Organizzare la creatività con il metodo Dickens
Come nutrire la propria creatività e sfruttarla al meglio
15min
Come nutrire la propria creatività e sfruttarla al meglio
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Episodi di Per un pugno di like
‘Canto di Natale’ è, senza ombra di dubbio, una delle opere e dei racconti natalizi più famosi di tutti i tempi. Da quando fu pubblicato, nel lontano 1843, ha nutrito la fantasia, l’ispirazione e lo spirito Natalizio di talmente tanta gente, che si è finito per perderne il conto.
Non solo, l’impalcatura narrativa del racconto è stata e continua a essere sfruttata nel mondo narrativo, continuando sempre a funzionare anche a distanza di più di un secolo.
Come fece il suo autore, Charles Dickens, a creare questa storia famosa tutt’ora?
Com’era organizzato il suo processo creativo? C’è un film del 2017 “Dickens - L’uomo che inventò il Natale”, (tratto a sua volta dal romanzo omonimo di Les Standiford), che tenta di raccontare proprio questo. Seppur con le dovute licenze storico/drammaturgiche, il film riesce a mostrare in maniera molto interessante, non mancando di far riflettere lo spettatore, il processo che portò Charles Dickens, interpretato da Dan Stevens, a scrivere in poche settimane uno dei suoi romanzi brevi più noti e apprezzati.
Il film segue Charles che, seppur autore affermato grazie al successo passato di Oliver Twist, si ritrova ora a dover fare i conti con l’insuccesso dei suoi ultimi libri e con una serie di problemi finanziari e familiari, che sembrano non dargli tregua.
Mentre cerca una nuova idea per uscire da questa impasse, si imbatte, per caso, in un anziano e ricco signore (interpretato da un bravissimo Christopher Plummer), dallo spirito arcigno e cupo, che si trova da solo ad assistere ad un funerale serale in un cimitero.
“Stupidaggini” mormora questi, ed è lì che Charles si illumina. Nell’anziano signore del cimitero ha appena incontrato la prima idea di colui che sarà poi il suo Ebenezer Scrooge.
Questo ci porta alla prima riflessione. Molti pensano alla creatività come ad una cosa che si ha o non si ha.
Spesso veniamo divisi in persone creative e persone non creative. La verità è che la creatività l’abbiamo tutti, solo che ognuno è creativo in maniera diversa da qualcun altro.
Uno scrittore è creativo nel cercare i suoi personaggi in una frase detta per caso da qualcuno, il pasticciere è creativo nell’assaggiare nuovi sapori e capire come combinarli per crearne a loro volta di nuovi, il falegname è creativo nel capire quale legno sia migliore per costruire un determinato tipo di mobile e così via.
La prima cosa importante da sapere, in tal senso, è che la creatività è un ingrediente fondamentale di qualsiasi progetto e idea, tutti la possediamo, il vero problema non è averla, bensì nutrirla.
Ecco quindi che la creatività è come una pancia, se non la riempi questa resta vuota, ma ciò non significa che tu non ce l’abbia, significa solo che non la stai riempendo.
Per farlo ci sono vari step che possono aiutarci, uno dei principali, per quanto banale possa sembrare, è avere occhi e orecchie ben aperti.
Lungo tutto il film Charles trova idee per il suo racconto ovunque, così abbiamo, ad esempio:
In poche parole: indaga, ascolta, guarda, si informa. Sembrerà la più banale delle cose, ma molto spesso, l’inizio di un processo creativo fallisce o non prende piede, proprio perché le idee che abbiamo sono ancora eccessivamente embrionali. Per farle crescere bisogna studiare e guardarsi intorno. Prendere ispirazione da chi ha fatto meglio di noi.
Come diceva Steve Jobs: “creatività è mettere in connessione le cose”, come fa appunto Charles Dickens nel film. Tornando alla metafora del pasticciere: se una pasticciere, che non ha esercitato la propria creatività, assaggiando una tavoletta di cioccolato fondente ai frutti rossi, penserà semplicemente che è buona; un pasticciere che l’ha esercitata, penserà quali tipi di dolci si possono ricavare usando quella tavoletta.
Così come un autore trova le idee per i propri personaggi, dalle situazioni che ogni giorno incontra sul proprio cammino, così un pasticciere, se vuole creare un nuovo dolce, mai assaggiato prima, deve assaggiare e sperimentare più sapori, mescolando più ingredienti e magari studiarne di nuovi e mai utilizzati.
Bisogna cercare letteralmente ‘ovunque’: anche dove normalmente si penserebbe di non trovare nessuna idea nuova, si può finire per scovare qualcosa che può esserci utile. Per farlo, però è fondamentale avere l’attitudine all’ascolto e aguzzare la vista.
Non per niente creatività deriva dal latino ‘creare’ che significa appunto produrre qualcosa dal nulla, istituire, fondare e così via. Si tende a dire che la creatività sia appannaggio solo di determinate categorie di persone, ma in realtà è una delle attitudini umane più comuni e usate sin dalla preistoria.
Anche quando venne inventata la ruota, altro non si stava facendo che applicare un processo creativo.
