Se un partito va al governo poi pensa a se stesso
Scopri perché il potere si concentra nelle mani di pochi, indipendentemente dal sistema politico
10min
Scopri perché il potere si concentra nelle mani di pochi, indipendentemente dal sistema politico
10min
Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società bentornati a tutti ad un nuovo episodio 4books di Sociologia Pop. Sempre Paolo Petrucci in arte Giovani Sociologi Crescono che parla. Nella scorsa puntata vi ho parlato un po’ della società liquida, concetto bello largo e generico. Oggi ci focalizziamo su un aspetto più preciso: quello politico e chi è che ci governa. Ragazzi non c’è niente da fare, lasciate ogni speranza voi che credete che un partito si comporti diversamente dagli altri solo perché vivete in una democrazia. Siete degli illusi, perché alla fine tenderà a fortificarsi dietro il suo potere, dietro il suo privilegio anche lui. O almeno questo è ciò che pensano Robert Michels e Gaetano Mosca. Il primo sociologo tedesco, il secondo sociologo italiano. Voi direte: “ma scusa in che senso un partito all’interno di una democrazia non si comporta diversamente da un partito, all’interno di un sistema totalitario?”. È ovviamente un concetto provocatorio certo, ma nemmeno troppo perché qui i sociologi in questione ci credono, ed ora vi spiegherò cosa intendono.
Michels e Mosca per comprenderli bene è il top se li contestualizziamo: allora punto numero uno fanno parte delle teorie del conflitto, non so se ve le ricordate ne avevamo parlato. È quella corrente di pensiero della sociologia, che tende a vedere la società e le sue parti al suo interno sempre in conflitto tra di loro. Quindi le parti della società, sono sempre in lotta tra di loro, per esempio: ci saranno i sindacati che lotteranno contro i detentori delle imprese, ci saranno le imprese e lo stato che lotteranno per chi avrà più potere economico, ci saranno le varie forze politiche che saranno in lotta tra loro per chi arriva a governare, e così via. Questo è il conflittualismo. Michels e Mosca come dicevo fanno parte uno del conflittualismo, e due, all’interno di quest’ultimo, della teoria dell’élite, molto interessante quest'ultima. Un gruppo di sociologi conflittualisti, soprattutto del 1800 come periodo, che hanno detto: “con una prospettiva conflittualista, concentriamoci a studiare le élite, cioè questi gruppi piccoli che all’interno della società hanno nettamente più potere degli altri gruppi, hanno nettamente più influenza degli altri gruppi. Quindi riescono a controllarla, riescono a influenzarla”. Tra l’altro per questo loro far parte della stessa sotto corrente di pensiero, le loro riflessioni sono anche abbastanza simili e infatti in questa puntata per praticità ve li racconto insieme, come se fossero un pensiero unico senza distinguerli. Però comunque sono due sociologi diversi. Quindi, Robert Michels e Gaetano Mosca fanno parte di questa corrente di pensiero: conflittualista e al suo interno, della teoria delle élite, e qui la situazione si scalda.
I nostri un giorno si svegliano, e pensano alla storica classificazione di Aristotele ai tempi sulle forme di governo, cioè che sono tre, le tre basilari: monarchia, oligarchia e democrazia. Interpretiamola in chiave moderna, metteteci anche la dittatura. Pensano a queste tre e dicono: “no, non sono poi così diverse, se le vediamo da una certa prospettiva”. Nei fatti, esiste una sola forma di governo, chiamata oligarchia. Perché proprio questa parola? Che vi ricordate quando la facevamo a scuola, significava “governo dei pochi”. Questo perché per la teoria dell'élite in ogni società alla fine ci sono due classi di persone. Gira e rigira sono sempre quelle: i governanti, che sono le élite che hanno il potere politico, e i governati, semplicemente il resto della società. Attenzione qui: l'élite al potere è organizzata in modo tale da mantenere a lungo la propria posizione, è organizzata per tutelare i propri interessi, utilizzando ogni mezzo possibile. E quindi improvvisamente, la democrazia, il parlamentarismo, il socialismo alla fine sono tutte delle utopie, delle teorie politiche che servono a legittimare e mantenere un potere che alla fine, è sempre in mano a pochi uomini, siano i gerarchi di una dittatura o siano una squadra di ministri di una democrazia. Sono dei "camuffamenti" in altre parole. Ed ogni regime ha il suo modo, la sua scusa, per mantenere questa situazione in cui alla fine è l’elite che conta.
