La pianificazione finanziaria: cos'è e come applicarla
Costruirsi un piano A senza l'esigenza di un piano B
20min
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Episodi di Pianeta soldi
Se in un precedente articolo, abbiamo trattato di diversificazione e asset allocation, ovvero la distribuzione del proprio portafoglio in diverse classi di strumenti finanziari, ora vedremo come quello che sembrava essere la parte principale del processo di investimento risulti essere, piuttosto, un sottoinsieme di un piano decisamente più ampio e articolato, la pianificazione finanziaria.
Essa è da intendersi come un procedimento volto alla gestione e all'investimento della nostra ricchezza durante l'intero arco dell'esistenza, con il fine di cercare soluzioni alle casistiche tipiche della vita di tutti noi.
In poche parole, pianificare significa dare un nome ai soldi.
La logica di base è che le nostre entrate, se canalizzate in un unico calderone, diventeranno un risparmio indifferenziato che dovrà far fronte in maniera casuale e indistinta alle uscite che di volta in volta ci capiterà di sostenere.
Una gestione di questo tipo potrebbe esporci ad una serie di imprevisti a cui rischieremmo di non aver risposte adeguate nel momento in cui si dovessero verificare.
Proprio per ovviare a questa problematica, la pianificazione si propone di sostituire l'unico pentolone di cui sopra, con un bel mobile, i cui cassetti saranno etichettati con il nome delle varie esigenze che si presenteranno durante la nostra vita. Ci sarà così lo scompartimento per lo studio, quello per la pensione, quello per gli imprevisti, quello per l'acquisto della casa e via dicendo.
Secondo quanto affermano Dan Ariely, professore di psicologia ed economia comportamentale alla Duke University e Jeff Kreisler, avvocato laureato a Princeton, nel loro libro “Dollars and Sense”, dovremmo fermarci a riflettere su come percepiamo il denaro e su come lo utilizziamo, cercando di capire, rispetto a questi due punti, quali forze agiscano in noi sia in maniera razionale che irrazionale.
Principalmente gli autori ci invitano ad evitare di scommettere su di esso, tentazione tanto più potente quanto meno ci sarà chiaro il nostro rapporto con quest'ultimo, a non sottovalutare il costo delle opportunità mancate, quando decidiamo di spendere il denaro per un qualcosa che molto probabilmente ci precluderà altre scelte, e infine di dare il giusto valore alle cose, capendo come agiscano in noi quelle distorsioni che ci portano a spendere cifre sconsiderate per una settimana di vacanza e, al tempo stesso, a perdere una quantità enorme di tempo alla ricerca di un parcheggio gratuito.
Questi, secondo i due autori, non sono solo semplici errori, ma modi di vedere e ragionare sul denaro; scelte strane e discutibili che compiamo proprio perché tendiamo inconsapevolmente a cambiare la nostra percezione di valore.
Infine, oltre a questi aspetti, va considerata la difficoltà che tendenzialmente si ha nel prendere scelte di investimento e di consumo nel lungo periodo, quindi, prima di addentrarci nel funzionamento della pianificazione finanziaria, va precisato che quest'ultima si configura come un processo continuo che, se affrontato in maniera episodica, non sortirà alcun beneficio alla gestione finanziaria e non, della nostra vita.
Gli errori comuni che facciamo sul denaro e come spenderlo meglio 17 minDollars and Sense
“Per fare fiorire un giardino, devi avere il coraggio di credere in quello che oggi non vedi”
Questa citazione è presa dal libro “Fattore 1%: piccole abitudini per grandi risultati”, scritto dallo psicologo e psicoterapeuta Luca Mazzucchelli. Nella sua opera, l'autore evidenza come la via principale per ottenere un futuro migliore derivi proprio dal modificare un passo alla volta i nostri comportamenti. Egli sostiene infatti che per realizzare un cambiamento, spesso si debba ricorrere a espedienti tesi a vincere una resistenza che sarà tanto maggiore quanto più grande sarà la modifica che vorremmo attuare.
