Lascia stare le teorie troppo astratte
Ma quanto è 'medio' il tuo raggio? Scopri l'arte di equilibrare teoria e pratica nella sociologia
8min
Ma quanto è 'medio' il tuo raggio? Scopri l'arte di equilibrare teoria e pratica nella sociologia
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Episodi di Sociologia Pop
Scienziati e scienziate della società, ben tornati ad un nuovo episodio 4books di Sociologia Pop, sempre Paolo Petrucci di Giovani Sociologi Crescono che parla. Nella scorsa puntata, dall’animo criminologico, abbiamo trattato di una delle prospettive sulla sociologia della devianza. In questa qui, ricacceremo fuori un classico, ma proprio un classicone: si torna nella sociologia generale. La teoria a medio raggio di Robert Merton, che a me piace tantissimo personalmente. Sapete perché adoro la teoria a medio raggio? Perché non è tanto una riflessione sociologica, quindi lo studio di un fenomeno sociale, ma una riflessione sul metodo sociologico, cioè il modo attraverso cui avviene lo studio di un fenomeno sociale.
Brevemente, che cos’è il metodo? È quel procedimento, quella serie di atti, con cui gli scienziati indagano la realtà. Il famoso teoria-ipotesi-ricerca-conclusioni. Che è il procedimento classico, riassunto in modo semplice. Anche la sociologia si ispira a questo procedimento, però, soprattutto nei primi 100 anni circa dalla sua nascita, la discussione sul metodo da utilizzare era sempre rimasta aperta. Perché era una scienza appena nata, quindi in via di definizione.
Fino a quel momento molti importanti sociologi avevano indagato la realtà con grandi teorie molto larghe, molto grandi. Anche pretenziose da un punto di vista intellettuale, tipo individuare le leggi fondamentali della società, cioè leggi che una volta individuate sarebbero potute essere applicate ad ogni società, anche le più differenti. Uno di questi sociologi è Talcott Parsons, che aveva proprio questa pretesa, la Grand Theory di Talcott Parsons. Tra l’altro come dico spesso, la sociologia è come il mondo della Marvel, ci sono collegamenti tra personaggi che non ti aspetteresti mai. E infatti, quest’ultimo sociologo che ho nominato, Parsons, è stato il maestro di Robert Merton, immaginate voi.
Quindi Merton è cresciuto, sociologicamente parlando, immerso in questo clima estremamente teorico e del suo maestro che non lo convince. Perché formula teorie enormi, ma poi non le va poi a verificare sul campo, con delle ricerche, con dei dati che siano quantitativi o qualitativi. Robert Merton arriva ad una conclusione: non si può andare avanti così. Perché così la sociologia rimarrà sempre troppo astratta e non arriverà a conclusioni. Serve una via di mezzo, serve un metodo che sia equilibrato tra la teoria, che rimane ovviamente importante, e la ricerca sul campo, la raccolta di dati, per vedere se quella teoria regge. Ed è qui che arriva il punto: la teoria a medio raggio. Già il nome ti fa capire, medio raggio, cioè in armonia, in equilibrio tra teoria e ricerca. E per fare questo Merton spiega che le teorie devono essere più stringenti. Servono teorie più specifiche che indagano singoli aspetti della società, non grandi pretese di analizzare tutta la società con una sola teoria. Quindi teorie con una serie limitata di presupposti da cui si possono fare ipotesi ed eventualmente verificarle, proprio perché sono più strette. Per andare ancora più al punto di riporto le parole scritte da Robert Merton in persona a riguardo: “al vertice del pensiero umano, alcuni sociologi stanno cercando una teoria unificata; un corpus generalizzato che spieghi cosa tiene unita alla società. Il mio amico Talcott Parsons sta facendo esattamente questo e sta compiendo, credo, utili progressi. Ma sarebbe decisamente prematuro incanalare la maggior parte delle nostre energie in quella direzione. Si tratterebbe la sociologia investendo tutto il suo tempo in teoria astratte e onnicomprensive. Il nostro compito maggiore è quello di elaborare teorie specifiche, applicabili a serie limitate di date di dati”.
