Le NON democrazie non sono tutte uguali
Analizza le dinamiche alla base dei regimi autoritari, totalitari, tradizionali e ibridi
13min
Analizza le dinamiche alla base dei regimi autoritari, totalitari, tradizionali e ibridi
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società bentornati a tutti ad un nuovo episodio 4books di Sociologia Pop, sempre Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono che parla. Allora, se io vi chiedessi: “quanti tipi di governo esistono?”, immagino che così su due piedi voi mi rispondiate: “regimi democratici e regimi non democratici, cioè autoritari”. Vi dico, è corretta come risposta ma semplificatoria. Infatti la politologia ci insegna che ci sono più tipi di regimi non democratici. Quelli democratici li conosciamo, ci viviamo ogni giorno ringraziando. Ma riguardo quelli non democratici quanto ne sappiamo? Anche perché sono passati di moda, anche se ultimamente si fanno sentire di più. Comunque, oggi ve li racconterò. I regimi politici che non rientrano nelle democrazie sono di 4 tipi. Ebbene sì: arriviamo a quattro. E sono i regimi autoritari, i regimi totalitari, e poi due casi un po’ più particolari: i regimi tradizionali e ibridi. Quattro in tutto. Direi di partire con il classicone cioè il regime totalitario. È il più noto dei quattro perché è anche quello più famoso anche mediaticamente e storicamente. Le caratteristiche fondamentali di un regime totalitario sono: punto numero uno, assenza totale di pluralismo, c'è un partito unico e c'è tutta una struttura gerarchica ben articolata che serve a controllare ogni aspetto della società politicizzare ogni aspetto della società, e questo è molto interessante perché contribuisce a sottomettere tutti gli altri aspetti della società che potrebbero dare problemi a questo partito unico. Per esempio la chiesa, l'esercito, la burocrazia statale e così via. Il partito unico è centrale, è determinante. Seconda caratteristica, tutta questa organizzazione ufficiale è originata da un ideologia di fondo, cioè una visione politica una visione sociale estremamente ideologizzata su cui tutto è definito. Il suo scopo è legittimare questo regime, mantenere Il partito unico al controllo di tutto questo regime. In altre parole far sì che il partito unico abbia la scusa del dire “io sto qui e faccio tutto questo per difendere e portare avanti questa ideologia”. I regimi totalitari sono estremamente ideologizzati su questo, sostanzialmente prendono un'idea politica e la portano avanti come se fosse una religione. Terza caratteristica dei regimi totalitari è la mobilitazione: la mobilitazione è altissima ed è sempre continua. Con “mobilitazione” che cosa si intende? Si intende dire dire il coinvolgimento della popolazione (coinvolgimento forzato ovviamente che poi a forza di propaganda messaggi, coercizione diventa quasi interiorizzato, viene quasi fatto il lavaggio del cervello), comunque il coinvolgimento della popolazione nell'ideologia che ho descritto nel punto precedente, cioè attraverso manifestazioni organizzate dal governo i sindacati controllati dal governo, marce organizzate dal governo e così via. Poi c'è anche un piccolo gruppo di persone o un leader direttamente che controlla tutta la società. Attenzione qui: i poteri di questa persona non sono prevedibili, perché sono talmente tanto alti e totali che potrebbero riguardare qualsiasi cosa. Il termine tecnico della politologia se ci vogliamo fare i fighi è assenza di prevedibilità. Cioè non c’è prevedibilità effettiva per ciò che riguarda il potere e ciò che è in grado o potrebbe essere in grado di fare il leader. Quali sono i due storici esempi di regimi totalitari che noi possiamo studiare, anche i più famosi? Sono la Germania nazista di Hitler e l'Unione Sovietica di Stalin. Sono gli esempi più chiari che si possano fare su questo. Partito unico al governo e da quello non si schioda, il partito Nazionale socialista dei lavoratori nel primo caso, il partito comunista nel secondo. L'ideologia è precisa, fondata su specifiche idee, valori, osceni in questo caso, ma presenti. La mobilitazione è presente e continua e così via. Vedetela così: oltre che