, dando luogo a un conflitto interno.
I ricercatori che si sono occupati di motivazione hanno cercato di chiarire quali fattori spingono le persone a comportarsi in modo diverso, e perché alcune siano più tenaci di altre. A proposito di tenacia, nel libro “Grinta” l’autrice Angela Duckworth ha individuato le caratteristiche comuni agli individui più persistenti, condividendo alcune tecniche per aumentare la propria determinazione.
Nei prossimi paragrafi, vedremo come si è sviluppata la ricerca sulla motivazione e come siamo arrivati alle teorie moderne. Infine, proporremo alcune indicazioni pratiche per essere più motivati.
Come la persistenza ci può aiutare a raggiungere un obiettivo
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Nel corso del tempo, molti studiosi, psicologi e ricercatori si sono interessati alla motivazione umana, elaborando nomi e teorie diverse per questo concetto.
Istinti e pulsioni
Alla fine dell’ottocento, lo psicologo William James parlava di istinti: spinte innate all’azione essenziali per la sopravvivenza della specie.
In modo simile a James, Sigmund Freud parlava di pulsioni. Freud descriveva le pulsioni come una tensione in una parte specifica del corpo. Secondo Freud, ciò che motiva i nostri comportamenti è la necessità di eliminare questa tensione e tornare a uno stato di equilibrio.
Bisogni
Il ricercatore Henry Murray ha parlato di motivazione come “forza psicologica” che guida l’azione influenzando i processi attentivi. Secondo Murray, sono i bisogni a determinare il livello di motivazione. In poche parole, ci impegniamo per raggiungere ciò di cui abbiamo più bisogno.
Motivi
Secondo David McClelland, autore e ricercatore nel campo della motivazione, le persone hanno alcune tipiche preoccupazioni ricorrenti, chiamate “motivi”. I motivi orientano l’attenzione e i comportamenti verso un obiettivo specifico, che soddisfa un bisogno/desiderio. A ogni desiderio corrisponde una paura, e in ogni individuo prevale il desiderio o la paura a seconda delle sue specifiche caratteristiche di personalità.
I tre motivi principali - e le corrispondenti paure - sono:
Un modello che ha acquisito una notevole influenza in psicologia è sicuramente quello di Abraham Maslow, psicologo di orientamento umanistico che ha ideato la famosa “piramide dei bisogni”.
La piramide di Maslow suddivide i bisogni in cinque livelli:
Maslow ipotizza che la sequenza del loro soddisfacimento vada dal basso verso l’alto. Ciò significa che per soddisfare un bisogno di livello superiore bisogna prima aver soddisfatto i precedenti.
Per quanto questo modello abbia avuto successo, le critiche non sono mancate e riguardano soprattutto due aspetti:
I bisogni funzionano in modo più complesso di quanto sembra. La sessualità, ad esempio, non sempre ha a che fare con la riproduzione, ma serve anche a rinforzare intimità e legami. Inoltre, sebbene i bisogni descritti da Maslow siano universali, le differenze individuali sono fondamentali, e la sua teoria sembra prenderle poco in considerazione.
La teoria di Atkinson
In psicologia sono state elaborate diverse teorie sulla motivazione. Secondo lo psicologo John W. Atkinson, è possibile calcolare la motivazione con un algoritmo, in cui si moltiplicano i desideri con le probabilità di successo. Secondo Atkinson la tendenza al successo è controbilanciata da quella a evitare il fallimento. Vi saranno persone più orientate al successo e persone più orientate a evitare conseguenze negative. Persone orientate al successo tendono a scegliere compiti di media difficoltà, persone orientate a evitare il fallimento scelgono compiti molto facili (in cui possono riuscire) o molto difficili (in modo da potersi giustificare dicendo che “tutti avrebbero fallito”).
La teoria delle attribuzioni causali di Weiner
Se Atkinson si focalizza sulle aspettative rispetto al futuro, Bernard Weiner mette in luce le spiegazioni che le persone si danno rispetto a ciò che accade. In poche parole, secondo Weiner le persone hanno differenti stili di attribuzione, ovvero modalità personali di interpretare gli eventi. Più una persona attribuisce i risultati che ottiene al caso o alla fortuna, meno sentirà di essere in controllo della propria vita. Viceversa, più ritiene di essere artefice del proprio destino, più sarà motivata a mettere in atto i comportamenti necessari al cambiamento.
Albert Bandura e il ruolo del senso di controllo
Il noto psicologo Albert Bandura attribuisce un’importanza fondamentale all’autoefficacia percepita. L’autoefficacia riguarda la misura in cui ci sentiamo capaci di compiere certe azioni o raggiungere risultati. L’autoefficacia è stata molto studiata in ambito lavorativo. Alcune ricerche hanno dimostrato ad esempio che le persone con maggiore autoefficacia hanno un’ascesa di carriera più rapida. Nel gestire una malattia, i pazienti più fiduciosi nelle proprie capacità adottano più facilmente abitudini e stili di vita più salutari.Infine, nel caso di una dieta, o di un programma di allenamento, l’autoefficacia è l’elemento che più permette di predire il raggiungimento degli obiettivi.