Ciò significa che, di base, chiunque si trovi ad avere un progetto o un’idea embrionale per le mani, parte dallo stesso punto di partenza: perché funzioni e perché si riesca a trovare tutti gli elementi giusti del puzzle, bisogna studiare e informarsi, questo che si tratti di uno scrittore, di un pasticciere o di un falegname.
In tal senso, ovviamente, è molto importante prendere nota di tutto. Nel film Dickens ‘colleziona’ tutti i nomi e cognomi interessanti che gli possano poi tornare utili per poterli riutilizzare per i suoi racconti. Ogni volta che ne incontra uno, lo annota nel suo blocco note. Ecco quindi il cameriere “Marley” o il poliziotto a fine film “Copperfield”.
In un’altra scena, ad esempio, va in giro per il mercato alla ricerca di volti e situazioni.
In due parole: cerca e, quando trova, annota.
Quindi, un passaggio tecnico fondamentale, nel nutrimento della propria creatività, è tenere nota di tutto. A tal proposito, può tornare utile quanto detto da Adam Savage nel libro: Every Tool’s a Hammer.
Savage spiega l’utilità di usare liste di cose da fare, come strumento fondamentale che accompagna un percorso creativo.
In poche parole ci dice che, per quanto una lista di cose da fare possa sembrare molto distante dall’idea che tutti noi abbiamo di ‘creatività’, in realtà, essa può essere uno strumento fondamentale per permetterci di avere più chiaro il quadro di come procedere con i nostri progetti, evitando di perderci per strada.
Possono non solo, aiutarci a delineare le fasi di un progetto, ma sono utilissime anche nel darci soluzioni quando ci si imbatte in momenti e punti imprevisti.
Come spiega il libro, ci possono essere vari tipi di liste, dipende, ovviamente, da ciò che stiamo progettando: può essere la lista dei nomi di Dickens o la lista dei migliori ingredienti del pasticciere che deve creare un nuovo dolce, così come la lista di tipo di legno da usare per un nuovo mobile, per un falegname.
Come illustra bene Savage, la cosa fondamentale è che diventi uno strumento atto ad avvicinarci al nostro risultato finale.
Esprimere la propria creatività in maniera organizzata e produttiva 15 minEvery Tool's a Hammer
Una parte fondamentale, nel nutrimento della propria creatività, è quello di essere aperti all’idea del cambiamento.
Molto spesso potrà capitare di sentirci impantanati in un punto o ci sembrerà che qualcosa nella nostra idea non funzioni bene.
La cosa importante, in questi momenti, è essere aperti ai cambiamenti e alla possibilità che ci siano parti della nostra idea che vadano cambiate o migliorate.
In un punto del film, ad esempio, a Charles viene fatto notare più volte, che l’idea della morte del piccolo Tim, il figlio dell’impiegato di Scrooge, è un’idea che non sembra funzionare perché stride con tutto il resto del messaggio che il racconto vuole trasmettere.
Tutti gli dicono che il piccolo Tim, a fine racconto, non può morire, perché questo finirebbe per condizionare tutto il finale.
Inoltre, proprio sul finale, Charles non riesce ad accettare l’idea che un personaggio come Scrooge possa effettivamente diventare una persona migliore in una notte. Tutto ciò, però, stride e complica tutto il resto del progetto.
Ora, da un punto di vista pratico, così come la morte o la vita di un personaggio di un romanzo o di un film, condiziona, per forza di cose, tutto il resto; allo stesso tempo, determinate parti di un’idea possono influenzarne in maniera, errata o meno, il risultato finale.
Se un falegname, mentre costruisce un determinato tipo di mobile, si rende conto che il legno che sta usando potrebbe non essere buono per l’uso che verrà poi fatto del mobile stesso, ha varie opzioni a sua disposizione: può cambiare il tipo di legno, può riprogettare il mobile, in modo che si adatti a quel legno nello specifico o cercare altre soluzioni esterne, che possano aiutarlo nel risultato finale.
In poche parole, la creatività sta anche nell’essere aperti al fatto che spesso i cambiamenti sono necessari. Lo spiega molto bene Ed Catmull nel libro Creativity, Inc. Catmull spiega che la creatività ha a che fare con il cambiamento e che, quest’ultimo, è un processo in continua evoluzione. Innamorarsi incondizionatamente di un progetto e di un’idea può risultare dannoso e ripetitivo.
Importante, invece, è riconoscere che la casualità e i cambiamenti fanno parte della vita e spesso possono giocare ruoli importanti e fondamentali nei processi creativi, aiutando a connettere tra loro idee e concetti che potevano, inizialmente, sembrarci non correlati, ma che invece vanno a migliorare i risultati.
Bisogna essere pronti a rivedere ciò che non va bene o che va migliorato. Essere creativi significa anche e soprattutto questo: accettare che le cose possono migliorare e cambiare da un momento all’altro e non è detto che questo debba per forza essere una cosa sbagliata.
