Rivoluzione Fintech: come cambia la finanza
La tecnologia dell'informazione rivoluziona banche e assicurazioni
16min
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Episodi di Pianeta soldi
Una definizione univoca di Fintech (tecnologia finanziaria, o finanza tecnologica) non esiste, per cui possiamo riferirci ad essa come l'insieme delle tecnologie informatiche e di comunicazione applicate al settore finanziario.
L'utilizzo di queste tecnologie è molto vario e spazia dalle applicazioni più visibili e sfruttate da chiunque, come le app di pagamento, a quelle che si celano dietro le quinte di banche e assicurazioni, come i processi di back-office. In ogni caso la Fintech costituisce una vera rivoluzione nel modo di intendere e utilizzare il denaro e nell'organizzazione delle società finanziarie.
Per chiarire questo concetto il modo migliore è partire dalle basi, ovvero dalle applicazioni più semplici della Fintech. Con ogni probabilità la prima è stata quella dei pagamenti cashless tramite carte di credito o debito. In realtà le carte di credito funzionavano anche senza tecnologia: le prime Diners emesse nel 1950 non avevano banda magnetica e così si è andati avanti fino al 1980 quando le carte vennero dotate di un sottile strato di PVC e particelle magnetiche di resina dove venivano impressi i dati del titolare e della carta.
Questi dati venivano letti dal terminale che registrava la transazione: ecco l'arrivo della tecnologia. Successivamente ci si accorse che questo sistema aveva diversi punti deboli. Innanzitutto la banda poteva smagnetizzarsi e perdere i dati.
Ma il problema principale era rappresentato dal rischio di subire una clonazione della carta e quindi vedersi addebitate spese mai fatte. Negli anni '90 alla banda magnetica venne affiancato un microchip che garantiva una efficace protezione da manipolazioni e clonazioni.
Mastercard ha recentemente annunciato che dal 2033 la banda magnetica scomparirà dalle sue carte.
Negli ultimi anni abbiamo visto un ulteriore passo in avanti con l'introduzione delle carte contactless: queste carte permettono di effettuare pagamenti senza "strisciare" la carta nel lettore. Per cifre basse (di solito inferiori ai 25 euro) non è richiesto nemmeno di digitare il PIN.
L'utilizzo della moneta elettronica ha indubbiamente molti vantaggi e pochi aspetti negativi.
Oltre a costituire un eccellente antidoto contro i falsari, la praticità di carte e app di pagamento installabili sugli smartphone è eccellente nella vita di tutti i giorni, ma sale in modo vertiginoso quando ci si sposta per turismo o per lavoro. Certo, sono da mettere in conto le frodi, che restano possibili nonostante l'avanzamento della tecnologia, ed eventuali situazioni di "down" delle reti: ma sinceramente, quante volte vi è capitato?
In definitiva la moneta elettronica può essere considerata la prima applicazione della Fintech, oltretutto "ante litteram", dato che le carte sono nate ben prima che si iniziasse a parlare di finanza tecnologia. Carte e app tendono quindi a soppiantare sempre di più il contante, così come i servizi bancari online stanno progressivamente prendendo il posto delle operazioni svolte allo sportello.
Anche in questo caso i vantaggi appaiono fortemente preponderanti rispetto ai punti critici.
Pensiamo al risparmio di tempo per effettuare un semplice controllo, ad esempio l'arrivo di un accredito sul proprio conto. Nell'era pre-Fintech non c'era altra strada che uscire di casa, recarsi alla filiale e attendere il proprio turno.
A meno di non avere un rapporto di fiducia con l'addetto e risolvere il tutto con una telefonata. Ma effettuare un'operazione non era possibile, quindi il passaggio allo sportello diventava obbligatorio anche solo per un impegno della durata di un minuto.
Con l'home banking il cliente della banca ha sotto controllo tutti i dati del proprio conto senza uscire di casa e può effettuare tutte le operazioni in totale autonomia via pc, smartphone, tablet o anche con la propria smart tv.
Qual è il punto debole?