Proprio a questo fine, Mazzucchelli si rifà al metodo del cambiamento geometrico esponenziale, secondo il quale, modificando un 1%, si ottiene un effetto farfalla che propaga il cambiamento con un'accelerazione geometrica. Insomma, l'addizione di una serie di piccoli passi potrà condurci più facilmente al risultato finale, ricordando che solo la costanza e l'interiorizzazione di tali atteggiamenti positivi farà sì che essi divengano abitudini.
Per facilitare il processo poi, questi cambiamenti dovrebbero essere inizialmente facili da mettere in atto e rientrare oggettivamente nelle nostre possibilità.
Prendiamo ad esempio la parte di entrate che vorremmo risparmiare ogni mese. Per facilitare la buona riuscita del proposito, dovremmo creare le basi per concretizzare questo automatismo, dotandoci di un secondo conto corrente in cui canalizzare tale quota o attivando un piano di accumulo finanziario che prelevi ogni mese l'importo stabilito.
Ovviamente in questo caso sarà importante anche la determinazione dell'importo da accantonare, il quale dovrà essere in linea con lo stile di vita che desideriamo tenere e le reali esigenze della nostra quotidianità, altrimenti sarà molto probabile che, nel caso tale cifra risultasse troppo onerosa o limitante, lasceremmo perdere il progetto entro pochi mesi.
Infine, un altro aspetto che l'autore ci invita a tenere in considerazione, è la chiarezza nella determinazione degli obiettivi da raggiungere, poiché questo ci aiuterà a mantenere la giusta direzione, evitandoci di girare a vuoto, nonostante l'impegno profuso.
In ottica di pianificazione finanziaria, sarà quindi indispensabile valutare bene che tali fini corrispondano a quello che, secondo i nostri valori, valga la pena vivere, tenendo presente anche la raggiungibilità di tali traguardi, al netto dei vincoli di bilancio e dei rischi a cui saremmo esposti. Per far ciò, a monte del processo andrà effettuata un'analisi dei bisogni che verterà su tre domande fondamentali:
Migliorare se stessi cambiando piccole abitudini 14 minFattore 1%
Uno degli aspetti fondamentali della pianificazione di lungo periodo riguarda l'individuazione di tutte le fonti di ricchezza, tangibili e intangibili, di cui una persona può disporre.
Capita spesso, infatti, che ci si concentri erroneamente sulla sola disponibilità finanziaria in essere, mentre, in termini generali, dovremmo innanzitutto attuare una distinzione tra le due componenti principali: la già menzionata dotazione finanziaria esistente e il capitale umano.
Quest'ultimo, nello specifico, rappresenta il valore attuale dei futuri redditi, in particolare da lavoro, che una persona potenzialmente otterrà nel prosieguo della sua vita. In termini ragionieristici, potremmo considerarlo come un asset intangibile, che tipicamente primeggia tra le voci dell’attivo di bilancio di un giovane.
In altre parole, il capitale umano rappresenta la componente più importante della ricchezza di un individuo ad inizio carriera, il quale ha davanti a sé ancora molti anni di lavoro e che, viceversa, ha accumulato poco risparmio, dal momento che percepisce un reddito solo da poco tempo. Infatti, secondo la Teoria del ciclo di vita di Markowitz, mentre le potenzialità di un soggetto diminuiranno col passare degli anni, il sopraggiungere della maturità professionale porterà il suo reddito a crescere, aumentandone così la capacità di risparmio, la quale dovrà essere a sua volta deposta all'accumulazione di un capitale finanziario tale da permettere all'individuo di non ridurre i consumi durante gli anni della pensione, caratterizzati tipicamente da ritorni inferiori rispetto a quelli della vita lavorativa.
Ponendo quindi l'attenzione sul concetto di capitale umano, quando decidiamo la nostra asset allocation finanziaria, tra i tanti fattori da considerare, dovremmo anche valutare se il nostro stesso lavoro sia assimilabile ad un'obbligazione o ad un'azione.
