Perché negli USA ci sono solo due partiti?
Dietro le quinte della democrazia: il puzzle del sistema elettorale statunitense
10min
Dietro le quinte della democrazia: il puzzle del sistema elettorale statunitense
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società bentornati a tutti a questa nuova puntata Books di sociologia pop. Come sempre Paolo Petrucci di Giovani Sociologi crescono che parla. Nella scorsa puntata abbiamo analizzato che cosa ci succede, a livello sociale e sociologico, quando siamo immersi in una metropoli. In questo episodio invece, come accennato alla fine del precedente, si cambia totalmente argomento: ci addentriamo nel mondo della politologia, che io adoro personalmente. La politologia è quella branca delle scienze sociali che analizza scientificamente come funzionano i sistemi politici, che siano democratici o autoritari, come funzionano i partiti, e in generale come funziona la politica. È un mondo la politologia, è speciale. Una volta che parti non smetti di adorarla, io stesso vorrei avere molto più tempo per approfondirla come vorrei. Oggi la useremo per rispondere alla domanda: “perché negli USA ci sono solo due partiti?”. Tra l’altro, per rendere il tutto più accattivante, vi riformulo la domanda togliendo il “perché”. Vi chiedo: “negli USA ci sono solo due partiti?”. Domanda meno scontata di quel che sembra che sembra, perché in generale quando apriamo la nostra home di Instagram oppure vediamo il telegiornale quando facciamo pranzo, sentiamo sempre dire: “Biden contro Trump, partito democratico contro partito repubblicano” sempre questi due, solo questi due, basta che ne vinca uno. Mentre invece da noi di partiti che ne sono un milione e per formare un governo se ne devono mettere almeno 2 o 3 insieme. Perché avviene ciò? La domanda, miei cari ascoltatori e ascoltatrici, è nel sistema elettorale.
Se io vi chiedessi: “che cos'è un sistema elettorale?”. Provateci, buttatevi. La domanda è soprattutto rivolta a chi non studia queste cose, quindi non abbiate paura. Non ve la faccio facile però perché mi dovete dire che cos'è un sistema elettorale con una sola espressione. Non potete usare una frase tipo “meccanismo per scegliere, per eleggere dei leader”. Provate a dirlo con un'espressione sola. Mi ricordo che quando il professore ce lo chiese a lezione ci mise un pochino alle strette, perché non è facile rispondere con una sola espressione a questa domanda. Ve lo ricordate l'episodio zero di questa serie podcast? Quello in cui vi raccontavo la mia primissima lezione di sociologia in assoluto e il professore disse “noi non studiamo le cose anormali noi ci occupiamo delle cose normali, perché poi andiamo a scoprire che tanto scontate e normali non sono”? Ecco la risposta a questa domanda che vi ho posto, è la dimostrazione di questo concetto: è ciò che non ti aspetti. Un sistema elettorale è una formula matematica. Ma come una formula matematica? Si lo è. Perché, basandosi principalmente sulla formula elettorale, consiste in quel meccanismo che si occupa di tradurre i voti in seggi.
Ora, i sistemi sono di tantissimi tipi, dovremmo starne a parlare un'ora almeno, però essenzialmente si possono classificare in due grandi famiglie: i sistemi elettorali maggioritari e i sistemi elettorali proporzionali. I primi sono sistemi che privilegiano i grandi partiti, da un lato soffocando le minoranze ed i partiti piccoli, però dall’altro dando più pulizia e stabilità al sistema politico. I proporzionali invece sono essenzialmente l’opposto: sono più democratici si, permettono agli elettori di essere rappresentati dai partiti piccoli e alternativi, con la conseguenza però, che potrebbe esserci più instabilità a livello politico, perché più partiti significa che molto spesso uno solo non basta a formare un governo. Quindi si devono formare gli accordi e le coalizioni. Ci sono due partiti negli Stati Uniti perché questi ultimi rappresentano il più chiaro esempio di quello che è un sistema maggioritario. In America c’è un sistema maggioritario ben definito che soffoca i partiti piccoli, non li fa proprio pesare, non li fa emergere.
