Sai cosa ti succede in una metropoli?
Vivere tra grattacieli e troppi stimoli, il prezzo del progresso umano
9min
Vivere tra grattacieli e troppi stimoli, il prezzo del progresso umano
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società ben tornati a tutti ad un nuovo episodio 4books di sociologia Pop, ed alla nuova e seconda stagione di Sociologia Pop, che inauguriamo con questa puntata. Sempre Paolo Petrucci in arte Giovani Sociologi Crescono che parla. È un piacere avervi di nuovo qui, è un piacere essere ascoltato di nuovo da voi per questa seconda parte. Come state? Spero tutto bene. Abbiamo passato le scorse puntate a prendere elementi tipici della nostra vita quotidiana e collegarli con la meravigliosa branca della sociologia, ed è ciò che faremo anche in questa nuova puntata e nuova stagione. Ve ne prendo uno che sentiamo spesso: la metropoli. Voi direte: “ma che c'entra la metropoli con la sociologia?”, fortunatamente per voi c'entra, perché uno dei più famosi libri, dei più grandi classici della sociologia, analizza proprio il rapporto tra le metropoli e l'individuo. Il libro in questione si chiama Le metropoli e la vita dello spirito ed è stato scritto da Georg Simmel che è uno dei primi sociologi in assoluto. Questo libretto, che è molto piccolo ma molto interessante, cerca di rispondere alla domanda: ”che cosa succede all'individuo quando vive in una metropoli? Come cambiano le sue abitudini? Come cambia il suo modo di comportarsi e di vedere la realtà?”. Prima di rispondere a questa domanda però dobbiamo un attimo fermarci e fare un balzo indietro nel tempo, ovvero dobbiamo contestualizzare, sempre importante farlo. Riavvolgete le lancette dell’orologio e svegliatevi nel 19 esimo secolo: siamo nel 1800. L’industrializzazione ha preso piede da decenni, siamo anche a cavallo tra la prima e la seconda rivoluzione industriale, quindi proprio nel pieno dello sviluppo. Vi ho dato un tempo, vi do anche un luogo: immaginate di stare in una grande città dell’epoca, un polo della rivoluzione, può essere Londra, Parigi. Quando uscite per strada per andare a fare una passeggiata, voi notate che negli ultimi decenni intorno a voi sono comparsi elementi, sono avvenuti eventi che non avevate mai visto prima: le macchine a vapore, le grandi fabbriche, reti commerciali gigantesche, la tecnologia che ha fatto un progresso spaventoso e così via. In mezzo a queste novità, c'è ne è una interessante, forse quella che si nota di più, cioè la nascita delle metropoli. La differenza tra città più grandi e città più piccole chiaramente c'è sempre stata, però adesso la grande città in cui vivete sta iniziando ad avere un numero di abitanti talmente alto, da arrivare ad un punto in cui non c’erano mai state così tante persone nella storia nello stesso luogo. Le città iniziano ad avere milioni e milioni di abitanti, in altre parole, diventano metropoli. Questo perché siccome le grandi città hanno le fabbriche, attirano i contadini delle aree circostanti verso di esse per opportunità lavorative. In mezzo a tutto ciò c’è il nostro eroe: Georg Simmel. Dentro di sé, l’istinto sociologico si attiva, il senso di sociologo si attiva, e si pone la domanda che vi ho fatto all’inizio: “quali sono le conseguenze a livello sociale e sociologico della nascita di questi enormi agglomerati mai visti prima?”. Ed è così che scrive Le metropoli e la vita dello spirito ed è così che arriviamo alla questione della puntata. La conseguenza è quella che Simmel definisce atteggiamento blasé, che vuol dire? La metropoli, essendo un ambiente così esteso, grande, sviluppato economicamente, rende gli individui costantemente stimolati, ultra stimolati. I ritmi di lavoro veloci, i mezzi da prendere, gli orari da rispettare, il traffico non ne parliamo, le pubblicità ovunque, le luci i suoni, i negozi. Tutti questi elementi l’individuo ovviamente li recepisce, e rendono l’abitante della metropoli costantemente ultra stimolato. Questo porta l’individuo ad avere un atteggiamento blasé, cioè un atteggiamento distaccato, freddo, in cui viene meno la sensibilità. Perché la mente umana è fatta per recepire stimoli ma non per esplodere, per cui se io vengo bombardato da tutta quella serie di elementi che ho detto poco fa, io alla fine mi spengo. Divento più insensibile, perché se continuassi ad essere sensibile e recettivo con tutti quegli stimoli, alla fine esploderei. Simmel racconta come la mente umana non sia fatta per stare in mezzo ad un ambiente così grande ed esagerato, perché non ci è abituata. Ricordatevi anche che esistevano solo da alcuni decenni le metropoli quando