Nel primo caso, potremmo considerare un ragazzo con un contratto da dipendente, il quale godendo di un flusso di entrate regolari e di un basso rischio, avrà oscillazioni piuttosto contenute, a fronte di possibilità di guadagno limitate. Forte di questa stabilità lavorativa e reddituale, egli potrebbe permettersi di investire le proprie disponibilità in un portafoglio contraddistinto da una discreta componente azionaria, al fine di ottenere maggiori guadagni.
Nel secondo caso, picchi di oscillazione equiparabili ad un azione, potranno essere osservati in un ragazzo che si cimenti in un'attività imprenditoriale. Egli, a fronte di un rischio maggiore, avrà redditi potenzialmente più alti che, al tempo stesso, varieranno di anno in anno. Pertanto, non potendo contare su un'entrata regolare stimabile a priori, potrebbe considerare di investire le proprie disponibilità finanziarie in un investimento conservativo per controbilanciare il rischio che già corre sul proprio capitale umano.
Per quanto riguarda i consumi, in ottica di pianificazione, è bene ricordarci che quotidianamente effettuiamo decisioni su come impiegare le nostre risorse, scarse per definizione, destinandole al soddisfacimento di alcuni bisogni, presenti o futuri, secondo una nostra classifica di obiettivi. Insomma, ogni giorno dovremmo decidere cosa acquistare e quali spese rimandare, anche in funzione di quanto denaro occorrerebbe risparmiare per necessità future e quanto di questo risparmio dovremmo investire per conservare tale valore nel tempo.
Parafrasando Warren Buffet, per essere buoni pianificatori, dovremmo spendere solo quello che rimane dopo aver risparmiato, anche se nella realtà di tutti i giorni avviene spesso il contrario. Da questo punto di vista, un caso che può farci riflettere è quello degli sportivi. Secondo una ricerca di Lombard International Assurance, in Europa quattro calciatori su dieci, per quanto famosi, sono a rischio indigenza a cinque anni dal ritiro e, addirittura, il 78% dei campioni di football americano si ritrova sul lastrico dopo appena due anni dalla fine della carriera.
Spese sconsiderate e investimenti sbagliati possono comportare seri rischi, specie se queste stelle dello sport tendono a mantenere il medesimo stile di vita una volta finita la stagione dei lauti incassi.
Questo esempio ci può insegnare che, se l'assenza di pianificazione può comportare seri rischi anche per chi incassa stipendi milionari, a maggior ragione tutti noi comuni mortali dovremmo razionalizzare le nostre scelte di spesa e risparmio. Per cercare di non incorrere in questi errori, occorrerà dunque quantificare, mese per mese, entrate e uscite, stando attenti nel differenziare queste ultime tra spese ordinarie, che molto probabilmente si ripeteranno, e spese straordinarie, che spesso invece ci sorprendono. Questo metodo ci aiuterà a identificare eventuali sprechi o costi da ridurre, seguendo il principio tanto fondamentale, quanto ovvio, di spendere meno di quanto si guadagni.
Pete Matthew, un noto pianificatore finanziario, nel suo libro “The Meaningful Money Handbook” ci esorta a sviluppare le famose buone abitudini di cui parlavamo ad inizio articolo. Egli infatti suggerisce di darci degli obiettivi di spesa per cercare di decidere a priori come utilizzare le nostre risorse e, nel caso in cui le uscite reali dovessero eccedere quelle preventivate, capire e correggere quei comportamenti che ci inducono a sforare il nostro budget.
A titolo di esempio, l'autore cita la tendenza ad effettuare acquisti inutili quando, nelle ore notturne, non si riesca a prender sonno. In tal caso sarebbe opportuno spegnere computer e telefoni per dedicare le proprie attenzioni a qualcosa di innocuo per le nostre finanze, come leggere un buon libro. In estrema sintesi, egli ci invita ad utilizzare metodi che ci aiutino ad approfondire la conoscenza di noi stessi, al fine di assumere una maggiore consapevolezza nelle nostre decisioni di spesa.
