Hai un ruolo sociale... seguilo!
Scopri come sei stato programmato dalla società... e forse imparerai a fare un reboot!
11min
Scopri come sei stato programmato dalla società... e forse imparerai a fare un reboot!
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società, ben tornati ad un nuovo episodio 4books di Sociologia Pop, sempre Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono che parla. Puntatina tosta quella scorsa: abbiamo toccato un argomento abbastanza particolare, cioè i suicidi. In questa nuova puntata, come accennato, ci alleggeriamo un po’: parliamo di un argomento personale, nel senso che ognuno di noi si rispecchierà in quello che vi racconterò. Credetemi, è scientificamente impossibile che qualcuno di voi oggi pensi: “ma di che sta parlando?”. Perché oggi parliamo di come il contesto sociale faccia una specie di magia, ovvero impiantare nella testa di ognuno di noi un ruolo, che poi per il resto della nostra vita tendiamo a seguire, a rispettare, o per lo meno da cui ci facciamo influenzare. Questo processo chiaramente ha un nome, però è fraintendibile come termine, perché noi nel tempo ne abbiamo iniziato a fare un uso un po’ distorto: socializzazione. Se io vi dico “socializzazione” che vi viene in mente? Penserete a quel termine usato per indicare il fare nuove amicizie, uscire il sabato sera e chiacchierare in un locale no? No, non significa veramente questo. La socializzazione in sociologia è quel processo in cui tu membro della società apprendi le informazioni e le caratteristiche della società in cui vivi. La società ha sempre interesse a preservarsi e la tendenza a rimanere stabile. Quindi fa sì che le sue tradizioni, i suoi usi e costumi, i suoi costrutti culturali si trasmettano ai futuri membri. In modo tale che possa continuare a vivere e riprodursi, passando sopra il fatto che prima o poi un giorno molte delle persone che ne fanno parte moriranno di vecchiaia. Vi faccio un esempio prendiamo una serie di caratteristiche assolutamente tipiche della nostra società, la società Italiana. Uno, viviamo in una democrazia, due abbiamo il culto del cibo e del calcio, tre tendiamo ad essere espansivi quando parliamo. Ho fatto un mix, ho preso una caratteristica politica, una culturale in senso generico, e una comunicativa. Ora riflettiamo su una cosa: gli italiani della società italiana di trent'anni fa, vivevano in una democrazia, avevano il culto del cibo e del calcio, tendevano ad essere espansivi quando parlavano. Gli italiani della società italiana che ci sarà fra trent'anni, indovinate un po' vivranno in una democrazia, speriamo, avranno il culto del cibo e del calcio, saranno espansivi quando parleranno. E voi direte “certo Paolo non potrebbe essere altrimenti”, ma ne siete sicuri? Cioè, com'è possibile che la società ogni volta che biologicamente, di vecchiaia, muoiono i suoi membri non riparta da capo, non si azzeri? Pensateci un attimo, perché non è scontato. Le caratteristiche di una società le fanno i membri di quella società, fin qui nessun dubbio, e i suoi membri muoiono prima o poi. Eppure queste caratteristiche rimangono, e vengono trasmesse ai nuovi. Perché? Perché esiste la socializzazione. Avviene principalmente attraverso le persone adulte, perché in loro è già avvenuto il processo di socializzazione. Perché a loro volta hanno appreso quelle informazioni dai loro genitori, cioè i nostri nonni, che a loro volta l’hanno prese dai loro, e così via. È un vero e proprio processo di trasmissione del sapere ed è influenzato da una miriade di piccolissimi fattori che si intrecciano tra loro. Tu membro della società, sarai influenzato dal contesto che hai intorno, ma la cosa affascinante e che nella maggior parte dei casi non te ne accorgerai. Date le informazioni che la società ti ha impiantato nella testa, di un buon 90% tu membro non te ne sei accorto. Magari per uno studente