politico è tutto anche molto psicologico dovremmo dire. Tutti questi aspetti del regime totalitario, a te cittadino che vivi nel regime totalitario, influiscono anche psicologicamente, in modo determinante. Capire bene quanto sia folle il regime totalitario ci aiuta a capire le caratteristiche del secondo tipo, quello autoritario. Il regime autoritario lo possiamo vedere come un totalitario depotenziato, oppure al contrario, il totalitario è un autoritario estremizzato, vedetela come volete. Mentre il totalitario ha un pluralismo ridotto allo zero, il regime autoritario ha un pluralismo politico limitato. Il partito che governa ha molti più poteri ovviamente della nostra sacrosanta divisione dei tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, però non è interessato a controllare ogni aspetto della società, è interessato a controllare i più importanti quelli particolarmente determinanti. Questo si ricollega anche al grado di mobilitazione che nei regimi totalitari era totale come vi ho detto, nel regime autoritario è nettamente più basso. Se c'è la mobilitazione è più bassa, ma in molti casi il regime autoritario può addirittura non essere interessato a coinvolgere la popolazione nelle attività politiche. Anzi spesso è anche impegnato anche a tenerla fuori. Finché la popolazione rimane fuori dalle attività politiche non interferisce, non è nemmeno coinvolta e non disturba, allora può accontentarsi l'autoritario. Tutto ciò si ricollega anche al fatto che non c'è una ideologia particolarmente fondante da difendere e da portare avanti, un’ideologia che definisce tutto quel sistema, non c'è un costrutto sociale estremizzato nella sua importanza quasi portato a religione come nel caso del regime totalitario, semplicemente non c'è. Quindi di conseguenza un regime autoritario non sente quel bisogno quell'ansia di dover massacrare psicologicamente la popolazione con messaggi che dipingono positivamente questa ideologia di fondo. Quelli che fanno mobilitare e partecipare alla popolazione e così via. Ovviamente si dire ovviamente che ci sia una base di mentalità su cui è fondato il regime, ma è molto più generica e più ambigua di un'ideologia specifica. Questa mentalità è fondata su valori tipo patria, nazione, ordine, gerarchia…. sono presenti sì, ma sono costrutti sociali più generici, meno netti tipo il nazismo oppure il comunismo che sono cose molto più specifiche, molto più nette. Nell'amore per la patria e per la nazione ci si possono riconoscere tantissimi tipi di regimi, il nazismo dall’altra parte è una sola cosa sola e basta per farvi un esempio. Riguardo invece alla prevedibilità, di cui avevamo parlato prima, il partito di un regime autoritario ha sicuramente più poteri rispetto a quelli a cui siamo abituati noi con la democrazia, così come ha poteri che sono definiti formalmente ma nei fatti sono più ampi di quelli definiti in teoria, però tutto sommato prevedibili. Sono ampi, però tutto sommato prevedibili. è raro che accada all'improvviso qualcosa tipo il leader si sveglia e decide che questo nuovo segmento di società deve stare sotto il suo controllo. Perché comunque c’è una burocrazia da consultare, c’è un’ assemblea di gerarchi che gli fa da contrappeso (per quanto non eletta dal popolo), deve consultarla comunque, gli tiene testa un minimo. Una specifica: non cadete nel tranello psicologico del vedere il regime autoritario come un qualcosa di tutto sommato accettabile solo perché l'esempio appena prima era più estremo. Il regime autoritario è 100% non democrazia. Gli altri due tipi di regimi non democratici sono più particolari. Il regime tradizionale è uno di questi due. Siccome si applica ad alcuni casi di regimi del Medio Oriente dell'Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti, perché rientrano in questo modello, ed è difficile classificarli seguendo i due modelli precedenti, spesso è chiamato regime “sultanistico”. Il regime tradizionale è un tipo di regime basato sul potere personale del sovrano. Questo potere è definito dal fatto che il sovrano si tiene stretto i suoi collaboratori, se li tiene stretti attraverso un rapporto fatto di ricompense e di paure.
