La società è sempre in conflitto?
Esploriamo il conflitto sociale dal punto di vista sociologico
11min
Esploriamo il conflitto sociale dal punto di vista sociologico
11min
Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società bentornati a tutti ad un nuovo episodio 4books di sociologia Pop, sempre Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono che parla. Nella puntata precedente abbiamo parlato del modello AGIL di Parsons, ovvero un modello da applicare ad un gruppo o società, che ci spiega il modo in cui dovrebbe funzionare la società o gruppo in questione. Come accennato alla fine dell’episodio, l’analisi che avevamo fatto era fortemente funzionalista, ripeto che il funzionalismo è quella corrente che vede la società come un insieme di parti interconnesse tra loro ed in equilibrio tra loro. Per questo motivo oggi cambiamo bruscamente visione, ed entriamo nel mondo della corrente della sociologia opposta al funzionalismo, ovvero le teorie del conflitto. Non è solo la corrente opposta, è anche la corrente rivale dal punto di vista intellettuale perché è nata proprio da quei sociologi che dissero: “No, mi dispiace, questa analisi funzionalista è troppo facile, è troppo semplicistica, non dà una spiegazione abbastanza esaustiva di come nascono i conflitti della società. Secondo noi, la società deve essere letta in modo più pessimista della lettura funzionalista”. Dicono i conflittualisti: “la società non si basa quindi sull’equilibrio delle parti, ma esattamente sul contrario, sul conflitto delle parti all’interno di essa”. Ecco, detto questo però, in che senso i conflittualisti dicono: “la società si basa sul conflitto delle parti”?. Andiamolo a vedere: sul manuale Wallace e Wolf gli autori ci spiegano che i teorici del conflitto, vedono la società come un'arena nella quale i gruppi lottano tra loro per il potere. Quei momenti in cui il conflitto non c’è, non sono originati dal fatto che la società è in equilibrio o in armonia, questo è quello che direbbero i funzionalisti. I periodi in cui il conflitto non c’è derivano dal fatto che un gruppo sociale ha assunto il controllo nell’ultimo conflitto avvenuto e ha sottomesso un altro gruppo sociale oppositore. Solo per quello c’è assenza di conflitto attualmente: una parte della società ha vinto su un'altra, ed è una fase che comunque non durerà perché il conflitto sbucherà di nuovo prima o poi. Sentite che pessimismo? Ma pessimismo non dico dal punto di vista personale, cioè una persona che pensa che andrà tutto male, intendo pessimismo dal punto di vista intellettuale. Il modo di ragionare è incentrato sulla convinzione che ci saranno sempre delle parti della società in conflitto. Che pessimisti santo cielo! Però c’è da aggiungere che parliamo di una visione sociologica anche più accattivante secondo me del funzionalismo. Ad ogni modo bisogna analizzare la società studiando i delicati equilibri di potere, di competizione tra le parti. C'è un trucco che funziona sempre per capire bene che cosa sono le teorie del conflitto e consiste nel metterle a confronto con il funzionalismo: vedendo le differenze tra i due si capisce molto bene in che cosa consistono le teorie del conflitto. Per farlo c'è un trucco, un esempio che io adoro alla follia, che è l'esempio dell'aeroporto che adesso vi farò, lo amo perché è illuminante. Come vedrebbe un aeroporto un sociologo funzionalista e come lo vedrebbe come un sociologo teorico del conflitto se si trovassero entrambi ad osservarlo? Dunque prendete un aeroporto, lo conosciamo tutti, mi metto gli occhiali del sociologo funzionalista. Io vedo un aeroporto come un'insieme di parti, dal personale della biglietteria alla manutenzione, la sicurezza, dai facchini al personale di controllo, dalla torre di controllo alla pista, gli aerei che decollano e atterrano, ma anche perché no, i lavoratori dei ristoranti e dei negozi e così via. Tutte queste parti sono in armonia secondo me, e sono tutte in equilibrio per mantenere in funzione il sistema generale. Se sono collegate tra di loro, secondo me, sociologo funzionalista, basta il malfunzionamento di una sola delle parti che vi ho elencato, per rendersi conto che tutto è collegato, che sono tutte interdipendenti tra di loro. Il cambiamento di un elemento può portare allo squilibrio dell’ intero aeroporto. Faccio un esempio, se vengono sospesi dei voli a causa delle condizioni atmosferiche, questo darà indubbiamente in primo luogo dei problemi ai passeggeri, certo, ma andrà a cambiare, a modificare anche la giornata dei facchini, perché non dovranno più caricare e portare le valigie di quel volo. Cambieranno anche la giornata ai proprietari dei ristoranti e dei negozi perché non avranno persone che, aspettando quel volo, andranno per esercizi commerciali a comprare qualcosa, aspettando che decolli. Quindi cambierà la giornata ai piloti, perché non dovranno più il loro