Come per le carte il rischio è quello di subire qualche frode informatica, come il phishing, oppure che la banca venga messa sotto attacco da parte di hacker: in alcuni rari casi questi attacchi vanno a buon fine ed esiste la possibilità che i pirati informatici riescano a tornare alla base con un bottino costituito da account e password dei clienti della banca. Ma, come già accennato, si tratta di eventi molto rari.
La Fintech non ha solo modificato alcuni aspetti della finanza: ha anche creato nuove discipline che non potevano esistere prima dello sviluppo e diffusione di pc e connessioni efficienti. Pensiamo alla compravendita di titoli in borsa. Fino alla parte finale degli anni '90 era complicato anche solo conoscere in tempo reale il prezzo delle azioni.
Di fronte agli sportelli bancari che esponevano il monitor con le quotazioni spesso si formavano dei capannelli con persone preoccupate o entusiaste, a seconda dell'andamento dei propri investimenti. Nelle città più grandi alcune filiali di istituti di credito avevano creato delle salette con una rudimentale attrezzatura tecnologica costituita da schermi con quotazioni in tempo reale, e distinte da compilare a penna con gli ordini di compravendita da eseguire. L'applicazione della tecnologia dell'informazione alla finanza ha spazzato via tutto questo, facendolo apparire agli occhi di un nativo digitale come qualcosa di preistorico.
L'attività di compravendita di titoli e altri strumenti finanziari quotati su mercati regolamentati oggi avviene online, utilizzando pc, tablet e smartphone, una buona connessione e uno dei molti tool di trading proposti da banche e intermediari specializzati.
L'utente dispone ovviamente di dati in tempo reale ma non solo: nel tool trova anche informazioni e lanci di agenzie, grafici, book su più livelli. Insomma un armamentario inimmaginabile ai tempi dei borsini organizzati nelle filiali delle banche. In questo caso la Fintech ha fatto qualcosa in più.
La possibilità di negoziare titoli e altro in tempo reale, sui mercati di tutto il mondo, a condizioni economiche vantaggiose e stando comodamente a casa propria ha spinto alcune persone a fare del trading online la propria occupazione principale.
Ovviamente si tratta di un'attività praticabile da poche persone, data la difficoltà di ottenere guadagni regolari operando in borsa.
Ma è altrettanto oggettivo che senza la tecnologia sarebbe stato impossibile, per quei pochi fortunati, riuscire a fare questo lavoro.
Tra le applicazioni della tecnologia dell'informazione alla finanza troviamo anche quelle legate all'interazione tra fornitore di servizi e cliente finale. Si tratta di un campo che presenta opportunità di sviluppo enormi dato che si basa sull'evoluzione dell'intelligenza artificiale (AI) e del machine learning.
Si pensi infatti ai chatbot, ovvero a quelle chat automatizzate in grado di fornire risposte alle domande poste dagli utenti di banche e assicurazioni, come se l'interlocutore fosse una persona reale. Le prime applicazioni di questi software erano rudimentali e in grado di fornire informazioni di base reperibili anche leggendo contratti e fogli informativi.
Soprattutto non erano in grado di elaborare risposte adeguate alla complessità dei quesiti posti. La situazione sta però cambiando rapidamente: grazie ai progressi di AI e machine learning i chatbot sono in progressivo affinamento e in futuro saranno in grado di simulare in modo sempre più fedele una conversazione scritta o parlata con un essere umano. Sempre restando in tema di interazione società-clienti si prospetta all'orizzonte un passo in avanti ben più consistente. Parliamo infatti degli smart contract, o contratti intelligenti, basati sulla blockchain.
Si tratta di uno strumento utilizzato già negli anni '70, sebbene in forma molto elementare: il concetto di Fintech era ancora molto lontano.
Le prime rudimentali applicazioni permettevano di gestire l'attivazione o la disattivazione di licenze per i software grazie a una chiave digitale: la chiave diventava operativa solo se l'utente aveva pagato la quota stabilita.