Simmel spiega tutto ciò. Questo significa atteggiamento blasé: una persona spenta, disinteressata, senza passione. È come se diventassimo anestetizzati a ciò che vediamo intorno a noi. Parliamo meno con le persone nella metropoli. In una città di un milione di abitanti, quando vai a lavoro in metropolitana alle 7 del mattino compressi tutti come sardine, che fai ti metti a parlare? Tanto hai la certezza matematica che non rivedrai quelle persone. Le persone in ascolto che sono di Roma che sono di Napoli che sono di Milano, prenderanno questa mia descrizione della routine della metropoli come un qualcosa di ordinario, come un qualcosa di normale. Non faranno lo stesso ragionamento quelle persone che invece come me provengono da un ambiente di provincia. Infatti adesso sto per fare un esempio pratico, sapete che a me piace dimostrare la praticità della sociologia, vi racconto questa mia esperienza personale che ho vissuto da piccolo. Chi si aspettava che anni dopo la sociologia mi avrebbe fatto studiare quel fenomeno in mi ero ritrovato. Dunque io provengo da una provincia nel sud delle Marche, la provincia di Ascoli Piceno, nel mio caso di Ascoli città. Parliamo di una città di 50, 60 mila abitanti, quindi lontanissima dalla metropoli che abbiamo citato. Sono cresciuto in questo ambiente in cui, sociologicamente parlando, sin da quando ero piccolo, non sono stato sottoposto a tutti quegli stimoli, quello stress che ho citato poco fa. Poiché l’altra parte della mia famiglia è di Roma, ricordo che andandola a trovare, la prima volta in assoluto che sono andato in giro per Roma, per lo meno di cui ho memoria, io ne rimasi terrorizzato. Terrorizzato in mezzo ad una città così caotica, macchine ovunque, strade a 4 corsie in pieno centro, un senzatetto che sbucava ogni 20 metri, i clacson, le pubblicità. Io ero terrorizzato. Voi direte “eh normale, eri un bambino”. Magari il fatto che fossi bambino ha contribuito, ma punto numero uno: c’era mio cugino affianco a me, che ha la mia stessa età, che era assolutamente tranquillo, perché c’era abituato. Punto numero due, se anziché come bambino di 9 anni, mi fossi ritrovato per la prima volta in una metropoli come ragazzino di 15, sempre stressato ne sarei uscito. Mi ero ritrovato nell’ambiente che Georg Simmel descriveva in “Le Metropoli e la vita dello spirito”. Intorno a me, tutti individui Blasé, tutti indaffarati, affrettati, insensibili. Per lo meno insensibili rispetto a come io ero abituato al comportamento di provincia, in cui vai a fare la spesa e puoi incontrare il sindaco. Simmel poi va oltre, e mette anche in contrasto la sentimentalità della provincia con la razionalità della metropoli. Mi spiego: l'autore ci spiega che la vita dell'ambiente di provincia è basata sulla sentimentalità, sulle relazioni affettive. Il tuo supermercato è sempre quello, il tuo pub di fiducia è sempre quello, il tuo barbiere è sempre quello. Tutto si sedimenta in quella che lui definisce, e cito testualmente “la quieta ripetizione di abitudini ininterrotte”. Mi permetto di aggiungere per farvi capire meglio “anche riprodotte sempre negli stessi momenti della settimana, ma soprattutto negli stessi luoghi e con le stesse persone”. L'abitante della metropoli invece è l'opposto, ci spiega Simmel: basa il suo modo di agire sulla razionalità, non si può permettere di basarlo sulla sentimentalità, sull’aspettarsi le stesse persone, il quieto vivere gli stessi luoghi. Quindi che cosa fa, si crea un organo di difesa che lo protegge da quello sradicamento delle proprie certezze che gli causa la metropoli, con tutto quel suo ambiente esagerato. Quindi in lui prevarrà la razionalità e non il sentimentalismo. Questo è ciò che ci succede in una Metropoli dal punto di vista sociale per Simmel. I cambiamenti sul nostro comportamento e sul nostro modo di rapportarci con l’ambiente. Voi vi ci rispecchiate? Che ne pensate del suo ragionamento? Mentre ci riflettete e ci avviamo alla fine dell’episodio, vi anticipo al volo l’argomento della prossima puntata, in cui toccheremo la politologia: vedremo perché in America ci sono solo due partiti. Perché la società americana, il sistema americano ha soltanto due partiti, mentre da noi ce ne sono 1000? Se ne sente parlare, ma nessuno sa mai dare bene una spiegazione. Nella prossima puntata daremo una risposta a questa domanda. Intanto io vi ringrazio per avere ascoltato questo nuovo e primo episodio della seconda stagione di sociologia pop, ci divertiremo anche in questa nuova stagione. Vi saluto, Io sono Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono e questo, è sociologia Pop.