lavoro in giornata perché quel volo è stato cancellato. Cambierà la giornata agli addetti alla sicurezza perché non avranno più delle persone da controllare prima di fare imbarcare, quindi tutto è collegato. Se io sono un sociologo funzionalista, vedo la società in questo modo. Ok, mi tolgo gli occhiali del sociologo funzionalista e mi metto le lenti del sociologo teorico del conflitto. Sapete come lo vedo invece adesso io in aeroporto? Lo vedo come un'arena dove ci sono dei gruppi in lotta tra di loro. Lo vedo come un'arena in cui ci saranno lavoratori in lotta con la direzione in alto, perché ognuno vuole segue una convenienza. I lavoratori della torre di controllo richiederanno sempre più apparecchiature di qualità, ma questo li porterà in conflitto con la direzione che non sempre vorrà sborsare tutti quei soldi per fornirle. I piloti cercheranno sempre di rendere sempre più difficile l’accesso alla loro professione, perchè così potranno mantenere alti i loro salari no? E ancora facchini, la manutenzione, la le pulizie, nel fare il loro lavoro saranno sostenuti da sindacati che quindi andranno a creare il famoso braccio di ferro con datori di lavoro. Non è finita, perché in tutto questo, tutti questi gruppi che abbiamo visto, saranno a loro volta in contrasto con le compagnie aeree. Perché le compagnie aeree, volendo più clienti, chiaramente vogliono tenere bassi i costi e alti i profitti, e così via. Fate caso a una cosa: gli attori che abbiamo analizzato sono gli stessi dell'esempio precedente, ma letti in chiave diversa. Prima letti in chiave funzionalista e stavolta letti in chiave conflittualista. Capite da differenza? Quando ho studiato questo esempio la prima volta mi si è aperto un mondo perché ti rende subito l’idea. Ora, vi ho fatto una presentazione delle teorie del conflitto in generale, ma se noi ci chiedessimo: “ quali sono quei punti fondamentali delle teorie del conflitto?”. Quei tre assunti fondamentali che vanno a descrivere le teorie del conflitto che sono condivisi poi anche dalle correnti delle teorie del conflitto. Sono tre e ve li dico: Il primo assunto, ci dice che gli individui all'interno di una società hanno dei loro interessi di base che cercano sempre di realizzare, quindi per guadagno personale. Attenzione, qui guadagno personale non si intende, necessariamente soltanto economico, il desiderio di una persona può anche andare oltre, può anche essere un guadagno di altro tipo. Quindi ogni individuo ha dei propri interessi di base, che cerca di seguire e realizzare egoisticamente possiamo dire. Secondo assunto fondamentale è il concetto di potere: per i teorici del conflitto il concetto di potere è molto, molto importante perché è il nucleo della struttura della società. Va a definire le relazioni sociali e soprattutto va a generare una lotta per chi lo ottiene. Quindi per i teorici del conflitto, il potere è qualcosa che si può ottenere molto difficilmente, ed è suddiviso in modo assolutamente non equo. Il terzo aspetto della teoria del conflitto è la visione dei valori e delle idee come se fossero armi. Che cosa si intende dire? Secondo i teorici del conflitto, i valori di una società, le idee su cui si fonda una società, non sono tanto dei modi per definire l'identità di una società, questo è quello che ti direbbe un funzionalista. Per i teorici del conflitto i valori della società sono degli strumenti con cui i gruppi portano avanti i loro obiettivi e con cui si autolegittimano per poter rimanere nelle loro condizioni di dominio. Un esempio che fanno i teorici del conflitto è quello del “destino manifesto”. È un concetto, un pensiero che ha caratterizzato la nascita e lo sviluppo dei primi decenni degli Stati Uniti d'America, ovvero la convinzione che gli USA avessero la missione di espandersi, diffondendo gli ideali di libertà e di democrazia il più possibile. Ecco, secondo i teorici del conflitto, questa ideologia è stata utilizzata per legittimare la “civilizzazione” degli indiani d'America, che come sappiamo nei fatti è stata uno sterminio. Ora che abbiamo parlato di questo argomento, vi lascio con una domanda: voi come vi sentite, più funzionalisti o conflittualisti? Non posso non farvela questa domanda. Voi rifletteteci, mentre io vi saluto e vi do appuntamento alla prossima puntata, che sarà l’ultima di questa prima stagione. La prossima puntata sarà tosta, perché vedremo come si originano le situazioni di male, cioè quei meccanismi sociali che ci portano ad essere cattivi in determinati contesti. Non solo, vedremo anche quali potrebbero essere gli antidoti a questi contesti cioè quei trucchi per evitare che si creino situazioni del genere. Lo faremo nella prossima puntata, io intanto vi ringrazio come sempre per avermi ascoltato, vi saluto e ci sentiamo al prossimo episodio. Io sono Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono e questa è Sociologia Pop.