Perché le persone si suicidano?
Quando la società influenza la scelta più estrema
12min
Quando la società influenza la scelta più estrema
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società, ben tornati ad un nuovo episodio 4books di Sociologia Pop, sempre Paolo Petrucci in arte Giovani Sociologi Crescono che parla. L’argomento della puntata di oggi è stato nominato nella scorsa. Infatti nell’ultima puntata abbiamo parlato delle teorie a medio raggio e che cosa sono. Nel farvelo capire vi ho citato degli esempi di teorie a medio raggio. Tra questi esempi c’era lo studio sul suicidio, che Emile Durkheim aveva pubblicato nel 1897. E siccome è un altro classicone della sociologia intramontabile, non potevo non raccontarvelo nella puntata di oggi. Emilie Durkheim, al volo per chi non lo ha presente, è semplicemente uno dei sociologi più importanti della storia e anche uno dei primi. Come ho detto, nel 1897 pubblica questo studio sociologico che sarà destinato a diventare uno dei più grandi classici della sociologia. E sottolineo, “sarà destinato” perché sul momento non riscosse un grandissimo successo, anche perché considerate che la sociologia era nata da poco. Il titolo originale è appunto “il suicidio”. Non è un argomento da nulla, quando l’ho studiato mi è anche risultato un tantino inquietante, quanto affascinante ovviamente, ed oggi vi racconto perché. Dunque prima di procedere con la spiegazione vera e propria, sarebbe bene fare una cosa importante: contestualizzare. Siamo nella Francia della seconda metà del 1800, il mondo sta cambiando, la rivoluzione industriale ha apportato dei cambiamenti mai visti prima nella vita degli occidentali. Ne abbiamo anche parlato nelle puntate precedenti a questa. In questo contesto c’è Durkheim, francese, nato nel 1858 quindi ci sta proprio in mezzo a tutta questa situazione qui. Il nostro però non è una persona normale, è un sociologo, e come tutti i sociologi fa una cosa meravigliosa: osserva. Osserva la società dell’epoca, che sembra impazzita, sembra quasi che stia attraversando una fase adolescenziale: la ricchezza sta aumentando a dismisura, però è instabile, si sta ingrossando e stanno nascendo le metropoli, però si creano le prime masse come le conosciamo di lavoratori sfruttati, per lo meno come le conosciamo oggi. In tutto ciò il nostro sociologo inventa un concetto per interpretare la realtà intorno a lui, che diventerà uno dei capisaldi dello studio sociale: il concetto di anomia. L’anomia letteralmente significa “mancanza di norme”. Quindi quella situazione in cui la società si caratterizza per mancanza di leggi e regole, che non danno dei punti di riferimento agli individui. Il nostro sociologo vede l’anomia nel periodo storico che vive, quello della società industriale. Secondo lui è una conseguenza di questo continuo stato di mutamento tipico della società industriale. Perché ultra produttiva, ultra tecnologica, ma anche ultra razionale: le religioni vengono definitivamente messe all'angolo durante questo periodo. Perché tutta questa tecnologia, questa tecnica per aumentare la produzione, questo usare continuamente l'intelletto soffoca quella parte mistica della società, quella parte tradizionalista e anche un po’ sentimentale cioè religiosa. Ecco questo stato di continuo cambiamento genera anomia, mancanza di punti di riferimento. C’è anche da aggiungere un altro dettaglio, molto importante. In tutto ciò il nostro protagonista è segnato anche personalmente da un triste episodio: il suicidio di un suo carissimo amico. E questo episodio che lo segnerà, unito al suo voler studiare le conseguenze di questa anomia, lo portano a voler approfondire il suicidio. E qui arriviamo alla domanda. Perché le persone si suicidano? Quali sono le loro motivazioni? Durkheim, che per condurre questa ricerca utilizza le statistiche registrate sui suicidi, soprattutto le statistiche riguardanti i paesi europei, parte da un presupposto: non possono essere solo personali