di sociologia come me, questa soglia potrebbe abbassarsi, tradotto: potrei rendermi molto meglio conto rispetto ad altri, di come la società mi influenzi, perché lo studio, ma mai azzerarsi. Ora, il processo di socializzazione si divide in due fasi in realtà. La socializzazione primaria e la socializzazione secondaria. Le scienze umane spiegano come generalmente, la primaria avvenga in famiglia, con i propri genitori o in generale i parenti, la secondaria invece a scuola con i propri compagni e simili. Il confine non è così netto, tra socializzazione primaria e secondaria, ci spiegano le scienze umane, però indicativamente la possiamo dividere in due. Possiamo definire la socializzazione primaria come quella fase che un individuo intraprende nella prima infanzia, gli permette di diventare un membro di una società, perché gli dà le basi. Durante questo periodo il bambino si identifica con le persone che sono intorno a lui e che influiscono su di lui, ne assume i ruoli ne assume gli atteggiamenti, li interiorizza e li fa propri. Compiendo questa operazione, il bambino si appropria del mondo che ha intorno. Termine ultra esaustivo quest’ultimo, si appropria, cioè fa suo, il mondo che ha intorno, le sue caratteristiche sociali e culturali. Facendo ciò il nostro piccolo individuo in questione sviluppa, si una propria identità personale, ma anche una propria identità sociale. Io sono Paolo Petrucci, sono uomo, sono Italiano, provengo da una famiglia con queste caratteristiche e così via…La socializzazione secondaria invece consiste essenzialmente in quei processi successivi alla primaria che introducono l’individuo, già socializzato, nei vari settori del mondo sociale. L’individuo acquisisce una conoscenza più specializzata dei suoi ruoli, potremmo dire che se la socializzazione primaria inserisce un individuo nella società, la secondaria lo “specializza”. Ora arriviamo alla sostanza della puntata, al dunque, la puntata si chiama “hai un ruolo sociale…seguilo!” per un motivo. Facciamo un esempio di come la socializzazione influenza le nostre vite in modo così netto e determinante ma al contempo non così tanto evidente. Il mio obiettivo con questo esempio è farvi capire che cosa significa quando tu membro della società interiorizzi un ruolo che ti viene assegnato alla nascita. Farò un esempio volutamente al maschile, perché mi ci posso riconoscere meglio, in quanto mi identifico come uomo. Facciamo finta che tu sia un bambino, ancora piccolo, molto piccolo. E che tu sia un foglio bianco, metaforicamente parlando. E facciamo finta che il disegnare, tracciare segni su quel foglio bianco, sia la società che porta avanti la sua socializzazione, quindi sia la società che trasmette le sue informazioni. Più un individuo è in avanti con l’età e ha assunto informazioni dal contesto sociale, cioè più la socializzazione ha operato su quell’individuo, più il suo foglio sarà pieno di segni. Tu però sei un bambino piccolo piccolo ancora quindi ancora è bianco. Davanti a te hai tua sorella di 5 anni che sta portando tra le braccia a fatica dei libri pesanti. Tuo padre ti dice: “Stefano, fai l’uomo, aiuta tua sorella a portare quei libri”. Tic…ti è appena stato segnato un puntino nero su quel foglio bianco. Una piccola informazione è stata impiantata nella tua testa, da chi? Dal contesto sociale che hai intorno. E tra te e te, senza accorgertene perché sei piccolo, tu dici: “quindi significa questo fare l’uomo”. Poi vai avanti, un po’ di tempo dopo, senti tuo padre che racconta come ha conosciuto tua madre: “sai quando la conobbi da vero uomo, pagai io la cena a tua madre”. Tic…altro puntino nero su quel foglio bianco, altra informazione, impiantata nella tua testa. Allora, arriviamo al dunque. Che sta succedendo? Man mano che su quel foglio bianco che sei da piccolo, compaiono uno dopo l’altro quei puntini neri, poi quei puntini poi si