Mosca ti caccia il termine quello proprio sociologico totale, quello per fare bella figura agli aperitivi come dicevamo nella scorsa puntata: riproduzione della trasmissione del potere. La trasmissione del potere da elite a elite è: per via democratica, quindi tipica delle democrazie, quando permette, ai membri di qualsiasi classe sociale, l'ingresso al suo interno. È per via aristocratica, quindi tipica delle non democrazie, quando il ricambio avviene sempre all'interno della classe delle élite. Poi ovviamente questa è una classificazione teorica, bisogna poi vedere le situazioni interne di ogni paese, i cambiamenti ecc. Per esempio, faccio un esempio pratico: in una condizione di guerra, l'accesso alla classe politica, al chi diventerà elite, sarà facilitato ai generali, ai comandanti, perché sono figure rilevanti in quel momento. In una fase di boom economico, l'accesso sarà più facile per i grandi imprenditori, per lo stesso discorso. Sempre per lo stesso discorso, in un periodo storico in cui la religione è importante per una società o ai tempi in cui lo era, l’accesso era facilitato alle figure religiose. E così via, fate tutti gli esempi che volete.
Quello che suggeriscono più in generale Mosca, Michels e gli altri facenti parte della teoria dell'élite è ricordarci quanto secondo loro la politica e la società siano ultra connesse. Per loro il fattore politico influenza enormemente la società e viceversa le caratteristiche della società sono legate a quelle della politica. Tant'è che addirittura Mosca ristruttura potremmo dire un pensiero di Marx in chiave politica anziché economica. Infatti Mosca ci dice: "è vero, come ci ha insegnato Karl Marx la storia dell'umanità è una storia di lotta, ma non si tratta di lotta economica, si tratta di lotta politica”. È lotta tra una minoranza che vuole continuare ad essere classe politica e un'altra minoranza che aspira a diventare classe politica". Quindi addirittura ristruttura un pensiero così tanto studiato nel mondo della Sociologia, però dalla prospettiva politica anziché economica.
Infatti a dimostrazione di questo legame che c'è secondo lui tra politica e società, racconta questo: ogni sistema politico per far sì che funzioni devi avere un consenso di fondo che proviene dalla società, con cui quindi è legittimato, accettato. Quest'ultimo punto lo definisce con un termine molto interessante che è il termine di "formula politica": consiste in tutto quell'insieme di credenze, opinioni, costrutti che danno una base morale al potere dei dirigenti di un sistema politico. Cioè che legittimano il fatto che hanno potere più degli altri, che lo possono esercitare, che se sono lì è per un motivo e così via. Si chiama “formula politica”. Ma la cosa interessante è che se questa formula politica dovesse cambiare, tradotto, se dovesse cambiare tutto quell'insieme di credenze e opinioni che legittimano il sistema politico, allora cambierebbe di conseguenza anche l'organizzazione del sistema politico e della classe politica, cioè tutte quelle gerarchie che dirigono la società. Ecco questa è la dimostrazione di quanto politica e società per Mosca siano connesse: se cambiano i costrutti sociali che legittimano il sistema politico cambia il sistema politico, e quindi cambiano anche i tipi di élite che saranno al potere. Nonostante tutto questo ragionamento alla fine però la teoria delle Élite rimane tutto sommato pessimista, e ritorna Michels a ricordarci che il meccanismo alla fine riparte sempre capo, cioè che queste élite potranno anche cambiare nel tipo, ma sempre che non cambierà mai il fatto che esisteranno e che cercheranno di preservare il loro potere, a prescindere dal sistema politico. Ecco perché "quando un partito va al governo pensa a se stesso", il titolo della puntata. E la cosa interessante è che sfrutteranno i concetti di democrazia, libere elezioni, per far vedere che governano lealmente, ma in realtà si arricchiranno e si fortificarono diventando un’élite anche in quel caso.
Ripeto, questa di oggi è una visione pessimista ma soprattutto provocatoria e anche molto teorica. È ovvio che ci sia una differenza tra un elitè democratica ed un élite totalitaria, non siamo sciocchi. Il punto è che come tutte le riflessioni di quella sociologia molto teorica, lascia spazio, appunto, a ragionamenti. Quali sono i vostri? Che cosa ne pensate voi di questa spiegazione, di questa teoria? Questa era la teoria delle élite di Mosca e Michels. Nel frattempo siamo arrivati anche oggi alla fine di questa puntata. Come sempre vi ringrazio per avere ascoltato questo nuovo episodio. Nella prossima puntata? Tocchiamo un po 'di sana criminologia, un po' di sana sociologia della devianza che ogni tanto ci vuole. Però non vi spoilerero nulla, intanto per questa vi saluto. Io sono Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono e questa è Sociologia Pop.