le cause dei suicidi. Non possono essere solo interiori, venire da dentro, ma il contesto sociale deve contribuire sicuramente, ed infatti individua due cause fondamentali che portano le persone a suicidarsi: la coesione e la regolazione. Vediamo la prima: la coesione. La coesione sociale è il livello di integrazione che tu individuo hai nei confronti della società, cioè quanto sei integrato, allineato con i valori sociali tipici della tua società, quanto sei dentro i suoi modi di fare, i suoi modi di dire. Quindi intendiamo di se parli o no la lingua maggiormente diffusa nella tua società, se credi nella religione tipica della tua società, se ti rispecchi nei valori tipici della tua società e così via. Questa è la coesione, quanto sei coeso con il contesto sociale in cui vivi. E qui Durkheim ci parla già di due tipi di suicidi, lui si chiede: quando il livello di coesione sociale dell’individuo è nella norma ok, cioè quando l’individuo è integrato nella società in modo equilibrato ok, ma che succede quando il livello di coesione è troppo oppure troppo poco? Nel primo caso, abbiamo quello che lui definisce il suicidio egoistico, nel secondo caso il suicidio altruistico. Il primo dei due, il suicidio egoistico, avviene quando l’individuo non sente la società, non sente di appartenerle. Questo lo getta in uno stato di apatia, distacco nei confronti del contesto in cui vive. Durkheim ci spiega che, sentite che ragionamento interessante, secondo lui le forze sociali, cioè la pressione, i vincoli che provengono dal contesto, imposti sul singolo impediscono a quest’ultimo di suicidarsi, perché è come se lo tenessero ancorato al gruppo. Noi sappiamo che anche la società ha degli obiettivi generali, non solo i singoli individui. Siccome dice Durkheim noi siamo esseri insignificanti, siamo minuscoli non possiamo affidarci solo alla realizzazione dei nostri obiettivi, perché se poi li falliamo ci sentiamo inutili, insignificanti. All'individuo serve percepire quali sono i bisogni anche del gruppo della società a cui appartiene. Così sentirà di far parte di qualcosa. Se ciò non c'è l'individualismo prende il sopravvento e questo può portare al suicidio egoistico. L’individuo non sente di appartenere a niente. Il secondo dei due invece è il suicidio altruistico e potete già immaginare che sia l'estremo opposto, ovvero quando c'è troppa coesione sociale, quando la coesione sociale è estremizzata. Se il suicidio di prima era caratterizzato dal fatto che l'individuo sente solo i suoi bisogni e non quelli della società, questo suicidio, quello altruistico è causato dal fatto che l'individuo sente solo i bisogni della società, ma non sente abbastanza i suoi. È annullato. Ora so che questo potrebbe essere quello più difficile da comprendere da carpire: “quando mai oggi una persona si suiciderebbe perché pensa troppo ai bisogni della sua società?”. E infatti non avreste torto a pensarlo: oggi non avverrebbe quasi mai questo suicidio, perché c’è un individualismo abbastanza accentuato ai tempi di oggi, la nostra società è fortemente individualista. Però in passato accadeva di più ci spiega Durkheim, oggi è folle, ma in passato accadeva di più. In parte perché gli individui erano molto meno emancipati di oggi, cioè 600 anni fa non esisteva il fare carriera, il pensare a se stessi in questo modo, in parte perché c’era più ignoranza, più inconsapevolezza. Se ti veniva detto, “il re ha ordinato di non poter mangiare più per il prossimo mese perché altrimenti non arriva abbastanza cibo alla casa reale”, tu, individuo della società del 500 dopo cristo, che credi veramente che il re sia la reincarnazione di Dio, forse te lo lasci anche fare, non è che sei felice ma te lo lasci fare. Questi erano i due tipi di suicidi in base al primo parametro ovvero la coesione, quando è troppo poca il suicidio egoistico, quando è troppa il suicidio altruistico. Poi c'è il secondo parametro, come ho detto, quello che Durkheim utilizza per individuare