Come al solito, esempio pratico: una storica teoria a medio raggio di Merton è la teoria della tensione, è stupenda io la adoro, perché indaga quali sono quelle situazioni che spingono il comportamento umano a deviare, cioè a disobbedire alle leggi o buttarsi nella criminalità. Notate com’è a medio raggio? Vedete quanto è più stringente? Indagare il comportamento umano ma nell’ambito della devianza e osservando quando è che devia. Non sarebbe mai stato il lavoro di uno come il suo maestro Parsons, che mirava alla Grand Theory, cioè indagare il comportamento umano di fondo, cioè in generale. Non il comportamento umano in uno specifico ambito.
Vi faccio una domanda: dopo che Merton se ne uscì con questa storia delle teorie a medio raggio, sicuramente saranno iniziati a sbucare lavori sociologici portati avanti secondo questa ottica. Sicuramente altri sociologi saranno stati influenzati dopo di lui. Ma prima? Cioè prima che Merton nominasse le teorie a medio raggio? Secondo voi lavori sociologi erano già stati condotti con questo metodo? Pensateci. Prima di rispondere, considerate che Merton ci ha lasciati 20 anni fa, non fa parte di quei sociologi della prima generazione nati tra ‘700 e ‘800: è nato nel 1910 ed è morto nel 2003. La riposta è si: anche prima di Merton e della sua formulazione erano già state utilizzate delle teorie a medio raggio, a detta del nostro sociologo. L’opera di Durkheim “il suicidio”, l’opera di Weber “l’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, sono tutti esempi di teorie a medio raggio utilizzate decenni prima. Infatti Merton mette le mani avanti, lo dice sin da subito che non ha la pretesa di inventare un nuovo metodo, lui gli semplicemente dato un nome, lo ha definito e ha invitato a usarlo maggiormente. Quelli che vi ho detto sono tutti esempi di sociologi, che prima di lui che hanno indagato un aspetto specifico della realtà proprio in questo modo. Perché si sono basati su un qualcosa di più preciso, non su una teoria larga, e quindi hanno potuto raccogliere dati a sostegno della loro teoria.
E questo è ciò che Robert K. Merton aveva da dirci. Mentre ci avviciniamo alla conclusione, vi lancio una riflessione. La sociologia è una scienza giovane, molto giovane, è una ragazzina. È nata poco tempo fa, intorno alla metà del 1800. Ha meno di 200 anni, che è poco rispetto a tante altre scienze. Se da un lato questo la rende più vulnerabile, in via di affermazione, ancora da conoscere, dall’altro lato questo la rende ancora più affascinante. Perché un sociologo che un secolo dopo la nascita della sociologia promuove un nuovo metodo, dicendoci che molti di quelli usati fino ad ora non vanno bene, è un qualcosa che può accadere solo ad una scienza nata un secolo fa. Rifletteteci, questo la rende incredibilmente più interessante.
Prima di salutarvi, vi dico questo: pochi minuti fa, quando vi ho fatto l’elenco delle teorie a medio raggio che secondo Merton erano già esistite, vi ho nominato la ricerca sul suicidio di Durkheim. È uno studio che condusse verso gli ultimi anni del 1800. Lo fece proprio sui suicidi e sul loro significato dal punto di vista sociale. Un argomento tosto per una ricerca, tosto quanto affascinante però. Nella prossima puntata vi racconterò di quello che è uno degli studi più storici della sociologia, e forse anche uno dei più inquietanti. Ma lo faremo nella prossima puntata. Come sempre vi ringrazio per avermi ascoltato e vi saluto, io sono Paolo Petrucci di giovani sociologi crescono e questa, è sociologia Pop.