Come diventiamo cattivi?
Gli anestetici morali: come le dinamiche sociali rendono più facile compiere azioni malvagie
14min
Gli anestetici morali: come le dinamiche sociali rendono più facile compiere azioni malvagie
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società ben tornati a tutti ad un nuovo episodio 4books di sociologia Pop, sempre Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono che parla. Nella puntata precedente parlavamo della visione conflittualità della società, da parte dei teorici del conflitto. Il Conflittualismo infatti è una delle principali correnti della sociologia. E a proposito di conflitto nella società, in questa puntata, l'ultima di questa stagione, vedremo un tema che scotta e che mi sta particolarmente a cuore. Per concludere questa stagione infatti vi parlo di uno dei temi che più in assoluto mi hanno affascinato e perché no, anche un po’sconvolto da quando ho iniziato a studiare sociologia. Non ho solo un ricordo come dire accademico dell'argomento di oggi, ho anche un ricordo potrei dire, affettivo nostalgico, anche se non sono passati così tanti anni, perché mi fa ripensare ai miei primi passi nella sociologia e alle mie prime volte che ho detto: “wow non ci avevo mai pensato, ma questa cosa davvero così funziona?”. L'argomento in questione è: come compiamo atti malvagi? Quali sono quei meccanismi sociali che ci portano a compiere azioni cattive, nel senso più puro del termine, parliamo quindi del fare male ad altre persone. Io scommetto che tu che in questo momento mi stai ascoltando, sia sicuro nella tua bontà d'animo, che tu sia sicuro del fatto che non riusciresti mai a fare del male in modo netto ad una persona psicologicamente o fisicamente. Io invece ti posso assicurare del contrario. Ti posso assicurare che, all’interno di determinate situazioni, anche tu ne saresti in grado. Detto questo andiamo a vedere quali sono queste condizioni. Prima però devo fare una piccola premessa, se io oggi sono qui a raccontarvi di queste situazioni, è grazie a una serie di studi e di esperimenti sociali che sono stati fatti in passato. In particolare due: l'esperimento Milgram e l'esperimento carcerario di Stanford. Il primo ha indagato il comportamento di alcune persone a cui un'autorità chiedeva di eseguire delle azioni contro i loro valori etici. Ve la faccio breve, l'esperimento dimostrò una cosa agghiacciante: un individuo, sotto il comando di un'autorità si sentiva più legittimato a fare del male a un'altra persona. L'altro invece, è un esperimento sociale, che l'autore Philip Zimbardo, mise in atto nel 1971 in una cittadina della California. L’esperimento prevedeva questo: veniva ricostruita in modo fittizio, la situazione di un carcere in cui c'erano guardie e detenuti. I soggetti che dovevano giocare e fingere di fare guardie e detenuti, erano dei normalissimi ragazzi americani, che avevano accettato di partecipare. I ragazzi assegnati alle guardie erano stati fatti vestire da guardie, quindi con la divisa militare, gli occhiali da sole, i manganelli e viceversa, i ragazzi detenuti erano stati fatti vestire con le tute da carcerati. Ai primi era stato detto: “fingete di comportarvi da guardie” e ai secondi era stato detto “fingete di comportarvi da detenuti”. Era tutto finto quindi, ripeto: quelli erano dei normalissimi ragazzi americani. Doveva essere un normale esperimento, ma assunse una piega inquietante. Inizialmente doveva durare due o tre settimane, Zimbardo fu costretto ad interromperlo dopo una. Sapete perché? Perché in questo gioco di ruolo, dove tutto era fittizio, i ragazzi che facevano finta di essere le guardie, avevano iniziato a comportarsi come se per davvero fossero delle guardie carcerarie, che avevano a che fare con dei criminali. Avevano iniziato ad utilizzare la violenza, ad urlare ai detenuti, a picchiarli. Adesso attuavano un vero e proprio comportamento malvagio. Nel giro di una settimana, erano diventati irriconoscibili rispetto a quando l'esperimento era iniziato. Zimbardo per davvero fu costretto a interromperlo, non era tanto per dire. Perché se l'esperimento fosse andato avanti, le conseguenze sarebbero diventate irreversibili. I secondini, da normalissimi giovani ragazzi della classe media americana, erano diventati dei violenti e cattivi aguzzini. Ora, dopo aver ascoltato di questi due esperimenti, tutti noi arriviamo ad una domanda nella testa: perché ciò è accaduto? Perché in entrambi i casi si erano create situazioni che avevano spinto i soggetti a compiere azioni cattive? Adesso