i tipi di suicidi: la regolazione. E fa lo stesso ragionamento quando la regolamentazione è troppo poca e quindi abbiamo il suicidio anomico, e quando la regolamentazione è troppa e abbiamo il suicidio fatalistico. A questo punto che cos'è la regolamentazione, per il nostro sociologo indica quanto un individuo è regolato dalle norme sociali del contesto in cui vive, è simile alla coesione sì, ma non è proprio la stessa cosa. Se la coesione è quanto tu stai dentro alle caratteristiche della tua società, come abbiamo detto prima, la regolamentazione è quanto tu ne sei influenzato nei fatti, quanto ne sei regolato appunto, da qui regolamentazione. Vedete ogni costrutto sociale di una società influenza gli individui nei loro modi, perché gli da degli schemi di azione, se io vivo in un contesto in cui la religione vigente è la religione cristiana, che per determinati motivi si fonda sulla monogamia, io sarò più propenso ad avere un solo rapporto sentimentale, sessuale, matrimoniale. Se invece io vivo in un contesto in cui la religione vigente e quella islamica che invece accetta la poligamia, sarò propenso ad avere più rapporti sentimentali sessuali matrimoniali. Diversi costrutti sociali uguale diversi comportamenti. Questa è la regolamentazione: quanto io sono guidato regolamentato dal contesto sociale in cui vivo. Il primo dei due suicidi con questo parametro è il suicidio anomico. È proprio il termine che abbiamo nominato a inizio della puntata: “anomia”. E infatti è il suicidio che avviene in conseguenza dei periodi storici di anomia, ovvero quando la società vive uno stato di cambiamento brusco, cambia nelle sue forme, cambia nei suoi costrutti, cambia nei suoi modi di fare, che è esattamente la descrizione della società industriale per Durkheim. Quindi gli individui non hanno più punti di riferimento, sono in uno stato di anomia. Questo suicidio quindi avviene quando l'individuo non sente più questi punti di riferimento, non si sente più regolato dal contesto sociale, non sa più a cosa aggrapparsi per avere un'identità e per seguire determinati modi di agire. Non è un caso infatti che Durkheim ci spieghi come secondo lui questo tipo di suicidio avvenga soprattutto durante i periodi di recessione economica così come durante i periodi di boom economico. Nel primo caso improvvisamente calano i livelli di ricchezza e di benessere, nel secondo caso aumentano esponenzialmente, eppure entrambe le situazioni sono accomunate dall'avere improvvisi e bruschi cambiamenti di norme. Il suicidio anomico è conseguenza di questa estrema mancanza di punti di riferimento. Infine come ultimo tipo di suicidio, perché io sono quattro in tutto, abbiamo il suicidio fatalistico, cioè quando, la regolamentazione è troppa, quindi l'estremo opposto, anche qui sempre esagerato, del suicidio anomico. Avviene quando la regolamentazione ed il controllo che la società ha sull'individuo è estrema. Anche questo è più raro, come era il suicidio altruistico. Può verificarsi per esempio in contesti come le prigioni quando sono particolarmente severe, oppure in contesti militari, quando il controllo dall’alto è particolarmente severo, oppure nei regimi totalitari. Ad ogni modo sono tutte situazioni in cui il controllo è talmente tanto estremo che l'individuo preferisce morire piuttosto che vivere ecco. E siamo giunti anche stavolta alla fine dell’episodio, questa è stata una puntatina un pochino più tosta, l’argomento era più pesantino rispetto al normale, però ragazzi la sociologia è anche questo. Nel prossimo episodio dai controbilanciamo, parliamo un po’ di ruoli sociali, questi benedetti ruoli sociali che ognuno di noi dovrebbe seguire tecnicamente e di conseguenza influenzano i nostri comportamenti. Parleremo di questo con un focus sul come li assimiliamo. Lo vedremo nella prossima puntata. Come sempre vi ringrazio per avermi ascoltato e vi saluto, io sono Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono e questa, è sociologia Pop.