Giocare in borsa: tra nuove tecnologie e vecchi adagi
Il mercato azionario, le tecniche per investire, i principi base di rischio-rendimento e diversificazione
14min
Il mercato azionario, le tecniche per investire, i principi base di rischio-rendimento e diversificazione
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Episodi di Pianeta soldi
Nel film "Limitless" il protagonista Eddie Morra è un aspirante scrittore fallito in partenza, in quanto incapace di scrivere il libro promesso alla casa editrice. Inoltre è senza un soldo e viene abbandonato dalla fidanzata. Sta per fare le valigie, abbandonare New York e, come il più classico dei perdenti, fare ritorno alla cittadina di origine dove lo attende un anonimo posto di lavoro nel negozio del padre. Ma per puro caso incontra il fratello della ex moglie: quest'ultimo gli fa provare una pillola, un farmaco sperimentale che ha un effetto strabiliante: moltiplica esponenzialmente le capacità cognitive di chi lo assume. In poco tempo Eddie Morra riesce a scrivere il libro, riconquistare la fidanzata e, soprattutto, guadagnare una fortuna in pochi giorni speculando sui mercati finanziari partendo da un capitale iniziale minimo.
La storia di "Limitless", nella parte relativa al successo di Eddie Morra come trader, è probabilmente il sogno, l'ambizione, o magari l'obiettivo di molti. Riuscire a diventare ricchi partendo da zero o poco più, basandosi unicamente sulle proprie capacità è una prospettiva che non può lasciare indifferenti, soprattutto in un'epoca in cui la tecnologia informatica e l'evoluzione dei servizi finanziari hanno messo a disposizione di chiunque gli strumenti per poter speculare in borsa. Oggi è possibile aprire un conto trading online e iniziare a operare standosene comodamente seduti nella propria abitazione, magari in riva al mare o in montagna: qualcosa di impensabile 30 anni fa. Lo stesso vale per la quantità e qualità di informazioni finanziarie consultabili oggigiorno: disporre di strumenti di negoziazione avanzati sarebbe infatti totalmente inutile senza poter contare su notizie ed elaborazioni utili a effettuare scelte e decisioni di trading.
Sono molto lontani i tempi in cui spericolati finanzieri alla Gordon Gekko, il protagonista di "Wall Street", utilizzavano ogni mezzo, lecito o illecito, per carpire informazioni riservate grazie alle quali anticipare il mercato e realizzare guadagni astronomici. La stessa tecnica utilizzata da Mortimer e Randolph Duke in "Una poltrona per due": i due fratelli corrompono un funzionario statale per avere in anticipo i dati sulla raccolta delle arance e quindi speculare sul succo d'arancia, sicuri di ottenere profitti senza rischio. Ma nel loro caso qualcosa non andò per il verso desiderato. Con questo non si vuol dire che al giorno d'oggi l'insider trading (il reato che commette chi utilizza informazioni riservate per trarre vantaggi) non esiste più, ma solo che l'accesso ai mercati finanziari non è esclusiva di pochi facoltosi personaggi.
Si pone a questo punto il problema di come riuscire a sfruttare le nuove possibilità concesse ai piccoli investitori, capire se esistono tecniche lecite per realizzare l'obiettivo di vivere di trading e accumulare ricchezza. Sul tema esiste una letteratura pressoché sconfinata: analisi fondamentale, analisi tecnica, trading systems, scalping, posizioni contrarian. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Il punto però è un altro e ben più rilevante: la percentuale di successo di chi si cimenta in questa disciplina. Su questo argomento non ci sono dati precisi: per averli si dovrebbe condurre un'indagine su tutti i conti trading aperti presso gli intermediari specializzati esistenti al mondo, cosa molto difficile da realizzare. Esistono solo stime in base alle quali solo il 5, massimo 10 per cento dei trader ottiene risultati positivi costanti nel tempo. Si tratta di una percentuale molto bassa, al punto da far sorgere il dubbio se valga realmente la pena di dedicarsi a questa disciplina
Alcuni studiosi ritengono che cercare di fare soldi speculando sui mercati finanziari sia una perdita di tempo nel migliore dei casi; un modo per far guadagnare soldi agli intermediari (tramite il pagamento delle commissioni di negoziazione) come ipotesi intermedia; un sistema per rovinarsi nello scenario peggiore. Si tratta dei sostenitori della teoria del mercato efficiente. La teoria è abbastanza semplice: è inutile impegnarsi in analisi sofisticate o nell'elaborare e testare algoritmi di trading nel tentativo di scovare titoli momentaneamente sottoquotati ma che a breve saliranno di prezzo, per poi rivenderli e realizzare profitti. Questo è impossibile in quanto il mercato è efficiente e quindi non ci sono titoli sottoquotati: in ogni momento azioni e obbligazioni hanno il prezzo giusto ed è quindi impossibile realizzare profitti superiori a quelli del mercato.