In parole povere possiamo affermare che uno smart contract altro non è che la traduzione in un codice informatico di un normale contratto giuridico su carta firmato dalle parti contraenti e registrato nelle sedi deputate. Alle parti non resta che eseguire le rispettive obbligazioni derivanti dal contratto: il codice infatti è in grado di leggere e riconoscere i termini del contratto, il verificarsi delle condizioni operative stabilite e di auto eseguirsi quando i dati e le situazioni reali corrispondono ai termini e condizioni inseriti nel codice. In caso di controversie, la gestione passa ai legali che verificano i fatti e le eventuali inadempienze.
Non è difficile intuire che strumenti così raffinati rappresentino un'ottima soluzione per snellire e velocizzare processi e operazioni commerciali di banche e assicurazioni.
Ci si può spingere a immaginare che un giorno l'evoluzione della Fintech possa raggiungere livelli tali da permettere la realizzazione di servizi di consulenza personalizzati basati su interfacce virtuali, i cosiddetti robo-advisor.
Ma la tecnologia dell'informazione ha applicazioni notevoli anche a livello di processi interni, meno visibili ed evidenti ma non meno significativi.
Gli smart contract, soprattutto nel mondo assicurativo, hanno una prospettiva molto interessante se pensiamo alle interazioni con il concetto di IoT, Internet of Things (Internet degli oggetti). L'IoT si riferisce alle connessioni che alcuni oggetti stabiliscono con la rete in modalità principalmente wireless.
Queste connessioni permettono di trasmettere e condividere dati creati tramite sensori di vario tipo in grado di mettere in contatto il dispositivo con il mondo reale. Secondo uno studio di McKinsey nel 2025 i dispositivi connessi in rete saranno oltre 50 miliardi, oltre il doppio dei 25 del 2015. Le applicazioni nel settore assicurativo sono molteplici.
La più immediata è quella nelle polizze rc auto: grazie alla sempre più diffusa dotazione di serie di sensori e dispositivi di connessione, le auto sono e saranno sempre di più in grado di trasmettere informazioni utili agli assicuratori per determinare il profilo di rischio del cliente.
Questa possibilità permetterà quindi di determinare il premio della polizza in modo davvero personalizzato, ovvero basando la decisione su dati effettivi come ad esempio la velocità nella guida o le ore di guida notturna.
Altre opportunità sono possibili nel settore delle assicurazioni sulla salute.
Con i dispositivi di rilevazione biometrica, come ad esempio gli smartwatch, le compagnie disporranno di informazioni precise e in tempo reale sulle condizioni dell'assicurato: anche in questo caso con notevoli vantaggi sul pricing del premio.
Molto promettente anche il comparto assicurazioni casa, con la possibilità di effettuare un monitoraggio in tempo reale e di incrociare dati: magari per determinare il momento ideale per attivare l'impianto di riscaldamento in base al traffico che il proprietario sta incontrando nel rientrare a casa. Infine, gli attacchi informatici alle reti aziendali aprono un nuovo mercato, ovvero quello delle assicurazioni contro i danni causati dagli hacker.
Lo sviluppo della Fintech è destinato ad avere effetti sempre più pervasivi. Uno di questi è l'open banking. Per spiegare di che si tratta immaginiamo una semplice operazione di pagamento effettuata anni fa.
Il soggetto poteva pagare in contanti oppure utilizzando una carta di debito fornita dalla propria banca o una carta di credito di uno dei soggetti erogatori di questo servizio.
L'open banking, introdotto dalla Direttiva dei Sistemi di Pagamento PSD2 del 2015, si sostanzia nella possibilità di soggetti, diversi dalla banca dove l'utente ha il conto, di effettuare operazioni di pagamento, monitorare i conti dell'utente e confermare la disponibilità di fondi. Il tutto ovviamente previa autorizzazione fornita dall'utente alla propria banca. In parole povere oggi è possibile uscire di casa senza denaro contante e carte di credito o debito: basta avere con sé un dispositivo dotato di app di pagamento preautorizzate ed è possibile effettuare acquisti.
Le app PISP, ovvero Payment Initiation Services Providers, consentono infatti di avviare un pagamento online per conto dell'utente. Le app AISP, Account Information Services Providers, forniscono invece un servizio di aggregazione di tutti i conti online dell'utente su un unico "cruscotto". Infine i CISP, Card Issuer Service Providers, soggetti che emettono carte senza avere a disposizione fondi dell'utente, ma che si limitano a interrogare preventivamente la banca dove l'utente ha un conto al fine di verificare la disponibilità dei fondi oggetto della transazione disposta.
