Cosa sono le elezioni?
Comprendere bene il meccanismo democratico che decreta chi ci governa
10min
Comprendere bene il meccanismo democratico che decreta chi ci governa
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società ben tornati a questa nuova puntata 4books di sociologia Pop, sempre Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono che parla. Nell’episodio precedente abbiamo parlato del paradosso del gruppo e alla fine della puntata vi avevo promesso che avremmo trattato in quella successiva un po’ di politologia, cioè la sociologia applicata alla politica: la visione scientifica della politica. Infatti oggi parleremo di un altro importante argomento: le elezioni. Queste dannate elezioni di cui sentiamo tanto parlare e che ci saranno tra l’altro fra pochi giorni. Ma cosa sono? In cosa consistono veramente? Se dovessimo definire cosa sono le elezioni con una frase netta e chiara, potremmo definirle così: consistono in un meccanismo per scegliere i componenti di organi collegiali o monocratici. Che vuol dire organi collegiali o monocratici? Organo monocratico significa un’organizzazione, un sistema il cui titolare è una sola persona fisica. Per esempio, il capo del governo, il presidente del consiglio. C’è una sola persona giuridicamente parlando a capo dell’organo “governo” in questo caso. Sono invece organi collegiali quelli che invece, sono formati da più membri fisicamente parlando, che compongono quel sistema. Per esempio, il parlamento. Le elezioni servono per scegliere i componenti di organi collegiali o monocratici. Se ci fate caso quella che vi ho dato adesso è una definizione molto generica di elezioni, infatti si applica anche ad elezioni di situazioni non propriamente democratiche se ci fate caso. Non ho parlato di suffragio universale, non ho parlato di popolo che elegge, ho parlato di un meccanismo che serve a decidere dei leader, e questo può avvenire anche in situazioni non democratiche. Per esempio nel passato negli antichi imperi, la morte di un sovrano e quindi di conseguenza una legge divina che legittimava suo figlio a diventare re, anche quella era un'elezione. Anche quella rientra nella definizione che vi ho dato prima, cioè un meccanismo per decidere un nuovo leader o dei nuovi leader. Quando le elezioni in questione diventano elezioni democratiche, quindi tipiche del mondo attuale, tipiche del mondo occidentale, bisogna aggiungere anche due importanti funzioni alla definizione che vi ho dato all’inizio. La prima è: le elezioni, soprattutto per i parlamenti, sono gli strumenti principali della rappresentanza e del controllo dei governati sui governanti. Si avete capito bene: non il controllo dei governanti sui governati, ma il controllo dei governati sui governanti. Grazie allo strumento delle elezioni la popolazione, gli elettori possono decidere chi sarà a governarli e possono premiare oppure possono eventualmente punire leader. Grazie a questo meccanismo coloro che governano vengono sottoposti al controllo del popolo. Quindi prima caratteristica il controllo del popolo. Seconda funzione fondamentale invece delle elezioni democratiche e quindi da aggiungere alla famosa definizione iniziale è il fatto che le elezioni sono anche uno strumento di addomesticamento del conflitto politico. Che vuol dire? Questo è interessantissimo: il conflitto all'interno di una società esiste sempre e a prescindere tra parti che sono in contrasto tra loro, pensieri diversi, ideologie diverse. Grazie alle elezioni, attenzione qui, questo scontro viene canalizzato, veicolato, concedetemi la parola, fatto sfogare, attraverso canali prestabiliti non violenti, formalmente decisi, giuridici e accettabili in tempi attuali. E questo è importantissimo: perché con la coscienza democratica che abbiamo oggi, probabilmente se non esistessero le elezioni, il conflitto tra quella parte di società conservatrice e quella parte di società progressista, sfocerebbe in violenza. Il conflitto tra quella parte di società che dice: “tasse basse, quindi meno stato sociale, più meritocrazia” e quella parte di società che dice: “no la società esiste, i ricchi vanno tassati così c’è warfare per i più poveri”, sfocerebbe in violenza. E invece no, perché ci sono le elezioni, che permettono di far scontrare queste due parti ma canalizzando questo conflitto secondo regole precise, stabilite, giuridicamente stabili, un po’come nello sport.