La Self Determination Theory dei ricercatori Edward Deci e Richard Ryan è una delle più utili per chi vuole motivare i collaboratori in un’azienda. Secondo gli autori la vera motivazione - quella che sgorga spontanea dall’individuo - si raggiunge quando vengono soddisfatti alcuni bisogni psicologici innati e universali. Tra questi ne esistono tre, la cui soddisfazione garantisce la possibilità di uno sviluppo positivo e di una piena realizzazione. Questi bisogni sono:
Nel loro insieme, questi bisogni sono soddisfatti quando la persona può scegliere cosa fare, sente di saperlo fare e viene sostenuta dagli altri. Le aziende che vogliono attrarre talenti o limitare il turnover dovrebbero cercare di garantire questi tre bisogni fondamentali.
Secondo la psicologa Carol Dweck, le persone rappresentano se stesse in modo statico o dinamico. Secondo la concezione statica “si è come si è” e le persone rimangono sostanzialmente identiche nel corso del tempo. Secondo la visione dinamica, invece, le persone sono in grado di cambiare se si impegnano abbastanza.
Persone con rappresentazioni diverse si pongono anche obiettivi diversi. Persone con una visione statica di se stessi stabiliscono obiettivi “di prestazione”, cercano cioè di ottenere giudizi positivi, successo e amano sentirsi migliori degli altri. Le persone con una visione di sé più dinamica invece cercano la padronanza, ovvero mirano a padroneggiare le situazioni e il loro obiettivo principale è imparare sempre qualcosa di nuovo. Le persone con una concezione dinamica sono più propense al cambiamento e hanno una motivazione maggiore a raggiungere i propri obiettivi.
Secondo la Goal Setting Theory dello psicologo americano Edwin Locke, per motivare una persona verso un risultato è necessario sviluppare un piano d’azione ben definito con obiettivi SMART, ovvero:
Stabilire obiettivi smart è importante per focalizzare energie e sforzi che altrimenti si disperderebbero. Obiettivi di questo tipo permettono di aumentare la tenacia e incentivare sviluppo e applicazione di azioni e strategie efficienti.
Gli obiettivi che ognuno si pone non dovrebbero essere né troppo al di sotto né troppo al di sopra delle proprie capacità, ma sufficientemente sfidanti. Nel primo caso infatti si rischia la noia, nel secondo lo scoramento di fronte ai fallimenti ripetuti. Lo stato ideale è invece quello di flow, presenza psicofisica alle proprie azioni in uno stato che unisce concentrazione e piacere.
Pulire casa, studiare, fare esercizio… Spesso di fronte a compiti impegnativi, o piuttosto noiosi, tendiamo a procrastinare e a dire “lo faccio domani”. Rimandare però peggiora solo la situazione, perché porta ad accumulare le cose da fare, che comunque ci ritroveremo in un secondo momento.
È come se appaltassimo le nostre responsabilità a noi stessi del futuro, perdendo di vista però che saremo sempre noi a dover subire le conseguenze della nostra immobilità.
Non è una questione di pigrizia ma di autoefficacia.
Un esercizio utile è quello dei cinque minuti: invece di pulire tutta casa, è più utile iniziare pulendo per cinque minuti, ad esempio i fornelli, o il lavandino del bagno e poi smettere. Raggiungere questi piccoli risultati ci trasmetterà autostima e voglia di fare, dandoci una spinta verso il miglioramento personale. Il trucco sta nel cambiare piccole cose, poco per volta, come spiega il libro “Fattore 1%, migliorare se stessi cambiando piccole abitudini”.
Migliorare se stessi cambiando piccole abitudini
14 min
Le ricerche esposte fino a qui hanno evidenziato una linea comune nelle strategie da adottare per essere più motivati. Si tratta di cambiare mindset, come suggerisce Carol Dweck nel suo libro “Mindset”, di cui abbiamo parlato in un’altra analisi di 4books. Il primo passo è quello di definire obiettivi concreti, misurabili, ma soprattutto alla nostra portata.
Non ha senso iscriversi in palestra per la prima volta e cercare di sollevare subito cinquanta chili, o correre due ore. Bisogna fare piccoli passi. Raggiungendo piccoli risultati iniziamo a sentirci più capaci, smettiamo di procrastinare e percepiamo che stiamo crescendo.
L’autoefficacia rinforza l’autostima. Un passo alla volta, senza quasi accorgercene, iniziamo ad alzare l’asticella, a porci obiettivi sempre più elevati e ad acquisire sempre più controllo e competenze.
Il segreto della motivazione in fondo è tutto qui: non è qualcosa che abbiamo o non abbiamo, ma un elemento che si coltiva e si costruisce giorno dopo giorno, fissando obiettivi alla nostra portata e sfidandoci costantemente a fare meglio del giorno prima.
Cambiare la propria mentalità per conseguire il successo
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