Come creare un ambiente che favorisca la creatività 23 minCreativity, Inc
In questo senso, anche farsi aiutare dagli altri può tornare utile. Molto spesso, in situazioni del genere, un parere esterno può essere prezioso: come Dickens ascolta il parere dell’amico o della cameriera; allo stesso tempo, un pasticciere può chiedere aiuto a clienti o amici fidati, facendogli assaggiare più versioni del suo dolce, in modo da capire cosa c’è che può andare bene o cosa no.
Allo stesso tempo, bisogna imparare a fermarsi e riflettere bene e seguire il proprio intuito. Una delle scene cardine del film e che fa di esso un esperimento molto divertente e particolare, è che Dickens dialoga in maniera ‘reale’ con i propri personaggi, come se fossero costantemente insieme a lui.
Così, si ritrova a dialogare con Scrooge e Marley e gli pone domande.
Un esempio lampante è la scena succitata del mercato. Qui, Dickens si reca per trovare ispirazione per la creazione di scene e personaggi e dialoga con Scrooge:
Insomma, in parole povere, nel film viene usato uno stratagemma teatrale che mette Dickens a confronto con le sue stesse idee, sotto forma di personaggi reali, e le ‘intervista’. Tutto ciò perché, uno scrittore, deve sapere tutto dei suoi personaggi: vita, morte e miracoli, deve poterseli figurare realmente. Se non sa queste cose non potrà mai riuscire a descriverli, né a far sembrare reale il racconto che riporterà.
Allo stesso modo, di qualsiasi progetto si tratti, bisogna ‘intervistare’ se stessi e le proprie idee.
Un pasticciere dovrà sapere quale tipo di cioccolato potrà andare bene per il dolce che ha in mente: quanta percentuale di cacao dovrà avere? Andrà bene quello al 70% o quello al 50%? La farina che userà di che tipo sarà? Ne basterà una normale oppure servirà una speciale?
Sembrano dettagli tecnici e banali che non hanno nulla a che vedere con la creatività, ma in realtà ne sono una base.
Seguire il proprio intuito in questo senso è fondamentale, bisogna capire bene lo scopo e il fine della nostra idea o progetto: per riuscire a farlo, bisogna ‘intervistare’ se stessi, ponendosi una serie di domande a cui rispondere.
Alcune domande di base potrebbero essere:
Dialogare con i propri progetti, intervistandosi, può aiutarci come per l’idea di creare liste di cui si parlava sopra. Sono tecniche basilari che aiutano e nutrono il processo creativo e lo velocizzano.
Come ogni processo, anche quello creativo deve arrivare alla fine. In tal senso è importantissimo e fondamentale darsi delle scadenze.
Nel film Dickens ha come scadenza il Natale: ha solo 6 settimane per scrivere l’intero racconto, farlo illustrare e portarlo in tipografia per farlo stampare, in maniera tale che possa essere pubblicato in tempo per le festività.
La pressione della scadenza lo aiuta nell’organizzazione del tempo, in modo che questo non vada perso inutilmente e il progetto resti stagnante.
In tal senso, può essere d’aiuto quanto spiegato da Adam Savage nel libro citato prima, Every Tool’s a Hammer.
L’autore spiega che, esattamente come per le liste, anche darsi delle scadenze è una pratica fondamentale nello sviluppo dei processi creativi. Molto spesso ci capita di perdere tempo pensando di averne in abbondanza a disposizione, o magari, al contrario, ci facciamo prendere dall’ansia temendo di averne poco.
Come dice Savage, scadenze ben pianificate aiutano a focalizzarsi evitando di procrastinare o lasciarsi prendere da manie di perfezionismo e simili.
Per quanto difficile possa sembrare auto-imporsi scadenze, esse sono fondamentali se non si vuole rischiare di incappare in inutili scuse o errori banali, che finirebbero per far inceppare il processo creativo.
Arrivato sul finale, nel film, Charles inizia ad essere tormentato da Scrooge che, da personaggio, si trasforma nello spettro delle sue paure e fa venire a galla tutte le sue insicurezze.
La paura di un altro fallimento lo terrorizza e questo finisce per bloccarlo proprio sul punto più bello: il finale del racconto.
Per quanto si sforzi, non riesce a trovare la chiave giusta per fare l’ultimo passo del suo processo creativo.
A tal proposito, è utilissimo quanto spiegato nel già citato libro di Ed Catmull.
Non bisogna vedere i fallimenti e gli errori come il male assoluto. Certo non sono piacevoli, ma sono parte del processo creativo e, come spiega Catmull, spesso sono la conseguenza per aver provato a fare qualcosa di nuovo, di aver sperimentato. E si sa che, quando si sperimenta, molto spesso si sbaglia, ma si impara anche da quegli stessi errori.
A volte gli errori fatti, sono solo una maniera per capire dove sono le strade giuste da prendere, sono come i bivi di una strada, se prendiamo quella sbagliata, allora saremo certi che l’altra, con tutta probabilità, sarà quella giusta.
La paura di fallire rischia di far impantanare idee e progetti e non dargli il finale o l’aspetto migliore.
È impensabile riuscire a creare qualcosa di buono senza sbagliare, la cosa più importante è prendere quegli errori, volgerli a proprio vantaggio e far si che diventino un’opportunità di miglioramento.
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