iniziano a unire tra loro, e tu acquisisci uno schema di comportamento, stai interiorizzando una serie di comportamenti sulla base di tue caratteristiche. Essere uomo vero significa aiutare una donna in difficoltà, essere uomo significa pagare la cena alla donna. Da dove li stai acquisendo? Dal contesto sociale come ho detto si, ma più precisamente da persone che, essendo più grandi di te, già in passato hanno interiorizzato quei comportamenti. Questa è la socializzazione. Dall’altra parte corrispettivamente, verrà insegnato alle ragazze di seguire altre caratteristiche basate invece su cosa significhi essere donna. Ma attenzione, la socializzazione non avviene soltanto con i ruoli di genere, quello che vi ho fatto io è singolo esempio di uno specifico ambito, se è per questo avviene in tantissimi altri ambiti, quando da piccolo essendo Italiano cresci in una famiglia e società che dicono che abbiamo il cibo più buono del mondo, e allora cresci con il culto del cibo. Stessa cosa con il culto del calcio. Anche quando da piccolo cresci in un contesto sociale che ti dice che l’amore va vissuto in coppia, e quindi cresci con questo concetto della monogamia come chiave per vivere le relazioni. Ovviamente, questo va precisato, le informazioni che ti vengono trasmette, sono culturali, non naturali. Non è scritto in natura che l'uomo debba pagare la cena alla donna, non è scritto in natura che ti devi arrabbiare se un inglese mette il ketchup sulla pizza, così come non è scritto in natura che l’amore debba per forza essere monogamico. Sono solo costrutti sociali, nient’altro, se ci trovassimo geograficamente in un altro luogo, oppure in un'altra epoca, oppure, direttamente in un’altra cultura, oggi avremo certezze e visioni del mondo completamente differenti, quindi le caratteristiche della nostra società sono sempre relative. Solo che però, nonostante siano costrutti culturali, non naturali, li viviamo scontatamente, non ci interroghiamo sul perché li seguiamo. E questo perché? Perché esiste la socializzazione, che ci le trasmette sin da piccoli le sue informazioni, perché la società si vuole auto preservare, capito si la furbacchiona. Così ci abituiamo e li diamo per scontati. Ognuno di noi alla nascita ha un ruolo che gli viene attribuito: chi è uomo e chi è donna, chi è italiano, giapponese, americano, il tuo nascere in una famiglia economicamente povera, che ti consegnerà determinati valori oppure ricca, il contrario, che probabilmente te ne trasmetterà altri. Un ruolo viene attribuito ad ognuno di noi, e questo senza che ce ne accorgiamo, grazie alla socializzazione. E quando tu ci inizi a riflettere su determinate cose ti si apre un mondo, perché inizi a capire quanto siano relative, quanto tu abbia determinate caratteristiche perché il contesto ti ha marchiato in questo modo. No ragazzi non siamo così liberi come ci raccontiamo. Abbiamo un netto grado di libertà ovvio soprattutto nella nostra società, ringraziando il cielo democratica, ma non siamo così totalmente indipendenti dal contesto sociale che ci sta intorno, come ci piace credere. Assolutamente no. La sociologia ci insegna questo. E nel frattempo la fine dell’episodio è arrivata anche questa volta. Rifletteteci su quello che abbiamo detto, perché è tosta quando inizi a capire che tante istituzioni che dai per scontate in realtà non lo so. A proposito di società che influenza, nel prossimo episodio vi parlerò di prospettive, cioè più precisamente, cosa significa quando anziché adottare una visione che vede la società influenzare il sistema economico, adottate la visione opposta, cioè: e se fosse il contrario? Se fosse il sistema economico che influenza la società? Bella domandina, ma lo vedremo nella prossima puntata. Come sempre vi ringrazio per avermi ascoltato e vi saluto, io sono Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono e questa, è sociologia Pop.