andiamo a vedere finalmente quali sono queste situazioni. La chiave di tutto sono gli stramaledetti anestetici morali. Sentite che bel termine, esaustivo dal punto di vista sociologico? Anestetici morali, cioè quei trucchi usati per fare in modo che i tuoi limiti etici e morali, si affievoliscano, si spengano, appunto vengano anestetizzati. Quindi sotto anestetici morali, tu tendi molto meno a dire: “no questa cosa non la dovrei fare perché non è giusta”. Il primo anestetico morale è l'anonimato, state attenti che è potentissimo perché produce l'effetto maschera. Che significa? Significa che quando tu carnefice, hai la certezza che l'altro non ti possa vedere, sei più propenso a fargli del male. È la spiegazione scientifica del perché circola l'odio in rete. Tu vieni insultato su internet da un leone da tastiera che si chiama “carbonara36”, perché sa di essere anonimo e quindi non riconoscibile. E attenzione non ridete al nome “carbonara 36” perché l'odio in rete è un problema veramente serio. Le guardie che vi avevo citato prima, dell'esperimento carcerario di Stanford, erano tutte vestite uguali, e tutte avevano gli occhiali da sole, che parzialmente ti oscura la faccia e contribuisce all'anonimato. La sociologia, miei cari sociologi e sociologhe, ci da questo insegnamento: quando parlate di un argomento scottante, litigioso su Internet con una persona, ricordate sempre di pretendere, che quella persona abbia un nome un cognome e un viso reali. Altrimenti abbandonate la conversazione, che quella persona è una codarda. Andiamo avanti, secondo anestetico morale: la legittimazione dall'alto, questa è micidiale. Quando un governatore, un pubblico ufficiale, un qualcuno che ha autorità in generale, dice che compiere un'azione malvagia va bene. Il soggetto che ascolta sarà più propenso a compierla, perché è ordinata da un elemento gerarchicamente superiore e rispetto a noi. Questo vi influenzerà. Perché la legittimazione dall'alto è pericolosa? Perché porta alla deresponsabilizzazione, grandissimo male dei nostri tempi. Siccome ti ha ordinato di compiere un azione cattiva qualcuno al di sopra di te, allora tu ti sentirai con la coscienza a posto nel compiere un'azione malvagia, anche se la stai compiendo lo stesso, e questa è la cosa micidiale. Andiamo avanti, terzo anestetico morale: l'abitudine. Quando la legittimazione dall'alto, la deresponsabilizzazione e l'anonimato sono consolidati nel tempo, il meccanismo può diventare automatico. Anche uccidere può diventare automatico e scontato se sono mesi o anni che lo fate. Siete anestetizzati moralmente perché è diventata una routine per voi. Quarto anestetico: l'allontanamento dagli effetti. Questo è il mio preferito nello studio dell'argomento. Consiste nel non vedere direttamente la conseguenza delle proprie azioni. Quando tu infatti, non hai davanti a te chiara e netta, la conseguenza di un'azione che stai compiendo, sei più propenso a compiere un'azione malvagia, perché non vedi direttamente il dolore che causa. Puoi immaginarlo? Si, ma non è come vederlo, non è la stessa cosa. Quinto e ultimo anestetico è la de-umanizzazione. Consiste nel considerare una vittima come uno scarto, come uno scarafaggio, attraverso una massiccia propaganda mediatica, che ti dice e ti ripete ogni giorno che quella vittima è uno scarto. L'esempio perfetto di questo e la propaganda fascista-nazista che negli anni ‘30 e ’40 continuava a ripetere alla popolazione costantemente quanto fossero inferiori gli ebrei. Quando tu ti ritrovi in un contesto in cui ogni giorno, tramite giornali, tramite le radio, tramite i comizi, ti viene detto che una determinata categoria sociale è uno scarto o anche semplicemente, dà fastidio, lo inizi a credere. La tua moralità si anestetizza. Per concludere sugli anestetici morali aggiungo che spesso si trovano tutti insieme, e favoriscono la violenza e la sua diffusione nella società di oggi. Adesso che siamo arrivati a questo punto, vi parlerò di quali sono quei trucchi sociologici per resistere a queste situazioni, quei consigli per fare si, che non veniate anestetizzati moralmente, però prima devo fare una precisazione. Perché prima dicevo che questo studio mi ha aperto un mondo? Perché mi ha fatto crollare i concetti che avevo di bene e male. Io prima pensavo che i buoni e i cattivi esistessero solo perché lo erano dalla nascita. Ciò che vi ho raccontato oggi, mi ha dimostrato il contrario. Non esistono solo o soggetti, esistono anche le situazioni che li definiscono. Tantissime azioni cattive compiute