La guida per assicurarsi il futuro economico 16 minThe Meaningful Money Handbook
Per quanto riguarda i principali rischi che potrebbero insidiare la gestione delle nostre finanze è bene cominciare da una breve analisi del contesto attuale in cui viviamo. Riguardo ai mutamenti socio-economici del nostro Paese e, più in generale, delle economie avanzate, va posta una particolare attenzione sulla dinamica demografica in atto.
La popolazione di queste zone geografiche sta infatti attraversando un continuo processo di invecchiamento, tanto che, secondo un'indagine della Banca Mondiale, in Italia si contano 165 persone di 65 anni e oltre, per ogni 100 con meno di 15 anni (nel 1992 tale rapporto era di 97 a 100!). Va inoltre annotato che, tra gli stati europei, nonostante il nostro Paese abbia la peggior proporzione tra giovani ed anziani, anche il resto dell'Unione non se la cava poi tanto bene, attestandosi ad un rapporto medio di 124,8 a 100.
Questo fenomeno viene determinato principalmente da due fattori, uno positivo e l'altro molto meno. Il primo aspetto da considerare è il costante aumento della vita media. Secondo un'indagine Eurostat del 2018, l'aspettativa di vita in Europa è mediamente di 80,9 anni, mentre in Italia si attesta a 83,1 anni; una dinamica in crescita, sia a livello nazionale che comunitario, che ha visto salire di oltre 3 anni la speranza di vita dal 2000 al 2017. E se vivere più a lungo è tutto fuorché negativo, ciò che preoccupa è il secondo fattore, ovvero un preoccupante calo della natalità. È stato infatti rilevato il più basso livello di ricambio naturale dal 1918. In altre parole, per ogni 100 residenti che muoiono, ne nascono solo 67, un rapporto in deciso calo rispetto a dieci anni prima, quando il ricambio era bilanciato da 96 nuove vite.
Insomma, viviamo molto e facciamo pochi figli, il ché mina le basi del futuro di questi Paesi sia dal punto di vista economico, che da quello del Welfare statale, inteso come l'insieme delle politiche di uno stato per assicurare benessere e assistenza ai propri cittadini. Questa dinamica, unitamente alla congiuntura economica, compromette le nostre certezze sia dal punto di vista lavorativo, che da quelli pensionistico e sanitario.
In altre parole lo stato ha pochi contribuenti, pochi giovani su cui investire e pochi soldi da destinare ad investimenti per la crescita, a fronte di spese previdenziali e sanitarie sempre più elevate. Questo contesto non può essere ignorato in sede di pianificazione, dal momento che l'individuo dovrà mettere in conto la possibilità di sostenersi, almeno in parte, autonomamente, rivalutando l'idea di potersi affidare totalmente alle casse statali qualora si trovasse in uno stato di necessità.
Al netto di questa analisi è dunque bene elencare i principali rischi che dovremmo considerare con maggiore attenzione nel programmare il nostro piano:
“Di fatto l’uomo primordiale stava meglio, poiché ignorava qualsiasi restrizione pulsionale. In compenso la sua sicurezza di godere a lungo di tale felicità era molto esigua. L’uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po’ di sicurezza.”
Sigmund Freud
Una volta considerati gli aspetti sopraelencati, bisognerà definire obiettivi concreti e realizzabili cercando di evitare quelle distorsioni cognitive che potrebbero portarci a delle scelte dettate più dalle esigenze del momento che da una visione di lungo termine.
Ad esempio, un tipico errore che si tende a fare è quello di sopravvalutare la ricchezza esistente e la sua capacità di mantenere il nostro tenore di vita nel tempo, senza considerare variabili come l'inflazione, gli imprevisti e il valore futuro delle pensioni. Infatti, al netto dei rischi sopra elencati, dovremo studiare un piano che possa toccare tutti quegli aspetti della vita che riteniamo più importanti cercando di razionalizzare al massimo le scelte.
