Il Paradosso del Gruppo
Come i gruppi influenzano il nostro comportamento
7min
Come i gruppi influenzano il nostro comportamento
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società, ben tornati a tutti a questa nuova puntata 4books di sociologia Pop. Sempre Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono che parla. Nell’episodio precedente abbiamo visto in che modo il tempo e il contesto storico possano influenzarci: più precisamente il perché in passato la vita delle persone era considerata più semplice e facile, per quanto possa sembrare un paradosso. A proposito di paradossi, oggi vi spiego uno dei tanti paradossi della nostra società. Come vi avevo detto alla fine del precedente episodio oggi passiamo alla microsociologia: cioè la sociologia che studia i piccoli fenomeni relazionali tra le persone e non i fenomeni su larga scala e tocchiamo anche la psicologia sociale.
Qual è il paradosso del gruppo di cui parlo? Perché quando noi ci troviamo in un gruppo di persone, che sia un gruppo di lavoro o di amici, noi subiamo una specie di paradosso. Prima di andare a parlare del paradosso vero e proprio dobbiamo analizzare un termine molto semplice e interessante che è quello della mentalità di gruppo: che cos'è? La possiamo definire come la risultante, l'espressione unanime delle di tutta la volontà del gruppo, nonché la risultante delle varie volontà dei singoli che la fanno uscire fuori. Tutti i membri di un gruppo contribuiscono a fare in modo che ci sia una determinata mentalità di gruppo e possono contribuire in modo inconscio oppure intenzionale. Tutti questi elementi si mischiano insieme e fanno risultare la mentalità generale di un agglomerato di persone. È la mentalità di gruppo che ci porta a parlare del paradosso, perché ci dà contemporaneamente la possibilità di provare due sensazioni: la prima è frustrazione e la seconda è soddisfazione. Ma in che senso? Da che punto di vista il gruppo ci fa sentire realizzati e inappagati, disillusi? Perché ogni individuo ha due tipi di desideri psicologicamente parlando. Nella prima categoria, rientrano i desideri che possiamo soddisfare da soli. Sono quei desideri che, nel seguirli e realizzarli non abbiamo bisogno di contatto con altre persone o di altre interazioni sociali.
Ci sono però tanti altri desideri e motivazioni che noi possiamo raggiungere soltanto stando a contatto con gli altri e che possiamo soddisfare solo con il gruppo e le interazioni sociali. Il gruppo quindi è anche in grado di soddisfare desideri quei desideri che senza il gruppo stesso noi non potremmo mai vedere realizzati. La mentalità di gruppo permette esattamente di fare questo: di soddisfare quei desideri che noi non potremo mai soddisfare se non ci fosse il gruppo. Infatti per esempio non bado di solito a quei discorsi sul “è meglio stare da soli è meglio stare con gli altri”. Sono discorsi sciocchi perché per una corretta vita psichica servono entrambe le cose: sia lo stare soli, che lo stare a contatto con il gruppo. Sia l’inseguire i desideri che possiamo inseguire soli, sia quelli per cui abbiamo bisogno del gruppo. Ma in tutto questo, la mentalità del gruppo ci porta al paradosso perché esattamente come ci aiuta a soddisfare i nostri desideri che non potremo soddisfare i soli, al contempo ci impedisce di soddisfare il primo tipo di desideri quelli individuali, che possiamo raggiungere da soli. Perché pone un certo comportamento influenzando il singolo al suo interno.
Ricordatevi sempre che siamo sempre influenzati all'interno di un gruppo, chi più chi meno. La mentalità di gruppo fa proprio questo: poiché condiziona fortemente il singolo a conformarsi, allora gli impedisce di perseguire i bisogni che vorrebbe seguire da solo. Ecco perché il paradosso: noi in un gruppo siamo contemporaneamente soddisfatti e frustrati. Quindi Ricordatevi che per una corretta vita psichica noi dobbiamo saper stare da soli e dobbiamo saper stare in gruppo servono entrambe le cose e ripeto: è veramente sciocco andare a vedere qual è il meglio delle due cose. Inoltre normalmente si tende a distinguere le motivazioni primarie da quelle secondarie. Intanto se noi dovessimo definire cos’è la motivazione dovremmo dire: è ciò che permette di determinare il comportamento di un individuo o anche di una collettività. Ora, le motivazioni primarie sono fondamentalmente di tipo fisiologico, biologico. Parliamo quindi di fame e sete ad esempio. Le motivazioni secondarie invece sono di tipo psicologico-cognitivo, sociali. Ad esempio i valori, etici e religiosi, i modelli sociali e le costruzioni sociali. Solitamente le motivazioni del primo tipo sono individuali, mentre quelle del secondo tipo, quelle secondarie, sono frutto del nostro essere interconnessi con la società e con mondo che ci circonda. Se non esistessero altre persone oltre voi, se non esistesse la società intorno a voi, quindi le relazioni con gli altri, prima o poi, voi avreste lo stesso fame. Non avreste però motivazioni di tipo secondario, tipo bisogno di amicizia, o di credere in qualcosa. Perché? Perché non esistendo la società non nascerebbero in voi motivazioni secondarie. Mentre invece quelle primarie si perché biologicamente voi esistereste lo stesso. È un esempio astratto ovviamente, filosofico diciamo, solo per farvi capire. C’è anche da aggiungere che è difficile che un determinato comportamento sia il risultato diretto ed esclusivo di un solo tipo di motivazione: cioè o primaria o secondaria. In genere, si tratta di un mischiarsi dei due tipi di motivazioni.
Anche per questa puntata siamo arrivati alla fine, come sempre vi ringrazio per avermi ascoltato. Parlando di motivazioni, inclinazioni personali e pareri sapete cosa tratteremo nella prossima puntata? Parleremo di elezioni, in generale. È un altro argomento di quelli che istintivamente uno crede di conoscere quando in realtà ci sono tante caratteristiche che sfuggono quando se ne parla. Vedremo come funzionano e che caratteristiche hanno, quindi sarà una puntata che tocca la politologia, cioè quella branca della sociologia che studia la politica e i suoi processi sociali. Intanto vi ringrazio come sempre per avermi ascoltato, io sono sempre Paolo Petrucci di GSC e questo è il podcast di 4books sociologia Pop.