ogni giorno, potrebbero essere evitate se i contesti fossero migliorati e supervisionati. Capite? Intendo quindi, se le situazioni non andassero a creare gli anestetici morali che vi ho raccontato prima. Chiaramente, due punti importanti specifico: 1) Questo ragionamento non toglie che poi esistano anche persone cattive di loro e buone di loro, che sono tali a prescindere dal contesto, è ovvio. Solo che sono molte meno di quello che credete, tutto qui. 2) Il fatto che un individuo abbia compiuto azioni malvagie perché spinto dal contesto, non gli evita il fatto che poi debba essere punito. Perché altrimenti corriamo il rischio di estrema deresponsabilizzazione. Se un signore ha rubato 1000 euro dalla cassa di un negozio, deve essere arrestato. Solo che però dopo averlo arrestato anziché dire: "è delinquente perché in questo mondo esistono le persone cattive", senza risolvere un bel niente, la sociologia arriva da noi e ci dice: "no aspetta, guarda il contesto però. Quel signore ha rubato perché non arriva fine mese, deve mantenere una figlia, ed è vedovo. Facciamo magari di istituire una misura di aiuti economici per i genitori vedovi che eviterà di far ripetere situazioni del genere”. Ecco, ora è diverso. L'ho buttata a caso, era un esempio assolutamente casuale, magari esiste per davvero, era per farvi capire. Poi ripeto: lo devi sottoporre a processo, ha compiuto comunque un atto deviante, un atto criminale, ha rubato dei soldi che non sono suoi. Però guardando anche al contesto che influenza i singoli, anziché solo ai singoli, ci si apre un mondo, carissimi sociologi e Sociologhe. Infine vediamo brevemente alcune indicazioni per resistere agli anestetici morali. Philip Zimbardo nel suo libro l'Effetto Lucifero, ci raccomanda una lista di 10 punti, io ve ne racconto i tre: i più importanti secondo me. La prima indicazione è quella della responsabilità: nel momento in cui ci assumiamo la responsabilità delle nostre decisioni, delle nostre azioni, significa che ci mettiamo al volante noi nel bene e nel male. Significa che il nostro obbedire a qualcuno quando eseguiamo un'azione, non ci maschera la responsabilità, nel momento in cui la eseguiamo. Immaginatevi sempre il momento in futuro in cui quell'azione verrà giudicata negativamente, e voi non potrete rispondere: “eh l'ho fatto perché lo facevano tutti”. Questo trucco permette di non cadere nella deresponsabilizzazione, quella che citavamo prima. Il secondo consiglio consiste nell'affermare la propria identità. Cercate di affermare sempre la vostra individualità, fate intendere il vostro nome, fate intendere chi siete e chiaramente invitate gli altri a fare lo stesso. Ricordate quello che abbiamo detto prima: l'anonimato promuove il cattivo comportamento. Terzo e ultimo consiglio, è quello di avere prospettiva temporale. Dobbiamo sempre pensare ad una cosa, una frase che ci dobbiamo fissare nella testa: “in futuro quali saranno le conseguenze dell'azione che io sto facendo adesso?”. Si parla quindi di una vera e propria analisi costi-benefici. Perché se noi cadiamo nel bias del considerare soltanto il presente, siamo più propensi ad effettuare comportamenti irresponsabili. Questo è il modo per cercare di resistere all'anestetico morale che abbiamo detto prima, cioè il non vedere la conseguenza delle proprie azioni direttamente. L’anestetico morale non avrà effetto su di voi, se riuscite ad avere una prospettiva temporale. È facile cercare di utilizzare questi trucchi? No, non è facile ragazzi. Sono io il primo a dire che non è facile, però sono anche il primo a dire che è moralmente la giusta strada da intraprendere. Questa è la sociologia signori e signore, torniamo sempre lì: una materia in grado di sconvolgerti il modo in cui vedi la realtà. Secondo me, aggiungo un parere personale, è anche una materia che ti dà una marcia in più rispetto agli altri. Siamo arrivati alla fine, stavolta non solo di questa puntata, ma anche di questa prima serie si chiama Sociologia Pop. L'unica cosa che posso dirvi è che spero che la serie vi sia piaciuta, spero di avervi tenuto compagnia e spero di aver diffuso come posso un minimo di sapere sociologico. Diffonderlo in Italia non è mai abbastanza. È stato davvero un piacere essere stato ascoltato da voi, grazie mille a tutti e a tutte voi. Come dico sempre io: “date sempre un bel 5 e decidete voi dove a chi vi dice che la sociologia è la scienza delle merendine”. Io sono Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono e questo è il podcast 4books “Sociologia Pop”.