Come funziona tutto questo? La parola magica è API, ovvero Application Programming Interface.
Si tratta di software che permettono a un'applicazione di avere accesso ai dati, o anche alle funzionalità, di altre applicazioni o servizi digitali. L'open banking si realizza pertanto quando le banche mettono a disposizione API di tipo aperto (open API) che consentono ad altri soggetti di accedere e interagire con i conti dei loro clienti.
Ovviamente, lo ribadiamo, per fare questo la banca deve aver ricevuto il consenso esplicito del cliente.
Un altro intervento della Fintech è riscontrabile nelle tecniche di Crowdfunding.
Prima dell'avvento di Internet e della creazione delle piattaforme di raccolta fondi chi aveva bisogno di trovare denaro per finanziare un'idea imprenditoriale o per necessità di altro tipo aveva ben poca scelta e non molte possibilità di successo.
All'imprenditore in cerca di finanziatori non restava che fare il giro degli istituti di credito nella speranza di incontrare un direttore di banca "illuminato", capace di guardare oltre un freddo business plan e intravedere gli aspetti positivi dell'idea.
Chi invece aveva bisogno di soldi per motivi di beneficenza o per finanziare, ad esempio, un trattamento medico non previsto tra quelli del servizio sanitario nazionale, poteva avviare un colletta ma con grandi limiti di spazio-tempo.
Con il Crowdfunding questi limiti potenzialmente scompaiono dato che chi ha bisogno di denaro può scegliere una delle piattaforme disponibili sulla rete. Si tratta di siti web, quindi raggiungibili potenzialmente da milioni di persone con un semplice click o tap e in tempi infinitesimali. Una volta scelta la piattaforma viene lanciata la raccolta fondi e si attende l'esito.
Esistono diversi tipi di Crowdfunding: nel tipo peer-to-peer la raccolta altro non è che una ricerca di prestiti che dovranno poi essere restituiti con gli interessi. Al contrario del vecchio prestito bancario qui i finanziatori sono una moltitudine: invece di rivolgersi a 10 banche chi lancia la raccolta ha la possibilità di raggiungere molti più finanziatori potenziali. Inoltre questi ultimi possono contribuire anche con cifre minime. Con questo sistema il rischio di mancata restituzione dei fondi è frazionato in porzioni ridotte tra i finanziatori, il che favorisce la raccolta. Lo stesso principio può essere utilizzato per raccogliere non prestiti ma capitale di un'impresa, solitamente una start-up.
Coloro che partecipano alla raccolta in questo caso acquistano una quota dell'impresa, come se ne avessero acquistato un'azione in borsa. La quotazione in borsa è però un processo lungo, costoso e le società devono rispettare requisiti stringenti: tutte cose che difficilmente una start-up è in grado di fare. Il Crowdfunding permette di aggirare l'ostacolo e raggiungere l'obiettivo.
Esistono poi le raccolte per beneficenza con cui si partecipa alla realizzazione di un progetto caritativo senza ricevere niente indietro in termini materiali. In questo caso il vantaggio di poter raggiungere una platea enorme di potenziali donatori è evidente: senza la rete e le piattaforme di Crowdfunding le possibilità di successo di queste iniziative sarebbero molto più basse.
È ormai chiaro che la Fintech permette alle persone di utilizzare la rete e la possibilità di accedervi da dispositivi mobili per ampliare notevolmente le modalità di fruizione dei servizi finanziari. L'elemento cardine di quanto visto fin qui è la capacità di superare limiti che fino a qualche anno fa parevano insormontabili. In particolare con la Fintech è possibile disintermediare, ovvero eliminare alcuni passaggi e soggetti che si ponevano come fornitori unici di servizi e che consentivano a sistemi diversi di dialogare.
Questo è evidente soprattutto nel concetto di open banking, concetto che in futuro potrebbe evolversi ulteriormente sfruttando l'altro grande elemento di novità introdotto dalla tecnologia dell'informazione: la blockchain.
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