Poi arriva lei: la triade sacra delle caratteristiche di ogni elezione democratica. Sono tre caratteristiche fondamentali, se già ne manca una soltanto allora non possiamo parlare di elezioni democratiche. Ogni elezione democratica infatti avere queste caratteristiche che la rendono tale. Abbiamo visto a che servono le elezioni democratiche, adesso dobbiamo capire che cos’è che le rende tali. La prima caratteristica è la competizione: l'offerta che viene presentata agli elettori è plurale e fatta da più leader che competono insieme, da più partiti che competono insieme. Questo che cosa significa? Che se c'è il partito x e il partito y, il partito x deve correre il rischio di non vincere a causa del partito y, e viceversa il partito y rischia di non vincere a causa del partito x. Questo vuol dire competizione: ogni elezione democratica per essere tale, deve avere competizione, deve esserci uno che vince e deve esserci uno che perde. Seconda caratteristica fondamentale è la libertà: gli elettori possono scegliere in totale indipendenza e totale libertà le loro preferenze. Possono scegliere chi votare chi non votare, possono scegliere se votare o non votare. Attenzione qui, perché quando parliamo di libertà di voto pensiamo solo agli elettori, ma non vale solo per loro, vale anche per gli eletti. È anche per i partiti, per i candidati. Ogni partito infatti deve essere libero di condurre la propria campagna elettorale al riparo da minacce al riparo da limitazioni della propria libertà: deve avere la libertà di comunicare con i propri elettori e viceversa, gli elettori devono avere libertà di comunicare con i propri partiti, di andare ai loro comizi per esempio. Terza e ultima caratteristica è la rilevanza: che vuol dire? Vuol dire che i risultati delle elezioni devono avere un peso sul paese in questione, devono avere una conseguenza. Devono avere un peso nel senso che il Parlamento dopo le elezioni sarà diverso, il governo che sarà dopo dovrà essere differente da quello che c'era prima, quelle nuove elezioni e quindi quel nuovo colore politico che ha espresso il paese, porteranno a delle nuove politiche e così via. Ci devono essere conseguenze pratiche. Se anche una sola di queste tre caratteristiche viene meno, allora noi non possiamo parlare di elezioni democratiche. Può essere una non democraticità totale, quando mancano tutte e tre e può essere una non democraticità parziale, quando per esempio ne manca una sola di queste tre, comunque in entrambi i casi non stiamo parlando di elezioni democratiche.
Per farvi rendere conto bene di che cosa significa quando queste tre caratteristiche non ci sono, ora facciamo un esperimento: prendiamo le tre caratteristiche e analizziamo casi della storia in cui sono venute meno per farvi capire che cosa accade in caso. Prima era la competizione. Dov'è che possiamo vedere quando viene annullata? Ne abbiamo un esempio con il meccanismo della lista o del candidato unici, con le elezioni italiane del 1929 oppure del ‘34 sotto il fascismo, ma anche durante le elezioni dell'unione sovietica così come quelle anche della Germania nazista nel ’33. Quelle elezioni erano sotto un unico candidato o un'unica lista. Cosa vuol dire, che potendo votare soltanto il PNF partito nazionale fascista, quest’ultimo non correva matematicamente il rischio di perdere perché non c’erano altri partiti. Stando alle cose che abbiamo detto prima. Seconda caratteristica, la libertà. Quando manca è perché il regime interviene limitando sia la scelta se votare o meno, sia i contenuti del voto, esattamente quello che dicevo prima ma al contrario. Questo avviene attraverso vari strumenti: dall'uso della forza all'intimidazione psicologica.
Riguardo invece alla rilevanza, è limitata nel momento in cui vengono depotenziate le istituzioni che servono ad eleggere. L'esempio principale è il Parlamento: nel momento in cui un Parlamento di facciata esiste, ma non ha più i poteri che dovrebbe avere cioè nominare un governo, allora in quel caso significa che le elezioni non hanno più rilevanza. Perché il parlamento non è in grado di impedire al leader in questione di promulgare una legge o di prendere una decisione. Ce ne sono voluti di anni e di morti, di rivoluzioni, violenze per arrivare a una condizione in cui queste tre caratteristiche per noi oggi sono scontate. “Scontate” lo dico sempre con cautela perché poi nei fatti non lo sono mai, e non è scritto da nessuna parte che noi dovevamo nascere proprio in tempi in cui queste tre caratteristiche siano così scontate e regolate. Non diamolo per scontato mai. Visto che in queste due ultime puntate abbiamo trattato dei temi come dire un po’ più di nicchia, nella prossima puntata torniamo con un grande classico: parleremo del modello AGIL, cioè un modello costruito da un famoso sociologo, Talcott Parsons, su cui si può basare l'analisi di ogni società grande o piccola che sia, ma vedremo meglio nel prossimo episodio. Intanto vi ringrazio moltissimo di avermi ascoltato anche in questa puntata, spero vi sia piaciuta. Io sono Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono e questa: è sociologia Pop.