Il maggiore esponente di questa teoria è Burton G. Malkiel. Professore alla Princeton University e per quasi 30 anni dirigente della società di gestione di fondi Vanguard, Malkiel sostiene che i mercati azionari sono efficienti: in altre parole i prezzi delle azioni quotate su detti mercati incorporano tutte le informazioni disponibili per effettuare una corretta valutazione. I prezzi non possono celare un valore nascosto che solo pochi riescono a intuire e destinato a rivelarsi al resto del mondo solo dopo che lo speculatore ne ha approfittato. Per questo motivo non esiste un modo per ottenere profitti superiori a quelli offerti, per così dire, naturalmente dal mercato: i prezzi delle azioni si muovono, ma lo fanno molto rapidamente perché le informazioni significative vengono incorporate in modo pressoché istantaneo nelle quotazioni. Questa rapidità elimina ogni possibilità di speculazione.
Quindi speculare, per Malkiel, è impossibile. Ma non è impossibile guadagnare investendo sui mercati finanziari. Come spiega in "A spasso per Wall Street", speculare e investire sono due cose molto diverse anche se entrambe si mettono in pratica scambiando denaro con titoli. Si potrebbe pensare a un parallelo con calcio e pallavolo: sono due sport molto differenti anche se in entrambi si fa uso di una palla. Secondo Malkiel le differenze tra speculare e investire sono due: l'orizzonte temporale e lo scopo. La speculazione agisce nel breve termine e con l'obiettivo di lucrare la differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. L'investimento agisce nel lungo termine e con l'obiettivo di ricavare dividendi o interessi.
Per Malkiel quindi l'investimento è la strada giusta da seguire: selezionare azioni e/o obbligazioni capaci di garantire ritorni adeguati. Ma come fare a sceglierli? Esistono due metodi: l'analisi tecnica e l'analisi fondamentale. Con la prima si studiano i grafici dei prezzi e dei volumi scambiati cercando di individuare tendenze e segnali di inversione delle stesse. Con l'analisi fondamentale si studiano i bilanci e lo scenario di mercato di un'azienda per capire il valore di quest'ultima in prospettiva. Confrontando valore prospettico e andamento del prezzo del titolo è possibile capire se in un determinato momento il titolo stesso è da acquistare oppure no. Una società potrebbe infatti avere ottime prospettive ma un prezzo del titolo talmente alto da rendere poco o per nulla fruttuoso l'investimento.
Imparare ad essere un investitore di successo 24 minA spasso per Wall Street
Il processo di investimento per essere completo deve però comprendere anche l'altra faccia della medaglia: oltre al rendimento c'è infatti anche da valutare e analizzare il fattore rischio. Quest'ultimo è ineliminabile: quello che si può fare è cercare di gestirlo e ridurlo al minimo pur mantenendo un livello di rendimento coerente con i propri obiettivi. Uno dei sistemi per minimizzare il rischio e salvaguardare il rendimento è diversificare l'investimento in titoli che presentino un andamento storico non correlato, ovvero che non si muovano nella stessa direzione, o lo facciano il meno possibile. Diversificazione: questo è un concetto fondamentale quando si parla di investimenti. Tutti conoscono la regola delle uova e dei panieri: mai mettere tutte le uova in un solo paniere perché se chi sta portando il paniere inciampa tutte le uova andranno perdute. Meglio distribuirle su più panieri e limitare le perdite all'unico paniere che malauguratamente cadrà. Sembra un principio ineccepibile, eppure c'è chi è convinto del contrario: e con questa convinzione è diventato multimiliardario.
Charles Thomas "Charlie" Munger è dal 1978 vicepresidente della Berkshire Hathaway, la società di investimenti fondata dal famoso Warren Buffett. Munger è originario di Omaha, proprio come Buffett, e da ragazzo ha lavorato nel negozio di alimentari di proprietà del nonno di Buffett. Munger ha iniziato la propria carriera come avvocato, seguendo le orme del padre, per poi occuparsi di investimenti. Il suo patrimonio è stimato in circa 1,6 miliardi di dollari: tutto si può dire di Munger tranne che non sappia quello che fa quando prende decisioni di investimento. Eppure una delle regole basilari della sua filosofia di investitore riportata da David Clark in "The TAO of Charlie Munger" è esattamente agli antipodi della regola della diversificazione.