Pianificazione assicurativa
Innanzitutto dovremmo partire con il coprirci dagli imprevisti. Anche se non è particolarmente piacevole l'idea di spendere soldi in polizze assicurative, dobbiamo considerare che in assenza di adeguate coperture anche un singolo evento negativo potrebbe vanificare tutti i nostri sforzi di risparmio o investimento. Sarà quindi indicato sottoscrivere polizze che coprano eventuali danni contro terzi, come quelle di responsabilità civile, altre che assicurino le attività reali in nostro possesso, come quelle relative al furto e incendio dell'immobile, e non da ultimo, anche quelle che tutelino il capitale umano e la salute.
Nel primo caso si parla di contratti assicurativi che possano garantirci un reddito se dovessimo perdere la capacità di lavorare a causa di una malattia o di un incidente, ma anche di polizze che estinguano i nostri debiti o lascino un capitale agli eredi in caso di morte prematura.
Nel secondo si parla invece di tutte quelle assicurazioni che ci corrispondano un determinato importo a fronte di un infortunio o che coprano le eventuali spese legate alla salute, nel caso dovessimo rivolgerci a specialisti in libera professione o ci sottoponessimo a controlli o interventi a pagamento, come le polizze sanitarie.
Ovviamente ciascuno di noi avrà differenti esigenze a seconda della propria condizione lavorativa o familiare, ma in ogni caso coprire una buona parte delle evenienze negative della vita, libererà risorse da poter investire, altrimenti parcheggiate in un conto corrente, per far fronte ad imprevisti generici.
Pianificazione degli investimenti
Una volta superata la parte più nefasta del processo, potremmo dedicarci alla pianificazione degli investimenti. Non staremo a dilungarci sulla diversificazione, argomento già trattato in un precedente articolo e principio cardine per gestire i rischi di mercato.
Declineremo invece l'asset allocation in ottica di pianificazione, immaginando tanti portafogli quanti saranno i nostri obiettivi, avendo quindi in mente quale parte del nostro investimento andrà a soddisfare esigenze come, ad esempio, il futuro acquisto della nostra casa, l'educazione per noi o i nostri figli, il mantenimento del nostro standard di vita, ecc...
Come detto nel precedente articolo, il tempo e il rischio/opportunità di ciascun strumento finanziario saranno elementi da tenere in grande considerazione, in modo che non ci sia uno scollamento tra le caratteristiche dell'investimento e le nostre esigenze, come, ad esempio, se investissimo un capitale in azioni che dovesse servirci dopo pochi mesi, o al contrario se collocassimo somme in strumenti obbligazionari brevi o in liquidità, per fabbisogni che potrebbero manifestarsi tra decine di anni.
Per concludere e a supporto di questa tesi, una recente ricerca di Morningstar ha stimato che nella pianificazione finanziaria, l'utilizzo di una struttura basata su obiettivi può portare la ricchezza di un individuo ad aumentare di oltre il 15%.
Pianificazione pensionistica
Un altro aspetto fondamentale da affrontare sarà quello del gap previdenziale. Come analizzato in precedenza, il sistema pensionistico pubblico non riuscirà a garantirci un reddito in linea con quello in età lavorativa. Si calcola infatti che, fatti 100 gli introiti da lavoro degli ultimi anni, quelli garantiti dall'attuale sistema pensionistico contributivo si aggireranno mediamente intorno alla metà (55).
Sarà quindi necessario versare, in maniera costante e sfruttando l'elemento temporale, una determinata somma in una forma di previdenza complementare (fondo pensione o piano di investimento programmato) che possa così erogare una rendita aggiuntiva per controbilanciare la diminuzione del welfare pubblico. Sarà nostra cura valutare l'entità dell'importo da versare, almeno annualmente, per far sì che le somme accantonate siano sufficienti a garantirci la suddetta integrazione alla pensione statale.
Pianificazione successoria
In ultimo andrà considerato, anche il lascito agli eredi. Questa parte potrà essere gestita attraverso strumenti legali come il testamento e la donazione, o attraverso particolari tipologie di polizze vita, che garantiscono il passaggio di una somma versata dal contraente ad un beneficiario identificato a priori.
Insomma la strada da percorrere sarà lunga, ma segnata dall'insieme dei singoli passi che faremo, l'importante sarà mantenere la giusta direzione ed equipaggiarci adeguatamente.
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