Ma la domanda che tutti ora ci poniamo è: nei fatti come avviene? Qual è questo meccanismo che porta a far scontrare solo il partito democratico contro il partito repubblicano. Dunque, le elezioni in America funzionano così: il territorio nazionale è suddiviso negli stati della federazione: c’è la California, il Texas, il Colorado e così via, fin qui nessun dubbio. Ad ognuno di essi, è attribuito un numero di grandi elettori. Questo termine sentito e risentito, chi sono i grandi elettori? Sono dei delegati, delle persone in carne ed ossa, che rappresentano il colore politico di ogni stato, e poi eleggono il presidente. Faccio un esempio: prendete la California, in California vince il candidato del partito democratico, i grandi elettori della California, che sono 55, voteranno a loro volta per il candidato, possibile futuro presidente, del partito democratico. Così per ogni stato, in Texas, che invece ne ha 40, vince il candidato del partito repubblicano? I 40 grandi elettori del Texas voteranno il candidato del partito repubblicano, con lo scopo di farlo diventare presidente. Il numero di grandi elettori assegnati ad ogni stato varia in base alla popolazione, io vi ho fatto due esempi di stati molto popolosi tipo la California che ha 55 grandi elettori, ma il Wyoming che ha una popolazione molto più ridotta ha solo 3 grandi elettori. I 55 della California, più 40 del Texas, più i 3 del Wyoming e così via fino ad arrivare a 538 grandi elettori. Vince, cioè diventa presidente, il candidato che ottiene almeno la metà dei grandi elettori, cioè 270.
Ora, negli Stati Uniti non si andrà mai oltre i due partiti perché in ogni stato il primo partito che arriva li prende tutti i grandi elettori. Se il Texas ha 40 grandi elettori, il partito repubblicano prende il 60% e il partito democratico il 40%, non è che i grandi elettori vengono spartiti proporzionalmente in base al risultato ottenuto, tipo un po’ più della metà al repubblicano e un po’ meno al Democratico, nono. Vanno tutti e 40 al partito repubblicano. Tutti, senza sconti e senza storie. Ora voi capite che in una situazione del genere conta arrivare primi ad ogni costo. In questa situazione non si creeranno mai altri partiti di correnti alternative perché farebbero vincere clamorosamente l’altra parte. Esempio pratico come al solito: se io sono un politico di sinistra e sono nel partito democratico, però non mi piace la direzione che ha preso il partito, perché io sono di sinistra “sinistra” e negli ultimi anni il partito ha preso questa strada della sinistra troppo moderata per me, troppo rosa. Che faccio lo schifettoso e mi fondo un partito mio? Ma col sistema elettorale che c’è significherebbe andare dalla destra e dire: “ecco a voi gli Stati Uniti, queste sono le chiavi”. Ricordate: l’importante in ogni stato è prendere più voti dell’altro partito, anche solo di un voto, così da prendere tutti i grandi elettori di quello. Stessa identica situazione è a destra ovviamente, il partito repubblicano ha preso una direzione di destra un po’ troppo moderata e progressista per i miei gusti, mentre io invece sono di quella destra più conservatrice, più patriottica? Ingoio il frutto amaro e rimango nel partito repubblicano. Se io fondassi un mio partito e lo chiamassi “partito dei patrioti”, dividerei i voti dell'elettorato di destra in due, in altre parole significa regalare il paese al partito democratico. Tutto questo perché il sistema dice: “io do i grandi elettori di ogni Stato al partito che arriva primo in quello stato”. Visto che ci piace tanto il Texas in questo episodio, continuiamo a fare l'esempio del Texas. Metti che impazzisco: lo fondo veramente un altro partito di destra. Inventiamo che in Texas il partito democratico prende il 40% e partito repubblicano il 30% e partito dei Patrioti appena fondato da me 30%. Tutti i grandi elettori andranno ovviamente al partito democratico perché è il partito che è arrivato primo. È curioso che coloro che non hanno votato per il partito democratico siano di più di coloro che hanno votato per il partito democratico, infatti se voi unite i voti dati al partito repubblicano con i voti dati al mio partito dei Patrioti, arriviamo al 60% che è più del 40% del partito democratico, solo che però i voti dati alla destra sono divisi in due partiti, e fanno sì che ognuno dei due prenda meno del democratico. Ma il sistema dice “a me non importa, io premio il partito che arriva primo, punto. Quindi in questo caso il Partito Democratico”. Quindi non lo fondo un altro partito io. E il punto è proprio questo: non è che in America ci sono due partiti e basta, è che il sistema porta a farne pesare due. Figurati tu se nella prima democrazia della storia non ti puoi fondare un partito per conto tuo certo che puoi farlo, ma il sistema porta a farne pesare due.
Questo scienziati e scienziate della società è il motivo del perché un terzo partito in America non sfonderebbe mai, a causa di questo sistema modello “cane che si morde la coda”. È un meccanismo che si autoalimenta. Da adesso in poi agli aperitivi quando volete stupire qualcuno, potete cacciare questo argomento e fare bella figura. Qui si potrebbe aprire un mondo sui pro e i contro di questo sistema elettorale, però lo faremo volentieri magari in un’altra puntata. Per oggi siamo arrivati alla fine di questo episodio. Nel prossimo si cambia completamente argomento e ci buttiamo nella criminalità, argomento sempre piccante, va sempre di moda. Parleremo di come si osserva un criminale dalla prospettiva di un sociologo. Intanto vi ringrazio per avermi ascoltato e vi do appuntamento alla prossima puntata, io sono Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono e questa è sociologia Pop.