Per Munger diversificare gli investimenti è, letteralmente, roba da matti. Per rendere ancor più chiaro il concetto, qualora ve ne fosse bisogno, il vecchio investitore (è nato nel 1924) utilizza una metafora decisamente esplicita: se impasti uva passa ed escrementi, non otterrai nient’altro che escrementi. Pertanto è inutile fare un mix di investimenti. Siamo quindi lontanissimi dai concetti matematico-quantitativi di Malkiel. Per Munger l'investimento deve essere guidato da principi semplici e di buon senso. Ad esempio molto importante è analizzare a fondo la società di cui vorresti acquistare le azioni: il fatto che il prezzo di queste ultime sia molto basso non è, da solo, un buon motivo per farlo. Potrebbe essere che il prezzo è molto basso perché il settore in cui la società opera attraversa una fase di crisi da cui sarà molto difficile uscire. Oppure che la società è stata gestita male in passato, accumulando debiti che potrebbero comprometterne le possibilità di rilancio.
Lezioni di business da uno degli uomini più ricchi del pianeta 22 minThe TAO of Charlie Munger
Da questi pochi, essenziali concetti possiamo trarre quello che è l'elemento base della filosofia di investimento di Munger (e anche di Buffett), ovvero la ricerca del valore per poi confrontarlo con il suo prezzo. Da questi due fattori, valore e prezzo di un investimento, deriva la pietra angolare su cui ogni investitore dovrebbe costruire le proprie decisioni. Si tratta del margine di sicurezza, che è dato dalla differenza tra valore e prezzo. Il concetto di margine di sicurezza è stato introdotto da Benjamin Graham ed è ben spiegano nel suo "The Intelligent Investor". In questo lavoro Graham chiarisce quanto in parte già esposto descrivendo i principi di Munger. l'analisi approfondita di un'azienda porta a determinare il valore della stessa. Quest'ultimo va poi confrontato con il prezzo di mercato, se le azioni sono quotate in borsa. Ma il principio vale anche se non lo sono: in questo caso il prezzo viene determinato al termine di una trattativa tra potenziale acquirente e proprietario.
La differenza tra valore e prezzo è il margine: ma come mai è detto "di sicurezza"? Graham lo chiama così poiché tanto più è grande, ovvero tanto il prezzo è inferiore al valore, quanto maggiore sarà la protezione su cui l'investitore può contare: in sostanza, se il prezzo è già molto basso è improbabile che scenda ulteriormente prima di iniziare a risalire in direzione del valore. In questo modo l'investitore è maggiormente protetto dal rischio di vedere deprezzare i propri risparmi. Non solo: più è basso il prezzo di acquisto maggiore sarà il rendimento quando il mercato inizierà a prezzare correttamente il titolo. E' evidente che basare le proprie decisioni sul principio del margine di sicurezza consente di tenere sotto controllo i due elementi fondamentali di ogni investimento: il rischio e il rendimento.
Ovviamente tutto dipende dall'accuratezza nella determinazione del valore. In ogni caso Graham fa notare che questo esercizio è senz'altro più affidabile rispetto al tentare di prevedere l'andamento futuro di un'azione. La ricerca del valore reale di una società si basa infatti sull'analisi dei bilanci e quindi su una fotografia del passato: rimane sempre e comunque una cosa complicata ma sicuramente meno rispetto a immaginare cosa succederà tra un mese o tra un anno. Graham era quindi cosciente del fatto che anche l'analisi finalizzata alla ricerca del valore reca in sé una certa dose di rischio: la perfezione non è di questo mondo e anche i migliori analisti possono sbagliare. Per questo motivo sottolinea l'importanza della diversificazione, elemento non condiviso da Munger e Buffett, come visto prima.
Per Graham è fondamentale moltiplicare su più investimenti possibile il processo di analisi del valore e verifica dell'esistenza di un adeguato margine di sicurezza. Questo processo porta alla costruzione di un portafoglio avente un margine di sicurezza complessivo meno esposto alla volatilità e alla possibilità (sempre presente) di essere andati incontro a errori nello studio della società (e qui si avvicina molto alle idee di Malkiel). La diversità di vedute tra veri e propri guru nel campo degli investimenti testimonia il fatto che si tratta di una disciplina molto variegata, in cui trovano spazio e possibilità di successo teorie e principi molto diversi tra loro, se non proprio contrastanti.
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