I migranti non sono tutti uguali
Alcune considerazioni sociologiche sulle tipologie di migranti
10min
Alcune considerazioni sociologiche sulle tipologie di migranti
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società, bentornati a tutti su questa nuova puntata di Sociologia Pop. Sempre Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono che parla. Nell’episodio precedente abbiamo visto in che modo la cultura in cui siamo immersi ci influenza, come certe volte possa essere per noi un limite e una guida e perché cambia da etnia a etnia. Proprio perché abbiamo parlato di culture diverse, di paesi diversi, oggi tocchiamo un argomento molto studiato dalla sociologia: l’immigrazione e i tipi di migranti che esistono. Gli immigrati infatti non sono tutti uguali, ci sono delle differenze in base al luogo in cui emigri, al tempo in cui emigri e alla tua volontà ma capiremo più avanti. Prima partiamo da un presupposto: parlando di immigrazioni ci troviamo nel mondo della sociologia, certo, ma più precisamente nel mondo della sociologia delle migrazioni. Possiamo definirla come la branca della sociologia che studia le immigrazioni, ma non si caratterizza solo per questo. Si caratterizza anche per il metodo con cui le indaga. Metodo che non è scontato, poiché intende i movimenti migratori come un complesso di relazioni sociali che non riguardano solo i migranti, ma anche i non migranti. Non solo gli individui che si spostano, ma anche quelli che ricevono. Non solo la cultura destinata ad integrarsi ma anche la cultura natìa. Quindi tirando le somme di questo ragionamento possiamo dire che se non può esserci immigrazione senza migrante, non può esserci immigrazione nemmeno senza ricevente. Quindi dopo questa introduzione, ci chiediamo: quanti tipi di migranti esistono?
Andiamo con la prima differenza. Per prima cosa le migrazioni possono essere interne o internazionali: le prime riguardano quei movimenti migratori che avvengono all’interno dello stesso paese e quindi in un contesto di mobilità interna, i secondi movimenti, quelli internazionali invece sono quelli che avvengono tra un paese e l’altro e si inseriscono in un contesto di mobilità internazionale. Ci sono alcune differenze fondamentali a dir poco tra i due tipi, come ad esempio l’impatto che la migrazione lascia: le migrazioni da un paese ad un altro sono più “traumatiche” rispetto a quelle interne perché il migrante si ritrova immerso in una cultura differente, una lingua che spesso non padroneggia neanche e un sistema giuridico diverso, in una città in cui hanno tradizioni diversi, magari anche modi di lavorare diversi. Sono aspetti nettamente ridotti nel caso di una migrazione interna.
Se io sono un salentino, una cosa per me sarà emigrare a Milano, un’altra cosa è se io salentino ed emigro per andare a lavorare a Berlino. Sono due situazioni differenti. Sono migrazioni entrambe ma sono due contesti differenti.
Nel primo caso mi potrò scordare del meraviglioso sole mare e glientu del Salento, però sarò in una situazione in cui comprendo e parlo la lingua degli abitanti del luogo in cui mi sono trasferito. Ci sono leggi per la maggior parte simili al luogo da cui provengo perché siamo nello stesso paese. Di certo non sarà un qualcosa da nulla, è sempre un'esperienza che ti segna allontanarsi da casa ma non sarà paragonabile al trasferirsi dal Salento a Berlino o ad Amsterdam o a Londra. Lì mi ritroverò immerso in una lingua che non comprendo e non parlo e se la conosco non la conosco perfettamente. Mi ritroverò in un sistema giuridico differente, con leggi differenti. E per me ciò avrà un impatto molto più forte. È bene aggiungere che il discorso vale al contrario. Anche per la società ricevente un movimento migratorio proveniente da un altro paese lascerà più il segno e impatterà maggiormente, se in modo positivo o negativo dipende dal caso. Questo è il discorso che facevamo all’inizio, quando dicevamo che la sociologia delle migrazioni studia anche coloro che ricevono chi si sposta, non sono i migranti stessi.
Quindi in conclusione pensateci un attimo alla differenza enorme tra migranti interni e migranti internazionali. Passiamo alla seconda classificazione: ovvero la distinzione tra migranti regolari e migranti irregolari. Possiamo definire i primi come soggetti che sono stati autorizzati dalle leggi del paese in cui si trovano per risiedere o lavorare. Situazione opposta invece è per gli irregolari sono invece coloro che sono entrati, lavorano e risiedono in quel paese ma non hanno ricevuto l’autorizzazione per rimanerci. Laura Zanfrini in un suo Manuale sulla sociologia delle migrazioni ci spiega come queste definizioni portino ad una conclusione molto molto importante: lo status di migrante regolare (o irregolare) non dipende dalle caratteristiche personali del soggetto, non dipende dalla persona stessa, dal migrante stesso.