In questi regimi qua ci possiamo ritrovare caratteristiche in parte nuove e in parte simili a quelle dei regimi autoritari/totalitari. Per esempio non c'è la classica struttura burocratica occidentale, però dall'altra parte le decisioni sono totalmente del sovrano e non sono limitate da norme particolari. Quest’ultima caratteristica li riavvicina un minimo ai regimi totalitari, ma il tempo di riavvicinarsi a questi ultimi, che ci si allontana di nuovo, perché al contempo nei regimi tradizionali non c'è un'ideologia fondante su cui tutto si basa. Non c'è un'ideologia che giustifica come nei totalitari. La situazione qui è particolare perché l'uso del potere, per quanto sia concentrato in una sola persona, non è fatto per la nazione, è più per uso privato. È esercitato in modi più particolari. Riguardo la mobilitazione qui è assente, il regime tradizionale non ha come priorità quella di mobilitare il popolo, le persone e farle partecipare alla vita politica. In modo non molto tecnico diciamo che è un potere che si fa più i “fatti suoi” tra virgolette. Punto fondamentale: ovviamente la religione qui fa da sfondo. Come ho detto prima non c'è una ideologia fondante però comunque tutto è retto socialmente e culturalmente sull'importanza della religione. Sono regimi dove l'importanza della religione è fondamentale, e in questo modello qui questa religione è quella islamica. Arriviamo al quarto e ultimo tipo di regime non democratico. Questo è il più particolare di tutti: il regime ibrido, anche detto di transizione, e ora vi spiego il perché. Allora dobbiamo partire da un presupposto: i regimi ibridi o di transizione sono dei regimi che non presentano le caratteristiche basilari di una democrazia altrimenti, non le avrei inseriti in questo episodio. Con “quei requisiti minimi di una democrazia” che intendo dire? Intendo dire: le libere elezioni, in cui c'è competizione reale e le elezioni sono corrette, il suffragio universale, fonti di informazioni che sono varie e sono libere e così via. Non hanno tutte quelle caratteristiche che devono avere per poter essere definiti democrazia. Il punto arriva qui: le hanno in parte, e questo li rende unici nel loro genere. Sono infatti i regimi che hanno acquisito alcune istituzioni, alcune caratteristiche tipiche della democrazia, ma non altro che quelle, e soprattutto non tutte quelle caratteristiche. Ecco perché sono ibridi come regimi. Se ve lo state chiedendo, sì, molto spesso sono regimi in aggiornamento. Questo spiega anche perché li chiamano regimi ibridi o di transizione. E possono essere regimi in transizione, quindi in aggiornamento, in tutti e due i sensi: sia democratici che stanno perdendo il loro livello di democraticità, e si stanno avvicinando a regimi non demografici, sia il senso opposto, cioè regimi non democratici (autoritari, totalitari) che gradualmente si stanno aprendo al pluralismo politico, alla presenza di più partiti, pian piano stanno acquisendo diverse fonti di informazioni che sono libere, oppure stanno allargando il suffragio universale e così via, ma lo stanno facendo gradualmente. Un esempio di caratteristica tipica dei regimi ibridi è quando, come abbiamo detto sono in quella via di mezzo, hanno un unico partito, però all'interno di quell'unico partito c'è una elezione più o meno vera tra diversi candidati di quel partito, che magari potrebbero dargli un inclinazione piuttosto che un'altra, qualora vinca uno o l'altro. Ecco questo è un tipo di situazione, si trovano a metà questi regimi. Ora, siccome siamo arrivati alla fine di questo episodio, vi dico questo: se siete arrivati fin qui senza pensare “questo è il paese in cui vivo io” allora sono felice per voi, perché significa che vivete, dovrei dire in una "democrazia"? Troppo facile! Dovrei dire in un regime “non autoritario”. Perché? Perché anche per la democrazia si può fare lo stesso discorso di oggi, cioè che non sono tutte uguali le democrazie e che ci sono più tipi. La volevate facile ma mi dispiace, non si vuole bene facile. Magari un giorno si potrebbe fare una puntata uguale ma per le democrazie chissà. Intanto anche questa pillola politologica è andata così. Grazie mille per avermi ascoltato. Nel prossimo episodio si torna a casa: si torna alla sociologia allo stato puro. Vi parlo di una delle più grandi correnti di pensiero della storia della sociologia: l’interazionismo simbolico. Una prospettiva che ti può mandare in crisi, perché si fa capire la relatività dei costrutti sociali intorno a te. Ma vi manderò in crisi al prossimo episodio, non in questo. Io sono Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono e questa è Sociologia Pop.