Lo status di migrante regolare o irregolare è una costruzione sociale e giuridica che crea il paese in questione: ragionateci sopra. Questo ragionamento ci porta alla conclusione: non è il migrante stesso in quanto persona ad essere irregolare o regolare, ma il paese ospitante che lo etichetta in quel modo attraverso le leggi. Quindi non dipende soltanto da lui stesso, ma principalmente da quali sono le leggi del paese che lo definisce in questo modo. Sembra una sciocchezza ma non lo è. Questo perché le etichette giuridiche derivano da costruzioni giuridiche.
Andiamo avanti con la terza classificazione di migrazioni e migranti. Terza importante distinzione, riguarda la differenza tra migranti temporanei e permanenti. Questa distinzione è più teorica rispetto alle precedenti perché sostanzialmente il progetto migratorio non va necessariamente nella direzione prevista. Per esempio, molte migrazioni verso altri paesi con l’idea di trasferirsi per sempre possono andare diversamente e farti tornare al tuo paese di origine. Questo perché magari l’azienda che hai aperto nel paese dove volevi vivere ha fallito, per fare un esempio. Ovviamente vale lo stesso al contrario migrazioni che inizialmente dovevano essere temporanee poi si sono rivelate fisse per svariati motivi, puoi esserti trovato meglio di quello che ti aspettavi, questioni sentimentali e così via. Ma qual è uno degli aspetti fondamentali e più affascinanti di questa distinzione? Il tema dei migranti di seconda generazione. Quante volte lo abbiamo sentito questo termine? Che si intende? I migranti di seconda generazione sono i discendenti, i figli dei migranti che prima della loro nascita si sono trasferiti in un altro paese. Pensate a tutti i ragazzi e le ragazze italo-albanesi che oggi hanno 15, 20, 25 anni che sono i figli dei genitori albanesi che nella rotta migratoria degli anni novanta si sono insediati qui in Italia. Quei figli oggi sono migranti di seconda generazione. Lo stesso discorso è degli Italo americani. I nati negli USA figli e nipoti degli italiani che nel secondo dopoguerra si sono trasferiti in America a cercare fortuna.
Questa categoria sociale è di grande interesse per i sociologi che infatti a loro volta l’ hanno suddivisa in altre tre sottocategorie. Una sottocategoria è la seconda generazione nativa ovvero coloro che sono nati già nel paese di immigrazione e quindi sin da subito sono a contatto con l’ambiente circostante. Questi ultimi li conoscete per forza perché è anche attivo nel nostro paese il dibattito sul se riconoscerli come migranti o a questo punto direttamente come cittadini nel momento in cui nascono già qui. Un’altra sottocategoria è la seconda generazione impropria ovvero coloro che sono nati in un altro paese, da cui però sono emigrati in un’ età compresa tra un anno e sei anni. Perché la sociologia in questo caso sottolinea il periodo di età tra 1 e 6 anni? Perché si intendono quei figli di migranti che hanno iniziato il loro processo di acquisizione della cultura che hanno intorno nel loro paese di origine e lo hanno concluso nel paese di arrivo per cui si trovano in una situazione intermedia. E infine l’ultima sottocategoria ovvero la seconda generazione spuria, ovvero i figli di migranti che sono emigrati verso il nuovo paese di origine tra gli 11 e i 15 anni per cui ormai hanno appreso e assimilato la cultura del paese di nascita, non di arrivo. Per cui vedete come in conclusione, il discorso immigrazione sia molto più sfaccettato di come lo immaginiamo. I migranti infatti variano, in base al luogo di partenza, al come si trasferiscono, e a che età si trovano nel loro paese di origine. Vedete come la sociologia vi da delle chiavi di lettura della realtà, vi aiuta a classificare, fare chiarezza e mettere in ordine la realtà che vi circonda.
E a proposito di fare chiarezza, sapete di cosa parleremo nella prossima puntata? Di fake news, un argomento che scotta, ma anche un grande problema attuale. Parleremo di fake news e del perché le persone ci credono così tanto purtroppo e quali sono quei meccanismi che portano ognuno di noi a caderci. Intanto vi ringrazio come sempre per avermi ascoltato, io sono sempre Paolo Petrucci di GSC e questo è il podcast di 4books Sociologia Pop.
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